“Il Vangelo ci invita a vivere di più la fraternità”

Lo scorso ottobre l’Unità pastorale di Cormons ha accolto don Joseph N’Zi, presbitero della Chiesa diocesana di Yamoussoukro in Costa d’Avorio, che svolgerà il suo servizio ministeriale per un triennio nell’arcidiocesi di Gorizia.Don Joseph è venuto ad abitare nella diocesi di Gorizia per frequentare il biennio per la Licenza in Liturgia pastorale all’Istituto “Santa Giustina” di Padova. La Redazione Web&Voce ha voluto intervistare don N’Zi per chiedergli una verifica dei primi mesi di servizio nella Collaborazione pastorale.

Don Joseph come sta vivendo il suo ministero sacerdotale nell’Unità pastorale cormonese?Sono felice di essere in questa Unità pastorale, perché la Chiesa di Cormons è parte della Chiesa universale che amo: non è quindi importante la comunità in cui sei chiamato a servire, perché è una parte della Chiesa universale.Svolgendo il mio ministero in un ambiente diverso da quello in cui sono nato, e ho vissuto, devo indossare gli occhiali e la veste dell’umiltà: solo in questo modo riuscirò a comprendere la cultura, la tradizione, gli usi e i costumi della comunità che mi ha accolto. Con questo stile e con molta gioia cerco di aiutare ad edificare la Chiesa di Cormons.

Provenendo da un’altra Diocesi e da altre comunità parrocchiali come vede l’Unità pastorale di Cormons? Quali ricchezze/punti di forza e quali limiti/punti di debolezza ha trovato nell’Unità pastorale cormonese?È difficile per me riuscire a analizzare i punti di forza e di debolezza presenti nell’Unità pastorale cormonese, perché da ottobre ad oggi purtroppo continua l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e i provvedimenti legislativi in vigore per ridurre le infezioni hanno, purtroppo, quasi paralizzato la vita delle comunità.Non ho quindi potuto vivere pienamente la vita comunitaria dell’Unità pastorale.Con mia gioia ho potuto constatare che molte persone delle comunità della Collaborazione pastorale hanno il desiderio di mantenere le abitudini religiose nonostante il rischio di essere infettate dal virus.Queste persone stanno testimoniando concretamente il loro attaccamento alla fede cristiana.

La relazione di amicizia tra la Chiesa ivoriana e l’Arcidiocesi di Gorizia dura da più di 40 anni. Da questo legame la nostra Diocesi cosa dovrebbe imparare dalla Chiesa sorella della Costa d’Avorio? E cosa la Chiesa ivoriana dovrebbe imparare da quella goriziana?Premesso che ho conosciuto solo le comunità dell’Unità pastorale di Cormons e non le altre comunità cristiane presenti nella Chiesa diocesana di Gorizia.Posso però evidenziare che l’Arcidiocesi di Gorizia è molto bene organizzata rispetto alla Diocesi di Yamoussoukro e quindi noi possiamo impegnarci a migliorare la nostra organizzazione imparando da voi. Le comunità cristiane della Diocesi di Gorizia potrebbero imparare dalle comunità cristiane ivoriane lo spirito di famiglia, il calore umano e il senso di comunità.Questo stile fondato sulla fraternità e la condivisione era presente nelle prime comunità cristiane, come descrive Luca negli Atti degli Apostoli che a mio parere si è un po’ perso in Europa.Sono consapevole che la cultura e le abitudini sociali presenti in Europa condizionano molto lo stile delle comunità presenti nel Vecchio Continente, ma l’insegnamento di Gesù nei Vangeli dovrebbe spingere ad osare di più la fraternità e la condivisione all’interno delle vostre comunità cristiane.