Il grazie della comunità alle “signore delle mascherine”

Nella nota pastorale emessa dall’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli nel protrarsi dell’emergenza sanitaria da Covid 19, si esorta all’uso delle mascherine FFP2 negli ambienti dediti allo svolgimento delle attività religiose. Questo a significare quanto la Chiesa sia attenta e sensibile alla tutela della sicurezza della “persona”, garantita da questi strumenti che, al di là della loro tipologia e pur limitando un po’ l’identità personale (a volte fatichiamo a riconoscerci!), sono essenziali per la salvaguardia personale. Ma le mascherine, ora esposte in ogni dove, erano sempre a disposizione di chiunque lo desiderasse? Nella nostra parrocchia di San Lorenzo Isontino sicuramente no! Anzi, nei momenti difficili di inizio della pandemia, in cui alcuni nostri parrocchiani si erano ritrovati impossibilitati a procurarsele, giovarono molto le omelie di don Bruno Sandrin, volte a creare nei fedeli una forma mentis capace di smuovere l’indole di ognuno, sollecitandolo a un’attenzione concreta nei confronti della prossimità. Sulla stessa lunghezza d’onda il coinvolgimento personale della dottoressa di base Lucia Crapesi che, preoccupata delle necessità delle fasce più deboli e interessata a risolverle, maturò l’idea di rivolgersi all’Associazione Verde Speranza, da sempre attiva nel volontariato, per avviare una rete autogestita di persone dedite all’esecuzione di mascherine, allora irreperibili. L’impresa non era certo facile, bisognava creare dal nulla: era complicato inventarsi una forma consona e confacente alle richieste sanitarie in vigore. Risultavano introvabili il filo, gli elastici, la stoffa… dato anche il divieto di movimento al di fuori del proprio Comune, ma le componenti dell’Associazione e le volontarie che si erano offerte, non si persero d’animo e incominciarono a produrre nell’intimo delle proprie case, lavorando su interi rotoli di stoffa, ricercata per la  consistenza e adeguata all’uso, donata da una signora di Gradisca. Nacquero così delle vere fucine creative specializzate nei vari compiti di esecuzione delle mascherine: ritaglio, cucitura, assemblamento dei componenenti, etichettatura, impacchettatura e, infine, consegna a domicilio dei prodotti finiti. La riuscita andò al di là di ogni aspettativa! Ben presto le persone impossibilitate per diversi motivi ebbero la loro “razione” di mascherine, cucite indifferentemente a mano o con la macchina, ma sicuramente realizzate con infinita pazienza, dispendio di tempo e di fatica encomiabili. Queste “signore delle mascherine”, dicitura con cui affettuosamente si definivano, hanno tanti nomi che, un Consigliere pastorale nonchè membro di Verde Speranza con il polso della loro pronta disponibilità e rapida capacità operativa, ritiene doveroso far conoscere a tutta la Comunità, anche se a distanza di tempo, perchè il bene profuso non va mai in “prescrizione”. Attraverso le pagine di Voce Isontina, settimanale che don Bruno ha valorizzato nella giornata dedicata e che illustra la ricchezza di iniziative di gruppi e persone singole nella nostra Diocesi, ne facciamo un elenco: Romana, Ester, Grazia, Nicoletta, Ave, Fedora, Donatella, Silvana, Natasha, Rosalba, Franca, Marina, Natalina, Simonetta, Annamaria, Sara, Patrizia, Alberta, Eliana, Maria Pia. Ognuna di loro vi si riconoscerà e sarà gratificata “oggi”, di quanto fatto “ieri”, in piena sintonia con un clima presinodale che esorta ad un percorso attento alle necessità dei “compagni di viaggio”, in un’ottica di predisposizione al bene e di un’abnegazione senza limiti che caratterizzano ogni atto di gratuità.