Grado ha accolto il suo nuovo parroco

“Ne compani la Madona de Barbana, i nostri Santi Patrùni Ermagora e Fortunato e l’ànzolo del campanil. In nome de Dio: Avanti!”.Un soleggiato pomeriggio di ottobre ha fatto da sfondo all’immissione canonica del nuovo arciprete parroco di Grado, monsignor Michele Centomo. La solennità e l’importanza del momento non hanno impedito al novello parroco di iniziare il suo ministero con un occhio di riguardo per le realtà che da sempre gli stanno più a cuore: gli anziani e i bambini. Appena giunto sull’isola infatti monsignor Michele si è prima recato in cimitero per sostare in preghiera sulla tomba dell’amato predecessore Silvano Fain e ha poi portato i suoi saluti agli anziani ospiti di “Casa Serena”. Con semplicità è giunto in auto davanti alla basilica dove ha ricevuto un omaggio floreale dai piccoli “fantulini” dell’asilo parrocchiale. Oltre ai bambini, ad attenderlo con tanta gioia ed affetto c’erano centinaia di gradesi e non che con la loro vicinanza e il loro calore hanno fatto commuovere il novello arciprete. Il sindaco Dario Raugna, visibilmente emozionato, ha voluto salutare don Michele ricordando la sintonia trovata fin dal primo lungo colloquio telefonico e precisando che  l’amministrazione comunale ha assecondato il desiderio del neo parroco di voler entrare nell’Isola quasi in punta di piedi, con un occhio di riguardo per le realtà più fragili. Sul sagrato ad attendere l’arciprete oltre a una decina di confratelli della diocesi anche l’arcivescovo Carlo che ha presieduto la solenne immissione canonica, iniziata con l’invocazione allo Spirito Santo e il canto del Veni Creator Spiritus di Lorenzo Perosi intervallato dalla melodia patriarchina gradese.Il cancelliere arcivescovile ha poi dato lettura del decreto di nomina, l’arcivescovo ha quindi benedetto il nuovo parroco e consegnato a lui i “segni” della sua missione pastorale: l’Evangeliario, il pane e il vino e cinque fedeli graisani in rappresentanza dell’intera comunità. L’arcivescovo al termine del rito ha voluto significare alla folla di isolani, amici, parenti, alunni e aquileiesi che “la Chiesa di Grado è stata affidata all’esperienza e allo zelo pastorale del nuovo parroco e don Michele, a sua volta, è anche lui affidato alla comunità”. Ha poi continuato affermando: “In questi tempi complessi dobbiamo lavorare molto, soprattutto con i giovani. Vi ricordo che il prossimo sinodo voluto da papa Francesco sarà dedicato proprio ai giovani, e allora vi affido don Michele che ha una particolarità e un pregio, fra i molti, quello di saper stare con le nuove generazioni e saperle coinvolgere” e ha concluso rivolgendo un augurio a tutti i fedeli “camminate insieme, conoscetevi, arricchitevi reciprocamente, e tenete davanti a voi il Vangelo, da lì tutto ha origine e compimento”.Dopo la presa di possesso, al canto del “Tu es sacerdos” è iniziata la solenne liturgia eucaristica, concelebrata da molti confratelli sacerdoti della diocesi, fra i quali ben sei originari di Grado, comunità feconda che durante il ministero dell’arciprete Fain ha donato molte vocazioni presbiterali alla Chiesa Universale. All’inizio della celebrazione il saluto di Eleonora in rappresentanza dei catechisti della parrocchia, un discorso intenso nel quale sono state presentate le realtà ecclesiali della Chiesa gradese e nel quale si è chiesto a don Michele di essere una guida che ascolta, costruisce con entusiasmo e slancio. La solenne liturgia è stata curata dai cerimonieri e dai ministranti del servizio liturgico e del servizio d’ordine diocesano mentre è stata magistralmente accompagnata dalla corale orchestrale “Santa Cecilia” diretta dal maestro Annello Boemo, che ha eseguito la Missa Prima Pontificalis di Lorenzo Perosi. L’arciprete, dall’alto del pulpito medioevale della Basilica, ha tenuto la sua prima omelia. Partendo dal Vangelo della XXIX domenica del Tempo Ordinario il neo parroco si è soffermato a riflettere sul tema della preghiera: “Quante volte la gente prega e ha la sensazione che la preghiera non cambi le cose. Perché l’animo è prigioniero del rammarico, soffocato dalla collera, impantanato nello sdegno. E così nascono preghiere col fiato corto, preghiere che salpano senza convinzione, voli abbreviati nelle loro partenze. Per questo serve insistere: non per Dio, ma per noi”. La santa messa solenne si è chiusa con un momento solenne ma profondamente intimo, che monsignor arciprete ha vissuto anche durante la sua prima messa più di vent’anni fa: l’omaggio alla statua della Madonna, alla quale ha affidato questo suo nuovo e gravoso incarico pastorale, durante questo momento così intimo la Corale orchestrale ha eseguito le dolcissime note della “Madonnina della bricola” che hanno commosso più di qualche fedele presente.Prima della benedizione il parroco ha ricevuto l’omaggio del rappresentante del Consiglio Pastorale Parrocchiale il professor Matteo Marchesan che ha delineato con poche ma sapienti pennellate la storia millenaria di Grado e del patriarcato e ha concluso con le incoraggianti parole “nel momento del bisogno Grado c’è”. Come dono della comunità a monsignor Michele la croce pettorale patriarcale di Grado con tre braccia – “E’ molto pesante monsignore!” – ha scherzosamente chiosato lo stesso Marchesan e l’arciprete tra fragorosi applausi ha indossato la magnifica croce.In ultimo i ringraziamenti di don Michele indirizzati a una molteplicità di persone: un momento di vibrante commozione interrotto più volte da applausi e commozione. Monsignor Centomo ha rivolto il primo pensiero in gradese ai fedeli “i me ha consegnào al timòn de sta nostra Comunità Cristiana. Lo è ciapào in man volentieri. Lavoreremo insieme dàndose una man per la gloria del Signor!” Quindi il grazie all’arcivescovo per avergli affidato questa porzione della Chiesa Diocesana, poi ai confratelli sacerdoti presenti e in particolare agli originari di Grado, alle autorità con a capo il Sindaco che “pur nelle diverse realtà, quello che ci sta a cuore è il bene della nostra zente graisana”, al Consiglio Pastorale, a quello per gli Affari Economici per la vicinanza e l’aiuto, al Vicario don Nadir Pigato per aver organizzato in modo eccellente l’ingresso e aver gestito tutta la preparazione, e un affettuoso saluto alla Corale orchestrale “Santa Cecilia” con un caloroso “Vi farò cantare!”. Una parte molto toccante è stata dedicata al ricordo degli affetti più cari “non posso non dire grazie a mamma e papà, a mio fratello, a tutti i miei parenti, amici compaesani che sono qui presenti e a quanti non sono potuti intervenire e si sono resi presenti in diversi modi nei giorni scorsi”. L’amata terra di origine non poteva mancare “San Quirico rimane sempre nel cuore, è la terra che mi ha dato i natali e sapete quando io ci tenga alle mie origini. Vedervi mi ricordate la nostra bella valle verde dove il nostro paesello è immerso, i tanti volti che ho incontrato, l’affetto che sempre mi avete dimostrato”. Il pensiero è andato poi alle persone che don Michele ha conosciuto nell’esercizio dei molteplici incarichi diocesani: “Una parola speciale ai miei ragazzi, ai miei giovani del servizio liturgico e del servizio d’ordine, quanti anni insieme con generosità e abnegazione, conosco il Vostro buon cuore e il Vostro affetto”, un pensiero ai giovanissimi e giovani dell’Azione Cattolica e ai membri del Consiglio di Presidenza “per avermi aiutato ad amare sempre più questa nostra Associazione che insieme a tutti gli altri movimenti ecclesiali costituiscono la dimensione stupenda del laicato impegnato”, poi una dedica agli studenti, ai colleghi insegnanti e ai bimbi della scuola dell’infanzia “Ancelle di Gesù bambini”, infine il commosso ricordo della comunità aquileise: “un ultimo saluto, non un addio, lo rivolgo ai fedeli dell’amata parrocchia di Aquileia. Otto anni fa sono stati loro ad  accogliermi, in un pomeriggio come oggi. Domenica scorsa, durante la distribuzione della Comunione è successo un episodio singolare che mi ha toccato profondamente il cuore. Dopo aver dato il Corpo di Cristo ad una persona, la stessa mi ha donato la sua carezza dicendomi: “Don Michele, grazie, Dio la benedica!” Una carezza. Dio si serve delle nostre umanità per dirci che ci è sempre vicino”.All’uscita dalla Basilica la banda civica ha saluto l’arciprete con un bel concerto e a conclusione della giornata don Michele ha potuto intrattenersi a conoscere i suoi nuovi parrocchiani graisani e a salutare i tanti parenti e amici giunti sull’isola per l’occasione durante un rinfresco offerto dalla comunità.