Grado: restaurati i preziosi registri parrocchiali

Questa importante documentazione è stata al centro di un attento e indispensabile restauro da parte del Centro studi e restauro di Gorizia, grazie anche all’intervento di Lucia Pillon e di Cristiano Meneghel. “L’importanza di questi registri anagrafici – rileva monsignor Armando Zorzin arciprete di Grado – è che ci offrono la possibilità di risalire alla genealogia della gente di Grado, e anche quella di ricostruire, per le varie epoche, come era composta la società gradese”. Un ruolo centrale in questa importante azione di restauro va alla Fondazione Carigo, che con un contributo di 20mila euro ha deciso di sostenere l’intervento.L’obbligo di tenere i registri anagrafici parrocchiali risale al 1565, a seguito delle decisioni del concilio di Trento. Il primo registro di Grado risale invece al 1579 e si apre con la registrazione del nome del pievano Amadeus Corbatto. Il primo registro con le annotazioni dei defunti parte invece dal 1648. Il primo defunto registrato fu un ragazzino, Giovanni, figlio di Bernardo Marchesan, di 11 anni. Nell’archivio parrocchiale c’è anche un quaderno con annotata un po’ di cronaca locale, quaderno che contiene gli appunti scritti dal precedente parroco, monsignor Silvano Fain.L’operazione fatta sinora ha riguardato il restauro di cinque registri ma altri saranno sottoposti a un analogo intervento. In contemporanea al restauro, pagina per pagina, tutto è stato trasferito su supporto informatico. Così non sarà più necessario sfogliare pagina per pagina i registri ma sarà sufficiente accendere un computer ed esaminare la documentazione.Complessivamente in parrocchia ci sono 18 volumi che riguardano i nati, qualcuno di meno riguarda i morti, mentre per i matrimoni se ne contano complessivamente 13.