La comunità gradese in festa per la basilica

1440 candeline per la Patriarcale Basilica di Sant’Eufemia a Grado. Un traguardo non da poco per l’antichissima chiesa che domina il centro storico gradese e che da secoli è faro luminoso per l’intera isola. A celebrare l’evento un’apposita cerimonia domenica 3 novembre con la presenza dell’arcivescovo titolare di Grado, monsignor Diego Causero, che ha celebrato il solenne pontificale. La liturgia ha visto anche la presenza dell’arciprete-parroco monsignor Michele Centomo e del cappellano militare don Gianni Medeot oltre al vicario parrocchiale don Nadir Pigato. Ricordando il periodo in cui fu costruita la Basilica, monsignor Causero ha ricordato come “quelli erano tempi magri per la Chiesa. La costruzione fu semplice ed austera; non furono usati materiali nobili, né marmi né mosaici raffinati. Le colonne di separazione tra le navate, che costituivano l’orgoglio delle chiese basilicali, erano materiale di recupero, con capitelli diseguali e spaiati: l’insieme, tuttavia, è molto elegante e armonico”. “Con questa chiesa voi avete proclamato, alto e forte, davanti a Dio, che egli è il vostro Signore e non ve n’è altri”, ha proseguito Causero. “Che desiderate che prenda dimora nella sua casa, la migliore in mezzo alle molte case di Grado per essere Signore e Amico. Credo che la memoria della dedicazione di questa Basilica, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato”. “Se vi chiedessi: chi ha creato Grado? Rispondereste: i graisani, è ovvio. Vi darei ragione, ma chiederei: chi ha creato i Graisani? Chi ha dato loro l’infrangibile, ostinata e rumorosa solidarietà per la quale siete noti? Chi ha dato loro la costanza nella ricerca del meglio e l’encomiabile brama di fare qualcosa che attiri la benevolenza di Dio e l’elogio degli uomini?”, sicuramente “la fede”.”Questo tempio in cui stiamo”, ha proseguito Causero, “ha contribuito a rendere la comunità di Grado più sana, più fraterna, più solidale, più retta ed equilibrata, più vivace ed attiva, più generosa più conciliante: in breve più cristiana e umana. In breve, voi avete costruito una gloriosa Basilica, ma la Basilica ha modellato la comunità dei graisani. E lo ha fatto bene”. Con l’esempio non solo di San Marco, giunto in laguna da Aquileia ma anche della martire sant’Eufemia, entrambi vissuti e morti come Gesù Cristo, versando il loro sangue testimoniando.Ad accompagnare la messa la Corale Orchestrale S.Cecilia che ha eseguito la Messa Santa Caterina di Giuseppe Rota unitamente all’inno composto nel 1979 per il giubileo della Basilica da don Giuseppe Radole riprendendo il testo di un’iscrizione nel mosaico posta all’ingresso della chiesa. “Atria quae cernis vario formata decore, squalida sub picto caelatur marmore tellus, longa vetustatis senio fuscaverat aetas. prisca en cesserunt magno novitatis honori, praesulis Haeliae studio praestante beati. haec sunt tecta pio semper devota timori”, ovvero “Il complesso che tu ammiri, splendido nei vari elementi di bellezza, già il lungo tempo aveva offuscato per decrepitezza di vetustà; sotto il pavimento musivo si nasconde la squallida terra. Ecco le vecchie strutture cedere il posto alla magnificenza delle nuove per la premurosa ed eccellente opera del beatissimo presule Elia. Questo è il tempio sempre sacro al timor di Dio”.