La Marcia del dono: occasione di sport, svago, generosità e cultura
Quasi 1500 iscritti alla manifestazione promossa dal locale Gruppo sportivo dei donatori di sangue
La zona del paese dedicata allo sport brulicava di gente per la "Marcia del dono", promossa e organizzata dal Gruppo Sportivo Donatori di Sangue di Campolongo Tapogliano.
Mescolarsi di colori in caleidoscopio, i fiumi di gente da iscriversi e iscritta, che si sfioravano al confine della timbratura.
Era un muoversi innervato da organizzazione perfetta, funzionante e discreta.
In gaiezza sembravano perfino i non pochi cani, ansiosi di andare per carrarecce, per fortuna asciutte e quasi polverose.
Iscritti 1470 di tutte le età e di ogni avventura (tra essi uno che sta per sondare gli ottanta, reduce da marce himalaiane, nordiche e di Patagonia).Isolati o in formazione (c’erano i ragazzi del Campp di Cervignano); a elastico o sgranati; di corsa o caminando; leggeri o percuotendo il terreno, in 1470 hanno abbracciato campi, vigne, orli di fossi e canali, piste, strade (intelligentemente poche), e fin rive di placide rogge di sorgiva.
Il marrone, con un ventaglio di inflessioni, in orizzontale e verticale, e una base di verde, appena affiorante, esaltavano i colori in movimento che vestivano persone entusiaste, impegnate in cercati record o in ilare andare.
Anche gli occhi più svagati non hanno potuto fare a meno di godere di una Campolongo civettuola ed elegante di ville settecentesche, caseforti e parchi, con drammatiche cadute nella agonizzante villa Antonini a Cavenzano, ancora in dignitosa custodia, coi muri perimetrali, del tetto da lungi (nel tempo) crollato.
Tocco di centenario bellico della grande guerra, con rievocatori, a Casa Ghiretti, dov’era il comando dopo Caporetto.
Storie di confini, intorno alla chiesa campestre di San Leonardo fra Campolongo e Ruda (splendidamente tenuta - perché amata - dalla famiglia Simonetti). Ancora dolente ricordo del cimitero militare con la cappella di Provino Valle a Perteole, di fronte alla strepitosa e antica chiesa di Sant’Andrea, che cela tesori e cultura a chi non ci entra.
E poi l’Amideria Chiozza alla Fredda e il posto di ristoro a Ca’ di Volpe, adiacente al castello, e alla via di Saciletto serpeggiante fra un verde già vincente sui bordi delle vene d’acqua.
Di nuovo tuffo in folla che si spartiva a gruppi, o si sgranava in singoli, al posto di ristoro finale. Non strombazzato, ma significativo il lavoro di donne campolongotapoglianesi, con dolci trasformati in euro per gli amici dove la terra ha tremato e una trentina di donazioni in chi ha voluto utilizzare parte dell’attesa pensando al prossimo.