Riproposte le “Storie di preti Isontini internati nel 1915”

Venerdì 17 febbraio, ad Aiello, nella sala civica, alle 20.30, sarà presentato il libro di Camillo Medeot: “Storie di preti Isontini internati nel 1915”, ristampato dal Centro Studi “Sen. Antonio Rizzatti” e dalla rivista “Nuova Iniziativa Isontina”. La manifestazione è promossa dalla Associazione Culturale “tra storia e memoria” di Aiello.Si tratta di una ristampa anastatica, sicché rimane l’impronta originale fin nella struttura del volume.Credo di aver conosciuto bene Camillo Medeot: scriveva con il cuore in mano e con la coscienza vigile nel non farsi trasportare da passioni personali. Oltre a una straordinaria onestà intellettuale, maneggiava intimamente la materia di cui scriveva. Aveva vissuto da profugo la prima guerra mondiale; aveva visto il mutare dei tempi e la damnatio memoriae (cancellazione senza appello) di tutto il periodo in cui la Contea di Gorizia e Gradisca aveva provato un esperimento di Europa all’interno dell’Impero Austroungarico. E poi era sempre stato impegnato all’interno del mondo cattolico; non poteva neppure essere accusato di nostalgie, visto che era italiano fin nella midolla.Prima pubblicò lo studio a puntate, sulla prestigiosa rivista goriziana “Iniziativa Isontina”, poi uscì il volume a sé, con la prefazione dell’arcivescovo Pietro Cocolin.Il libro narra le sofferenze dei sacerdoti internati dagli Italiani al loro arrivo nella Contea di Gorizia e Gradisca nella I^ guerra mondiale. Tra essi, ci furono il parroco di Aiello, don Giuseppe Calligaris, l’amministratore parrocchiale di Joannis, don Ernesto Scremin (morto in esilio a Viareggio), l’ex parroco di Aiello, don Carlo Stacul e i sacerdoti aiellesi don Mesrob Juastulin, don Nicodemo Plet e don Sisto Avian. All’atto dell’arresto, particolarmente infamanti furono i trattamenti riservati a don Justulin, don Plet e don Stacul. Tra gli internati ci furono anche dei laici, fra i quali Lorenzo Tosorat, personaggio di spicco del movimento cattolico nella Bassa Friulana.Scriveva l’arcivescovo mons. Pietro Cocolin dei sacerdoti: “… Con fermezza dimostrarono di essere disposti a tutto, alla diffidenza, all’esilio, all’impossibilità di difendersi [furono internati senza processo] ed alla durezza della prigioni…”. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui è stato fatto maggio di una copia, ha scritto, ringraziando, che “… è giusto ricordare questa pagina…”.Il libro, pubblicato nel 1969, quand’erano ancora in vita autorevoli testimoni diretti quali mons. Francesco Spessot, pre Tite Falzari e mons. Rudolf Klinec, è ancora largamente sconosciuto oltre i confini della diocesi di Gorizia.