20 anni di servizio diaconale

Il diacono Renato Nucera ha festeggiato i suoi primi 20 anni dall’ordinazione. Durante la Celebrazione Eucaristica di domenica 20 novembre, Solennità di Cristo Re, Renato assieme alla comunità cristiana di Cormòns hanno ringraziato il Signore per il dono del servizio diaconale.Nel suo ringraziamento al termine della Celebrazione Renato ha ricordato come ogni anno nella domenica di Cristo Re lui si è impegnato a fare memoria della sua ordinazione per rinnovare il suo impegno a servizio di Dio e della Chiesa. Renato ha ricordato nel giorno della sua ordinazione al momento dell’incensazione del crocefisso ha chiesto: “Signore cosa vuoi da me?”, perché, ha spiegato, ogni uomo ha paura quando a chiamarlo è uno strano Re il cui trono è un patibolo usato dall’Impero Romano per una morte infame.

Renato mi puoi parlare della tua vocazione diaconale?Il mio percorso vocazionale è stato molto lungo. Le vicissitudini della vita mi hanno portato ad un affinamento della mia spiritualità che mi ha reso disponibile prima ad entrare nel mondo della comunità cristiana cormonese e poi ad incontrare una umanità sofferente nella comunità incontro di don Gelmini che accoglieva persone che vivano l’esperienza della tossicodipendenza. In quegli anni infatti vicino al convento dei frati minori a Cormòns è stata fondata una comunità incontro di don Pierino Gelmini. Successivamente l’incontro con i miei mastri spirituali don Tonino Bello e Carlo Carretto mi hanno fatto riflettere sul mio ruolo nella comunità cristiana: se continuare a delegare ad altri o impegnarmi in prima persona, ad esempio nell’educazione religiosa dei figli. Ho iniziato quindi un servizio di catechista in parrocchia e ad impegnarmi in molti ambiti e associazioni sia parrocchiali che impegnate nel sociale. In un colloquio con don Maurizio Qualizza lui mi ha posto la domanda “perché non diventi diacono?” È iniziato un percorso di discernimento in cui mi sono confrontato con Daniela, mia moglie, i miei figli, Davide e Matteo, e vari sacerdoti della diocesi. Importante è stato il ruolo della mia famiglia. Io sono l’espressione della mia famiglia, di mia moglie e dei miei figli che sono stati vicino a me e mi hanno sostenuto, anche quando ho lasciato l’amata Cormòns per andare a vivere a Gradisca.In questo percorso ho capito che la diaconia non è un titolo, ma è un modo di essere che consiste nel mettersi a servizio prima della famiglia e poi della comunità cristiana, ovvero la famiglia allargata come dice Papa Francesco. Proprio nel giorno della mia ordinazione diaconale ho sentito l’abbraccio della mia famiglia allargata, la parrocchia di Cormòns. Essere diacono non è più né meno di essere battezzato, ma vuol dire soltanto aver ufficializzato la propria scelta a servizio del Signore e della Chiesa.

Puoi fare un bilancio del tuo servizio diaconale?Un momento importante del mio servizio è stata la scelta di lasciare Cormòns per svolgere il mio ministero a San Valeriano. Quel giorno che sono stato accolto nella comunità cristiana di San Valeriano ho sentito come se mi si strappasse il cuore. L’affetto che i cormonesi mi hanno dimostrato quel giorno accompagnandomi non è descrivibile. Nella mia esperienza nella comunità cristiana di San Valeriano ho potuto vivere appieno il mio servizio nella comunità (benedizione delle case, visita agli ammalati, ho accompagnato le famiglie al Battesimo dei loro figli, le coppie dei giovani al matrimonio e parrocchiani nell’ultimo viaggio alla Casa del Padre). Il mio impegno nella Caritas parrocchiale gradiscana per me era un’esigenza imprescindibile del mio essere diacono.La comunità di Gradisca io l’ho amata e mi ha amato. Come ho amato e sono stato amato dalle comunità di Sagrado, di Poggio Terza Armata e di San Martino a cui il Vescovo Dino mi ha mandato successivamente a svolgere il mio servizio diaconale.Perché l’ho fatto? L’ho fatto per il Signore, ma facendo questo ho trovato la felicità, il paradiso in terra. La via del servizio e dell’amore è l’unica strada che porta alla felicità già in questo mondo.

Quali sono i sogni e i progetti per il futuro?Nel futuro non ho progetti. Mi piacerebbe ancora servire Dio e la Chiesa. Quando ero giovane non avrei mai pensato di diventare diacono. Quando sono stato ordinato non avrei mai pensato di spostarmi in un’altra comunità e così quando ero a San Valeriano non avrei mai pensato di iniziare un servizio alla Caritas diocesana e di nuovo nella comunità di Cormòns.a cura di Adalberto Chimera