Rita Gratton: la maestra

Rita Gratton (1945 – 2022) era la mia maestra.L’aggettivo possessivo è quanto mai significativo per quello che ha rappresentato per me e per diversi alunni della scuola elementare di Ruda, a conferma che ognuno di noi ha preso e conservato un po’ di quanto la maestra Rita ci ha donato nei suoi anni di insegnamento. E in questi giorni, in cui l’abbiamo salutata, sono tornati a galla i ricordi di bambina, liberi da sovrastrutture che l’età forse costruisce.Ho vissuto con la maestra Rita l’esperienza della “maestra unica”: dalle 8 alle 13 quotidianamente, per cinque anni, mi ha accolto in classe. Le davo del “lei” allora. La maestra Rita si faceva sentire. Fisicamente agile e scattante, richiamava con la sua voce calda, da fumatrice nei miei ricordi, l’attenzione di chiunque. Non l’ho mai sentita urlare o sbraitare: era sufficiente che alzasse di poco il tono della sua voce. I suoi occhi poi, parlavano: irrequieti e curiosi, intensi. Gli sguardi che riservava per richiamare l’attenzione, per corregge, per approvare sono impressi nella memoria. Rigorosa e chiara durante le lezioni, pretendeva il massimo impegno in ogni attività. Contribuì a formarci un sano spirito competitivo, che alimentava con gare di grammatica, di geografia e di storia ed anche con quelle sportive. Ricordo quando chiamava noi bambine a sfidare i maschi della classe e con quanto orgoglio seguiva i relativi successi. La maestra Rita non ha mai celato la smisurata fiducia nelle capacità intellettuali, sportive, culturali delle bambine di allora. Appassionata di sport, era una delle poche donne che cinquant’anni fa seguiva con passione e soprattutto con competenza il calcio e la sua Fiorentina.  Ha sempre preteso dai suoi alunni una conoscenza accurata anche del mondo sociale e politico-istituzionale del tempo: ricordo che almeno due volte l’anno ci spiegava l’organizzazione ed il funzionamento dello Stato. Era imprescindibile che le sciorinassimo i nomi dei presidenti di Camera e Senato, del Presidente del Consiglio e ovviamente del Capo dello Stato. Ho memoria della sua angosciante tristezza la mattina in cui rapirono Aldo Moro. Ce lo comunicò non appena entrata in classe: non si dava pace. Compresi diversi anni più tardi che il rapimento ed il successivo assassinio di Moro rappresentarono anche per lei l’interruzione di un progetto politico che condivideva.La maestra Rita esigeva poi che i suoi alunni fossero in grado di esprimersi in un italiano corretto e comprensibile. In quarta elementare ci costrinse per un intero anno scolastico a scrivere quotidianamente 10 righe a piacere, in cui raccontare qualcosa di noi. Li lesse questi diari a turno e mensilmente. Ricordo la sua grafia corposa e chiara, i suoi commenti sempre ricchi e propositivi. Ho sempre immaginato che ci fosse anche lei negli incisivi articoli giornalistici di Erminio, suo marito: una sinergica collaborazione, mente, cuore e penna.Sempre diretta ed esplicita nel comunicare il suo pensiero, la maestra Rita non te le mandava a dire. Misurata nei gesti d’affetto, per nulla sdolcinata, l’ho vista sciogliersi invece nei confronti dei miei figli e di quelli dei suoi alunni.Ha seguito il cammino scolastico e personale dei suoi allievi, condividendo successi ed inciampi, intervenendo con discrezione e tatto. La maestra Rita ha lavorato intensamente anche in parrocchia e nel sociale: era il punto nevralgico ed organizzativo, la “mente pensante” di svariate attività. Ricordo in particolare, negli anni Ottanta, con quale risolutezza richiedesse annualmente la presenza di don Giorgio Giordani, teologo che ha sempre stimato. Con lei mi confrontavo in diversi ambiti ed è stato difficile passare al “tu”. Non per mancanza di affetto o spontaneità ma semplicemente e “solamente” perché è stata la mia maestra, colei che dopo i genitori che lo debbono fare perché sono mamma e papà, ha avuto a cuore la mia formazione, la mia crescita lasciandone impronta e traccia.Buon viaggio maestra Rita.