Quel gesto che segnò la vita di Egidio Bullesi

Commemorazione del venerabile Egidio a Barbana spostata (causa le restrizioni vigenti fino ad aprile) a mercoledì 6 ottobre. La data scelta dal Comitato è quella del centenario della consacrazione al Sacratissimo Cuore di Gesù della famiglia dei Bullesi che tutta aderì in quel giorno alla proposta della sorella Maria, desiderosa di un recupero in famiglia della fede professata con continuità e convinzione: “Dopo la fine della [prima] guerra, a casa piuttosto poco si parlava di religione o di pratica religiosa. Qualche volta si andava a messa, tante volte no. C’era veramente tanta indifferenza in quell’epoca”, così Maria avrà a confidare. Ma la riscossa avvenne e, quasi incredibilmente, anche papà Francesco vinse un’iniziale resistenza e provvide a confessarsi lui pure, come tutti. La mattina del 6 ottobre 1921 i dieci Bullesi erano allineati alla balaustra della chiesa dei SS. Cuori di Pola per la comunione, che fu la prima per i tre figli più piccoli, fra i quali il futuro don Oliviero. Celebrò il gesuita padre Cenere per quella famiglia che si approssimava nel pomeriggio, nella loro casetta, a essere la prima della città a consacrarsi al Cuore di Gesù: “Come sorrideva il bel quadro del S. Cuore circondato di candele e di fiori … anime che ritornavano al Cuore divino nella gioia di una rinnovazione tutta d’amore”. L’atto espresse un messaggio di fede familiare bellissimo, attuale perché diede stabile coerenza alla vita cristiana dei Bullesi fino a farne un “giardino di anime di elezione” (non solo Egidio, anche Maria tale fu; e poi ricordiamo i tre esemplari fratelli sacerdoti).  Egidio, in particolare, rimase sempre profondamente consapevole del gesto compiuto quel giorno di cent’anni. L’offerta della vita – di “preghiere,azioni, gioie, dolori, speranze, sofferenze” – lo accompagnò sino alla fine ed egli la ripeté pure negli ultimi giorni, e nell’ora dell’agonia più volte si riconsacrò all’amore del suo Gesù. Ricoverato all’ospedale, fece sapere che giornalmente si consacrava al Sacro Cuore in favore dei suoi piccoli amici aspiranti di A.C. “Quando stavo bene – confidò all’ultima confessione ascoltata dallo stesso padre Cenere – ho fatto il possibile per giovare ai miei compagni, indirizzandoli per la buona via. Ora che sento le mie sofferenze, mi pare che meglio potrò aiutarli offrendole per loro al S. Cuore di Gesù”. “Tutto a Te mi dono, o Dio”, furono tra le sue ultime parole, mentre a Muggia si teneva con successo la “Settimana di Dio”, per la cui riuscita un altro gesuita, il padre Peruffo, gli aveva chiesto per lettera di offrire la sua oblazione (i patimenti!). La vita di Egidio è stata dunque un dono. Ed è un grande esempio, che soprattutto l’Apostolato della Preghiera, la rete mondiale di preghiera del papa, promossa dai Gesuiti, vuole raccogliere in questo centenario. ùRappresentanze di esso dalle diocesi del Triveneto, sebbene ridotte causa il tempo ancora di pandemia, saranno all’isola di Barbana mercoledì 6 con battello in partenza da Grado alle ore 9.30. Tutti possono partecipare alla rievocazione con l’onore all’urna del venerabile. Seguirà la messa in santuario celebrata dal promotore triveneto dell’AdP mons. Tamiozzo. Dopo il pranzo, Ora Santa con recita del Rosario nella vigilia della festa della B.V. del Rosario (450 anni da Lepanto) guidata da don Rosario Gozzo, parroco di Ramuscello di Sesto al Reghena ove ora riposano i genitori e fratelli di Egidio. Uniti all’AdP saranno ovviamente il Comitato promotore del ven. Egidio, l’Ordine Francescano Secolare e i marinai in congedo.