S.o.g.it Grado: da 32 anni servizio costante sul territorio

Il mondo del volontariato – lo stiamo vedendo anche in questi giorni di emergenza – rappresenta ancora uno dei “motori” della società.Tante le associazioni, anche sul territorio diocesano, che si occupano dei più svariati campi: quello culturale, quello artistico, ancora quello naturalistico e il mondo animale, senza dimenticare il campo sanitario.Proprio in questo settore opera la S.o.g.it – Soccorso ordine di San Giovanni Italia, che conta una delle sue sezioni anche a Grado.Abbiamo incontrato il presidente della sezione, Alessandro Marchesan, parlando con lui non solo dei servizi messi in campo dall’associazione sul territorio ma anche del valore e del contributo importantissimo che ancora oggi viene dato dal volontariato.

Signor Marchesan, quella della S.o.g.it a Grado è una presenza ormai di lunga data, insediata in un momento molto particolare per l’isola…La storia della Sogit è lunga, ha i suoi albori addirittura nel 1099, anno in cui i Giovanniti, Cavalieri di San Giovanni, aprirono il loro primo ospedale a Gerusalemme per i crociati. La storia della Sogit di Grado è invece, ovviamente, più recente: ha fatto la sua comparsa nel 1989.All’epoca c’erano forti discussioni perché si stava procedendo alla chiusura dell’ospedale dell’isola: per salvare almeno il Pronto Soccorso, un gruppo di gradesi si è rivolto alla S.o.g.it Sezione di Trieste, che ha messo a disposizione sulle 24 ore un’ambulanza con personale sanitario per svolgere le funzioni di soccorso.La Sezione di Grado è nata l’anno successivo, per la precisione il 12 giugno 1990, affiancando la Sezione di Trieste e acquisendo volontari sul territorio, per poterli impiegare nei servizi di emergenza che venivano svolti.Oggi purtroppo al Distretto abbiamo a disposizione solo qualche ambulatorio specialistico e un ambulatorio medicalizzato – che sostituisce il Pronto Soccorso – dove non è strettamente necessaria la presenza del medico, infatti durante le ore diurne, dalle 8 alle 20, nel caso in cui ci sia un’emergenza da affrontare con l’ambulanza, il medico esce e nell’ambulatorio rimane solamente l’infermiere professionale.Il servizio medico è stato ridimensionato in maniera importantissima, a Grado avevamo la sala operatoria, nascevano i bambini, c’erano i reparti di medicina, di chirurgia.Seppur piccolo, l’ospedale era molto sfruttato sia dai gradesi che da tutto l’hinterland.Dal punto di vista prettamente sanitario la chiusura dell’ospedale è stata rilevante e soprattutto per il periodo estivo è stata una grossa perdita.

Dal momento del vostro insediamento a Grado com’è stata poi ampliata la vostra operatività e quali sono i vostri campi di intervento?Come accennavo, la Sezione locale è sorta per affiancare quella di Trieste nella ricerca di operatori sanitari che potessero salire sulle ambulanze.Sono stati fatti dei corsi di Primo Soccorso, aperti a tutta la popolazione, che hanno visto una grossa partecipazione; grazie a questo tante persone si sono appassionate e hanno continuato prestando la loro opera nell’associazione.Siamo così riusciti ad ampliare il nostro “parco risorse umane” e proseguire prestando molti servizi che, oltre all’assistenza in primo soccorso riguardano anche i trasporti sanitari comunemente chiamati “secondari”, ossia trasporti di persone per visite specialistiche nei vari ospedali della Regione.Un po’ alla volta, acquistando dei mezzi dedicati – e non lo nascondiamo, anche con grossi sacrifici -, la S.o.g.it è riuscita a fornire con continuità questo servizio alla popolazione gradese.

Com’è strutturata oggi l’associazione?Per quanto riguarda il servizio di emergenza, ci affidiamo a professionisti, assunti a contratto o detentori di partita IVA. Abbiamo sempre del personale fisso, che ci garantisce di poter svolgere servizio tutto l’anno sulle 24 ore giornaliere.Contiamo circa 25 persone, dedicate solo ed esclusivamente al servizio di emergenza – quello primario e che dobbiamo garantire -.Per quanto riguarda invece il servizio di trasporti sanitari secondari, ovviamente la situazione è diversa.Grazie al cielo ci sono ancora i volontari, che non finiremo mai di ringraziare, i quali ci danno la possibilità di poter effettuare i viaggi e dare alla popolazione gradese un servizio molto importante di trasporto per e dai nosocomi.I volontari sono difficili da quantificare: Grado è una città a carattere turistico, di conseguenza molte persone, solitamente da aprile a ottobre, sono impegnate nella stagione estiva, pertanto possiamo contare su 3 dipendenti per i trasporti secondari, che garantiscono una continuità di servizio, poi a rotazione possiamo contare su circa altre 15 persone, non sempre disponibili perché appunto volontarie.In ogni caso, anche sul campo del trasporto secondario contiamo una 20 di persone grazie alle quali possiamo garantire un prezioso servizio, soprattutto per quelle persone che non hanno mezzi o non hanno la possibilità di trovare un passaggio.

Al Distretto com’è organizzata la vostra presenza?Abbiamo equipaggi di 3 persone: autisti soccorritori e infermiere e nelle 24 ore si alternano 2 equipaggi.Accanto a questi forniamo il personale per l’ambulatorio medicalizzato, ossia il personale infermieristico. Anche qui nell’arco delle 24 ore si alternano 2 o 3 persone in estate, mentre in inverno il servizio viene ridotto e la nostra presenza è garantita dal lunedì al venerdì, dalle 14 alle 20, sabato e domenica sulle 12 ore.

La S.o.g.it non è attiva solo dal punto di vista sanitario ma si occupa anche di diverse iniziative benefiche. Quali sono quelle più sentite?Esatto, siamo molto attivi anche dal punto di vista delle manifestazioni a carattere benefico, che ci permettono di raccogliere fondi per poter aiutare associazioni e persone che si trovano in difficoltà.Una delle manifestazioni che ci dà maggiori soddisfazioni, anche grazie a chi vi prende parte, è il “Motoraduno della Solidarietà” che solitamente si svolge il 1° maggio: dopo due anni di stop a causa della pandemia, speriamo quest’anno di poterlo riproporre. Nell’ultima edizione, prima della pandemia, siamo riusciti a raccogliere per l’Associazione DinAmici di Monfalcone in un’unica giornata 13.000 euro.Un altro esempio è il “Babbo Natale in batela” (la classica imbarcazione da laguna usata qui a Grado), occasione che sfruttiamo anche per portare i regali a tutti quei bambini i cui genitori si sono rivolti a noi per far arrivare “Babbo Natale” nella loro casa.Oltre a ciò, in quell’occasione portiamo anche generi alimentari e qualche gioco ad alcune famiglie che ci vengono segnalate, al fine di far trascorrere anche a loro un felice Natale.

Poco fa accennava ad alcuni “stop” portati dalla pandemia.A tal proposito, come sono stati questi ultimi due anni per la vostra associazione?Ci hanno visto molto attivi soprattutto per quanto riguarda il servizio di emergenza, che nel 2020 e parte del 2021 ci ha visto impegnatissimi, con tanti pazienti purtroppo colpiti da Covid.La nostra attività di trasporto secondario invece è stata più limitata.Li definirei due anni in chiaroscuro, anche dal punto di vista economico ne abbiamo risentito.Se nei prossimi mesi riprenderemo a fare quello che facevamo prima, ci piacerebbe riprendere il “Motoraduno della Solidarietà”, con la speranza di poter ritornare ad aiutare il prossimo in modo concreto.Il nostro unico pensiero e speranza è di poter tornare a fare tutto come facevamo prima.

Come accennava prima, una buona parte del vostro servizio si basa sul volontariato.Com’è l’andamento, ci sono adesioni? Com’è il rapporto con i giovani?Purtroppo la presenza dei giovani è latitante, negli anni è venuta a mancare.Oggi purtroppo per i giovani, per quanto riguarda la solidarietà e l’esprimersi nei confronti degli altri senza nessun riconoscimento, è dura, perché i valori sono cambiati – molte volte mi sono sentito dire che “neanche il cane muove la coda per niente” -.Questa purtroppo è una filosofia che si sta instaurando e i risultati si vedono sul nostro lavoro, dove notiamo la mancanza di giovani che vogliono dedicarsi al prossimo, pur sapendo che non viene richiesto un sacrificio h24 ma solo di qualche ora la settimana.C’è timore anche pensando ad un ricambio generazionale: noi abbiamo la fortuna di poter contare su dei “pensionati giovanili”, persone ancora in gamba anche dal punto di vista fisico, pertanto riusciamo a far fronte alle richieste, ma non abbiamo giovani che vogliano crescere nell’associazione.Certo, hanno i loro problemi e preoccupazioni, vogliono formarsi una famiglia, vogliono trovare un lavoro stabile e questa, giustamente, è la prima preoccupazione.Il volontariato è diventato un “optional” che non tutti si sentono di affrontare.

La bacchetta magica non la possiede nessuno, ma cosa pensa possa essere utile per far avvicinare i ragazzi al mondo del volontariato?Dovremo forse cambiare anche noi mentalità: il volontariato rappresenta ancora una fetta importante della popolazione ma dovremmo forse “resettarci” un po’ tutti e diventare più civici, con un’educazione e una mentalità che ci permetta di capire che determinate cose vanno fatte, il perché vadano fatte, le regole da rispettare…Mentre le nostre generazioni erano diciamo più “inquadrate” (forse anche troppo a volte), al giorno d’oggi questi ragionamenti spesso mancano, ci si sente più liberi di fare quello che si vuole.Bisogna un po’ recuperare, riscoprire, l’essere civico, l’essere in società.