Giulio Regeni: un martirio lungo quattro anni

Venticinque gennaio 2016. Poco dopo le 19.40 Giulio Regeni, 28 anni ricercatore, entra nella metropolitana del Cairo alla stazione Al Buhuth, vicino a dove abitava, nel quartiere di Dokki. Da quel momento è come svanito nel nulla e il suo telefono cellulare rimane muto dalle 19.50 di quella stessa sera. Il suo corpo, martoriato da giorni di torture, riappare il tre febbraio ai bordi dell’autostrada che dalla capitale egiziana porta ad Alessandria. I suoi viaggi da studente, laureato, ricercatore iniziavano a Fiumicello, in Friuli, dove il 12 febbraio è stato salutato da migliaia di persone strette attorno ai genitori, Paola e Claudio, e alla sorella Irene. Sono passati quattro anni e ricordare i semplici dati di cronaca aiuta a rimanere con i piedi per terra: Giulio non è un’idea davanti alla quale discutere dividendosi in fazioni; Giulio è una persona sequestrata, torturata fino alla morte, alla quale si deve giustizia attraverso la conoscenza della verità. Una verità che in Egitto è tenuta nascosta da falsità e depistaggi; una verità che la Procura di Roma cerca con tenacia e che entra nei periodici incontri istituzionali tra Italia ed Egitto solo con parole che, da parte egiziana, non hanno avuto alcun seguito concreto di reale collaborazione investigativa. Una verità che si intuisce leggendo i nomi degli indagati dalla Procura di Roma, ma che attende la possibilità di manifestarsi nell’aula di un tribunale. Una verità che risponda a quel ’perché?’ risuonante nell’animo dei familiari come un tormento senza fine. Qualcuno sperava che il passare del tempo affievolisse l’attenzione e portasse a quell’oblio che tende a “chiudere il caso”. E invece no. “Giulio continua a fare cose” sono le parole che in questi quattro anni hanno dato il senso al diffondersi della solidarietà con la famiglia nella ricerca della verità portando  molti, di pari passo, a riscoprire il significato di parole che hanno bisogno di essere vissute più che dette: dignità, rispetto della persona, diritto alla vita, alla conoscenza, all’amore. Non è certo un caso se Paola Deffendi e Claudio Regeni hanno firmato un libro, scritto con il loro avvocato Alessandra Ballerini, con il titolo “Giulio fa cose”. Esce in questi giorni per le edizioni Feltrinelli.In questo 25 gennaio 2020 in moltissime piazze da Agrigento a Torino, da Trieste a Bari, migliaia di persone con piccole fiaccole in mano renderanno ancora visibile la pressante e diffusa richiesta alle istituzioni affinchè sia resa giustizia nella verità a Giulio Regeni. Un corteo attraverserà le strade di Fiumicello, suo paese che lo ha visto “sindaco” nel Consiglio Comunale dei Giovani dal 2001 al 2003. Un affettuoso ricordo, un gesto di solidarietà verso la famiglia, un impegno a difendere la dignità di ogni persona, la ferma volontà di non fermarsi nel chiedere la verità per Giulio.