“Giulio ha fatto, fa e farà cose”

“Vivere la vita con le gioie e i dolori di ogni giorno…”. E’ iniziata con questo canto la celebrazione eucaristica della comunità di Fiumicello la sera di sabato 13 febbraio, “in ricordo di Giulio Regeni”. Cinque anni fa, il 12 febbraio, la stessa comunità, assieme ad una grande folla, aveva salutato e reso omaggio a quel giovane che aveva visto crescere pieno di passione e di impegno sociale e ritornava dall’Egitto stroncato da mani assassine. “Giulio ha fatto, fa e farà cose”: parole risuonate durante la preghiera espressa dai più giovani nella luminosa chiesa di San Valentino. La celebrazione, presenti i genitori di Giulio, Paola e Claudio, è stata presieduta dall’arcivescovo Carlo, concelebranti il parroco don Luigi Fontanot, i sacerdoti don Alberto De Nadai e don Pierluigi Di Piazza, il diacono Renato Nucera. Presenze che hanno sottolineato come in quella celebrazione tutta la comunità diocesana e una fraternità sacerdotale che ne supera gli stessi confini è stata solidale nella preghiera e nell’impegno a difesa della dignità di ogni persona. Lo ha ribadito l’arcivescovo nel commentare il brano del Vangelo in cui Gesù tocca e guarisce il lebbroso, che aveva manifestato una attesa piena di fiducia nei suoi confronti. Gesù, abbattendo una tremenda barriera religiosa e sociale, è andato a toccarlo per restituirlo alla sua piena dignità. Quanti “lebbrosi”, quanti uomini e donne privati della loro dignità, soffrono oggi nel mondo? Il ricordo di Giulio, in quella sera di comunione e preghiera, è stato motivo di ulteriore consapevolezza e di impegno a costruire rapporti nuovi tra le persone ed i popoli. La stessa chiesa, la sera del 25 gennaio scorso, aveva ospitato l’incontro in cui esponenti di rilievo della comunicazione, della cultura, degli spettacoli e della politica hanno ribadito la volontà di continuare a sostenere la ricerca della “verità per Giulio Regeni”. Una ricerca arrivata alle soglie di un processo e quindi in un momento delicato, difficile, nel quale occorre far percepire a tutti la sua importanza, non solo per Giulio, ma per i moltissimi che come lui hanno sofferto e soffrono le ingiustizie, il disprezzo e la violenza di regimi e situazioni che calpestano l’umanità ed i diritti di ogni persona. Le sere del 25 gennaio e del 13 febbraio, vissute nella stessa chiesa di San Valentino, hanno una naturale continuità. Lo ha sottolineato don Di Piazza, nella riflessione subito prima della benedizione finale, rilevando che sono stati due momenti di un unico cammino nel quale la ricerca della verità per Giulio si unisce alla solidarietà con tutti coloro che vivono sulla loro pelle la negazione della dignità della persona umana. La benedizione del vescovo Carlo è scesa su tutti a dare conforto e forza, mentre il canto finale affermava “…sappiamo che una nuova vita da qui è partita e mai più si fermerà”.