Perdon: sciolto il voto dalla comunità di Grado

Il voto è sciolto. Per il Perdon numero 782 la comunità gradese può dire di aver ’combattuto la buona battaglia’, parafrasando San Paolo, e, fronteggiando avversità burocratiche, basse maree e fanghi di varia natura, abbia potuto portare a termine una tradizione antichissima quanto la fede e la devozione popolare nei confronti dell’Isola Bella che, dalla laguna, guarda benigna il mare, i colli e la pianura. Una cerimonia che ha richiamato a Grado non solo tanti fedeli ma anche interessato i numerosi turisti, già presenti in buon numero negli alberghi gradesi. Momenti di alta spiritualità iniziati già con il Triduo in preparazione e culminata dapprima con il Sabo Grando e l’elevazione spirituale mariana, quindi con la domenica del Perdon vera e propria. Prima domenica di luglio rinfrescata, va detto, da un fronte temporalesco che ha raggiunto laguna e Isola nella prima serata di sabato e che ha reso la preparazione mattutina meno faticosa. Pochi sanno, infatti, che la Festa, seguita dai più alla partenza e all’arrivo del corteo di pescherecci in Porto Mandracchio a Grado, inizia già alle primissime luci del mattino. Seguendo, idealmente, il celeberrimo Mattino di Edvard Grieg, la cerimonia è un climax ascendente di persone, voci, colori e suoni. Come detto, infatti, non appena il sole sorge i portatori, come solerti operai, animano vociando il porto e la Stella del Mare, l’ammiraglia del Perdon. Chi arriva portando altre ortensie, chi già le prepara sulle imbarcazioni. Chi, invece, camminando tra le fresche calli del centro si dirige verso la Basilica per recuperare, silenziosamente, gli stendardi da issare sui vari pescherecci. Quindi la celebrazione delle otto del mattino officiata, per l’occasione, da don Gianni Medeot, e la partenza del corteo con solo l’effigie della Madonna degli Angeli e il canto sentito delle litanie. “In nome di Dio, Avanti!” e il grido del decano è il segnale convenuto, grazie al quale la processione può avere inizio. L’omaggio alla Madonnina del Mare, la statua posta a poche centinaia di metri dall’imboccatura del Mandracchio per consentire a pescatori e naviganti una preghiera e l’affidamento quando “lontano vogando si va”. Infine, l’arrivo a Barbana con la celebrazione eucaristica officiata dall’arcivescovo, monsignor Redaelli, assieme, tra gli altri, al parroco monsignor Michele Centomo e al cappellano don Nadir Pigato. Redaelli, nell’omelia, ha ricordato l’importanza della figura di Maria all’interno della devozione popolare e all’interno della Chiesa. Dal canto suo il sindaco, Dario Raugna, dopo aver consegnato l’obolo, ha ricordato l’importanza di affidarsi alla Madonna per chiedere non solo la prosecuzione di importanti tradizioni quali il Perdon ma i vari appuntamenti gradesi. Immancabile il momento conviviale sui prati del santuario prima del rientro a Grado. Qui il canto del Te Deum e la benedizione finale hanno concluso un importante e fondamentale tassello per la devozione e la spiritualità graisana.

La preparazione

Non c’è festa se non c’è una preparazione. Un’immancabile introduzione che non solo fa pregustare la giornata principale, ma diventa essa stessa festa. Lo sapeva bene Giacomo Leopardi che esaltava il sabato in previsione dell’imminente domenica. E così la Basilica di Sant’Eufemia si è animata nella settimana antecedente il perdon per numerosi appuntamenti, a partire dal triduo mariano. Tre serate, mercoledì, giovedì e venerdì, nei quali un semplice ma denso programma ha consentito a fedeli e turisti di prepararsi in preghiera all’importante avvenimento. Lo schema, uguale per tutte e tre le sere, ha visto la recita del Santo Rosario, il pensiero omiletico e il canto delle Litanie Grandi, un tempo riservate unicamente alla sera del Sabo Grando e oggi, di concerto tra parroco e corale, vengono proposte in modo triplice. A presiedere la celebrazione l’arciprete-parroco, monsignor Michele Centomo, assistito dal vicario parrocchiale, don Nadir Pigato, e da monsignor Ettore Malnati, vicario per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste. Tre sere in cui il pensiero omiletico, tenuto proprio da monsignor Malnati, si è incentrato principalmente sulla figura di Maria.“Se voi oggi siete qui, e avete lasciato le vostre case e le vostre occupazioni per venire a trovare Maria, significa che la devozione è ancora molto forte” è stata una cadenza ripetuta da monsignor Malnati in tutte le sere, a significare l’impegno e la profusione che sono stati messi per la realizzazione del triduo. Altro importante appuntamento quello del Sabo Grando con l’elevazione spirituale mariana a cura della Società Corale Santa Cecilia che, ripercorsi i misteri del rosario ad opera del parroco, monsignor Centomo, ha eseguito alcuni dei più belli e tradizionali canti mariani che tutt’oggi si usano sull’Isola per pregare Maria. dal “Regina Coeli” di Kubik a “Dall’Alto tuo seggio” fino a “Lodate Maria” e “Chi vuol sentire il pianto”. Infine, la “Madonnina del Mare”, immancabile canto che, va ricordato, non è l’Inno alla Madonna di Barbana che rimane sempre “Cantiamo del Mare”. Madonnina che negli ultimi tempi aveva offuscato il grande repertorio popolare mariano il quale, in ogni caso, sta lentamente rifiorendo anche durante le celebrazioni liturgiche. Con il saluto finale l’elevazione spirituale mariana ha chiuso la preparazione lasciando spazio al Perdon vero e proprio.