Il canto patriarchino risuona a S. Eufemia

Per gli amanti del canto sacro popolare e tradizionale il ’patriarchino’ ha sicuramento un fascino unico e particolare. Se mantenuto negli anni e nella tradizione delle corali si rivela fonte inesauribile di discernimento spirituale e di riflessione mistica, elevando lo spirito di chi canta e, soprattutto, di chi ascolta. Così per le domeniche di quaresima la sezione maschile della Corale Santa Cecilia di Grado, come da tradizione, ripropone l’antica Messa di Avvento e Quaresima in forma completa, ovvero Kyrie, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus Dei durante la celebrazione delle ore 10. Attualmente la compagine corale, sotto la direzione del maestro Annello Boemo e l’accompagnamento all’organo di Ivan Bianchi, si avvale delle partiture realizzate da don Michele Tomasin tra gli anni ’80 e gli anni’ 90 in un lungo lavoro di recupero delle melodie tradizionali che ha coinvolto anche vari confratelli gradesi, e la trascrizione melodica del maestro David di Paoli Paulovich, realizzata in base a quanto eseguito nei decenni dall’allora organista Traiano Grigolon. La stessa messa, studiata da numerosi musicologi e appassionati, presenta caratteri particolari riprendendo melodie gregoriane e la parafonia tipica delle più antiche forme di canto liturgico, ovvero la presenza di seconde o terze voci che seguono ad intervalli regolari la melodia principali, spesso a terze. La Messa Patriarchina accompagnerà le liturgie fino alla Domenica delle Palme. Per la Solennità di Pasqua, invece, la Corale Orchestrale sta lavorando alacremente per proporre la Messa in Onore di Sant’Antonio composta da Luigi Ricci nel 1856 per coro a cinque voci miste e organo. L’orchestrazione è, invece, del maestro triestino Giuseppe Radole che l’ha adattata nel 1984.