Gradisca: sentirsi migranti, farsi accoglienti

Graziati da un tempo estivo, una bella e ricca partecipazione ha fatto da cornice alla festa dei popoli coincidente con la solennità della Santissima Trinità che secondo una felice espressione di don Tonino Bello è l’icona della convivialità delle differenze. «Siamo tutti migranti». Con questa espressione del papa santo Giovanni Paolo II, citata dal parroco di Gradisca don Maurizio Qualizza nell’indirizzo di saluto all’arcivescovo, possiamo dire è stato dato il là all’evento organizzato nello scorso fine settimana dalla Caritas diocesana e Migrantes nel centro parrocchiale di San Valeriano, in quest’ultimo mese vero centro di eventi per l’Unità Pastorale.Essere migranti, sentirsi migranti è un modo di concepirsi aperti e accoglienti, un’apertura che si allarga a tutti, perché anche nell’uomo che emigra si rivela l’appartenenza all’unica famiglia umana. Significativa l’omelia pronunciata dall’arcivescovo monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli partito dall’immagine di una volto, l’umanità, il creato che l’uomo purtroppo fin dall’inizio ha cercato di deturpare, rovinare, cancellare ma senza riuscirvi del tutto. Le letture e le preghiere della Messa sono risuonate in diverse lingue come pure i canti dando un tocco di internazionalità al momento liturgico. Poi negli spazi esterni della parrocchia è seguita la festa che aveva visto già un primo anticipo nella vigilia.Giochi, canti, danze, il pranzo comune con le cucine delle diverse nazionalità hanno creato un clima unico, ben condotto ad un certo punto dal direttore della Carita diocesana, don Paolo Zuttion, e poi dal direttore di Migrantes, don Valter Milocco. Si è però notata una certa difficoltà, pur avendo fatto una grande opera di sensibilizzazione, a coinvolgere la comunità locale, segno che quel sogno di don Tonino Bello, della “convivialità delle differenze” rimane l’utopia cristiana, utopia che fu anche di Gesù e che neppure lui riuscì a realizzare pienamente nella sua esperienza umana.