La chiesa di Fossalon riaffidata alla comunità

Una festa della comunità: la chiesa di San Marco di Fossalon ha riaperto i battenti dopo la Dedicazione, avvenuta  domenica 5 giugno, solennità di Pentecoste, per mano dell’arcivescovo monsignor Redaelli. Una cerimonia particolare e suggestiva, seguita dall’intera chiesa gremita. Fedeli giunti dall’intera frazione ma anche dai paesi vicini e c’è stato anche chi, ormai allontanatosi dal paese, è voluto tornare per un avvenimento storico del paese. “Una casa tra le case”, l’ha definita monsignor Michele Centomo, amministratore parrocchiale di Fossalon – già parroco – che ha mantenuto l’incarico proprio per completare il restauro dell’edificio sacro e ridonarlo alla comunità. Lavori progettati dalla Techne di Grado e dallo studio Pantanali di Aiello del Friuli. “L’interno della chiesa è concepito in modo tale da convogliare lo sguardo verso lo spazio presbiterale, questo effetto è ottenuto mediante il ricorso ad una forma trapezoidale del presbiterio, tinteggiata di colore marrone, a cui contrasta l’abside retrostante di colore bianco, enfatizzata dalla luce naturale che penetra dalle finestre disposte lateralmente, nascoste dalla piega dei fianchi del presbiterio”, racconta l’architetto Giacomo Pantanali.”Solo dopo pochi decenni il pavimento della chiesa presentò vistosi cedimenti quasi a ricordare l’origine del luogo e tali dissesti avevano minato l’utilizzo del presbiterio tanto da indurre un intervento di ripristino radicale. Grazie ai fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica e della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, su progetto dello Studio Techne di Grado si è demolito, scavato, rinforzato e ricostruita la base per un nuovo pavimento”, prosegue Pantanali. Tutto ciò ha comportato la chiusura temporanea della chiesa e la demolizione dell’altar maggiore. Il parroco monsignor Michele Centomo, coadiuvato dal cappellano don Nadir Pigato, si è reso conto che così facendo il problema strutturale sarebbe stato risolto ma la chiesa sarebbe stata privata degli essenziali elementi liturgici. In breve, con l’approvazione dei camerari, i fondi della parrocchia, l’aiuto della chiesa matrice di Grado e col supporto dello Studio Tecnico Pantanali di Aiello, si è intrapresa la strada per realizzare un nuovo altare, un ambone e una custodia eucaristica.”Il prezioso tabernacolo è stato recuperato e si sono raccolte le lastre spezzate del vecchio pavimento per ricomporle attorno alla mensa e all’ambone con tasselli che compongono forme geometriche che richiamano la terra che ci circonda. Tutto questo fortemente voluto da don Michele e don Nadir che nulla degli “scarti” fosse gettato, ma valorizzato per le nuove generazioni. Ecco siamo noi i tasselli della comunità cristiana che ora ritrova lo spazio fisico ove “bonificare” la propria anima”, conclude Pantanali.L’arcivescovo, nell’omelia, ha ricordato le parole pronunciate all’Angelus da Papa Francesco e l’importanza di “donarsi allo Spirito Santo seguendone la volontà”. Uno Spirito che, secondo il presule, sa riconoscere la bontà e la determinazione delle comunità. A concelebrare don Nadir Pigato, che ha seguito per anni la comunità, e monsignor Arnaldo Greco che negli ultimi mesi ha affiancato don Michele nella celebrazione dei riti. Presente anche il decano di Cervignano-Aquileia-Visco, don Franco Gismano. Ad accompagnare la celebrazione il coro parrocchiale di Fossalon, ritornato nella sua posizione originaria dietro l’altare: l’ottima acustica ha consentito di far sentire ottimamente le voci di tutti i cantori. Mons. Centomo, nei saluti, ha ricordato come “dedicare oggi questa chiesa parrocchiale ricorda a noi tutti che viviamo un tempo di ricostruzione delle fondamenta della fede; non bastano le chiese-edificio, occorrono Chiese-comunità vive. Papa Francesco ci sprona ad una nuova stagione evangelizzatrice: è urgente riaccendere la speranza della fede in un tempo di neopaganesimo, è urgente comunicare la gioia del Vangelo. Il tempo che viviamo è tempo non di cambiamenti, ma di cambiamento radicale”. “A San Marco affidiamo le gioie e le sofferenze di quanti frequentano questo luogo sacro, perché “i poveri possano trovare misericordia, gli oppressi conseguire la vera libertà e tutti gli uomini rivestirsi della dignità di figli di Dio” come prega la Liturgia della Dedicazione della chiesa”, ha concluso monsignor Centomo. Dalla comunità – presente il sindaco di Grado, Claudio Kovatsch, assieme al comandante della stazione dei carabinieri, Alessandro Maggio, e del Tenente di vascello Michele Torracca – più volte sono risuonati applausi e ringraziamenti per chi ha consentito la realizzazione dell’intervento, finanziato da Regione, 8xmille e fondi parrocchiali. In particolare, Paola Sain ha voluto ringraziare le figure sacerdotali presenti, partendo proprio da don Michele. Sain ha ricordato i vari sacerdoti che negli anni si sono succeduti alla guida della parrocchia, “tutti o veneti o istriani, come la nostra comunità”. Nel ringraziare don Centomo, Sain ha rimarcato le “occasioni di crescita, di conoscenza e di maturazione della consapevolezza che ci hai permesso di vivere e sperimentare”.Lo scampanio gioioso dei campanari ha chiuso la festa così come l’aveva aperta qualche ora prima, dando alla frazione agricola di Grado un tocco e una giornata di gioia sicuramente diversa dalle altre.