Le Quarantore hanno fatto ritorno a Grado

È tornato a ornare la Basilica Patriarcale di Sant’Eufemia a Grado l’apparato barocco delle Quarantore per la Settimana Santa. Un lavoro lungo che ha impegnato i portatori della Madonna di Barbana per il restauro, iniziato con don Michele Centomo e proseguito con monsignor Paolo Nutarelli, e il successivo montaggio. In tanti si sono soffermati sia ad ammirare la macchina che ad adorare il Santissimo, esposto dalla Domenica delle Palme fino a Martedì Santo. Alla sera, alle 20 la celebrazione del Sermon con il canto del Miserere ad opera della Corale Orchestrale Santa Cecilia di Grado, diretta dal maestro Annello Boemo. A guidare le meditazioni don Nicola Ban.”Qui attorno all’eucarestia, anche se fisicamente in questo momento siamo fermi, siamo davvero in una palestra per imparare camminare insieme.Proviamo a pensare come funziona una celebrazione dell’eucarestia e ci accorgiamo che presuppone molti esercizi che ci aiutano a camminare insieme”, ha ricordato don Ban.”All’inizio della celebrazione della messa c’è un convenire dell’assemblea che si scopre radunata e convocata dal Signore. In genere pensiamo di essere noi a prendere l’iniziativa di venire in chiesa, in realtà stiamo rispondendo ad una convocazione che viene fatta esternamente col suono delle campane, ma internamente viene fatta dalla voce dello Spirito che mette nel nostro cuore il desiderio di incontrarci col Signore e con la comunità (o a volte lo Spirito parla attraverso qualcuno che invita a partecipare). La messa comincia con una processione del presidente, insieme ai ministranti, che non è solo un muoversi funzionale per arrivare lì dove c’è il microfono, ma indica il cammino del popolo di Dio che è orientato all’altare, all’incontro con il Dio che dona la sua vita per noi. Ciascuno di noi cammina un po’ insieme al sacerdote e agli altri ministri, ciascuno di noi riconosce di essere una persona la cui destinazione finale è l’incontro con Dio che dona la vita. Quando tutta l’assemblea è riunita, con il segno della croce si prende coscienza che siamo due o tre, o più riuniti nel suo nome, e quindi lui è presente in mezzo a noi.Nella liturgia della Parola, il cammino si fa dialogo: un vero e proprio dialogo tra Dio e l’uomo, tra Dio e il suo popolo. Dio ci parla nella Scrittura, noi ascoltiamo e rispondiamo con il nostro canto, con la professione di fede ed esprimendogli le nostre preghiere, e Lui ascolta. Il dialogo è fatto di parole, di canto, di acclamazioni”.Don Nicola ha ricordato, poi, come “si spezza e si condivide il pane perché si vuole imparare a condividere la vita, a vivere davvero la comunione tra di noi, perché vogliamo camminare insieme. Per ricevere la comunione camminiamo ancora insieme verso l’altare. Dio ci viene incontro, ma anche noi andiamo incontro a lui.Per camminare insieme bisogna un po’ rispettare il ritmo di cammino di tutti, bisogna avere a volte la pazienza di aspettare, e alcune volte possiamo sollecitare ad accelerare il passo. La messa si conclude con la benedizione e l’invito ad andare in pace. A dire la verità l’assemblea non si disperde, ma si dilata, alla ricerca di nuovi incontri, di nuove occasioni per vivere la comunione, di incontrare nuovi fratelli e sorelle”. Il ricordo del sacerdote è andato, anche, all’importanza dell’essere comunità e, in tal senso, l’indirizzo è andato verso la realtà dello Spes, “luogo fondamentale in cui si devono ritrovare i giovani, il futuro di questa comunità”.