Egidio, santità secondo lo stile di papa Francesco

La giornata di memoria del venerabile Egidio di quest’anno si colloca fra due momenti di vita ecclesiale dai quali la causa del giovane fattosi santo nella vita quotidiana di parrocchia, lavoro, famiglia attinge forza ideale per proseguire verso il compimento e per proporsi anzitutto ai giovani. È stata appena pubblicata l’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Papa Francesco la apre ricordando a tutti ciò che proprio Egidio Bullesi ripete più volte nelle sue lettere: che “il Signore ci vuole santi e non … che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente” (n. 1). Sottolinea poi il Santo Padre che “la forza della testimonianza dei santi sta nel vivere le Beatitudini … perché il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato nella vita quotidiana” (n. 109). Non è forse questa concretezza, che è poi la carità di ogni santo giorno, il più bel significato, ed esempio, che si può trarre dalla vita di Egidio? Egli praticò in particolare, e in modo sublime, quella “regola di comportamento del giudizio finale”, contenuta nel capitolo 25 del vangelo di Matteo, nella quale il papa (dal n. 95 in poi dell’esortazione) individua in sostanza la regola finale del farsi santi, soprattutto oggi. Passando inoltre in rassegna, una a una, le beatitudini, ancora nella versione proposta dall’evangelista Matteo, Francesco ne dà un’interpretazione per la concreta applicazione al personale cammino di santità. “Questo è santità” avverte il papa: “essere poveri nel cuore” (n. 70), “reagire con umile mitezza” (n. 74), “saper piangere con gli altri” (n. 76), “cercare la giustizia con fame e sete” (n. 79), “guardare e agire con misericordia” (n. 82), “mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore” (n. 86), “seminare pace intorno a noi” (n. 89), “accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi” (n. 94). Sono state precisamente queste le vie su cui è camminata, ed è maturata fino alla santità, la vita del ven. Egidio nel suo piccolo mondo istriano e poi fra i giovani militari e gli operai e i poveri di Monfalcone. Carità, la sua, dalle molte facce, che ha intercettato volti diversi, spesso tristi, indifferenti, a volte pure contrari alla sua fede, accolti tutti con la finezza della misericordia: richiamo e proposta di Dio fatti da lui aprendo tutto il cuore, entrambe le mani, con un sorriso pieno. Egidio era sicuro: ciò “che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” (Mt 25,40).    È a ben vedere questo, versione Egidio, il Gesù presentato forte da papa Francesco alla società distratta da Lui! Proposto in particolare ai giovani, sui quali e con i quali il momento ecclesiale prossimo del sinodo convocato a ottobre si appresta a riflettere. Egidio Bullesi è così una potenziale fonte d’ispirazione per l’assise che vuole contribuire a riaccendere di entusiasmo per Cristo i coetanei suoi di questo nostro tempo. Sentite con quale carica il “venerabile giovane” di Pola se ne tornò dal convegno dei Giovani Cattolici tenutosi a Trieste nell’agosto 1924 e quale “fotografia” di speranza nel domani della Chiesa (i giovani d’oggi!) ci pone davanti: “Veramente i giovani hanno fatto sul serio: mille e più raccolti presso l’altare che ascoltano la parola penetrante nei cuori (oh, primavera della Chiesa!); giovani ricevere Gesù Cristo nostro Signore. Fu veramente uno spettacolo di gioia: Iddio stesso avrà esultato in cielo vedendo il suo Gesù tanto amato da tanti giovani [che] hanno solennemente promesso di servire con fede umile e tenace, con azione costante e intensa e con sacrificio disinteressato la Chiesa e la Patria” (dalla lettera alla sorella Maria 31 agosto 1924).Questo passo i frati minori di Barbana hanno scritto sugli inviti per la celebrazione di mercoledì 25 aprile (89° dal Transito di Egidio) alle ore 11 nel santuario della laguna di Grado, presenti una delegazione dall’Istria, i terziari francescani, i marinai in congedo, le associazioni di Azione Cattolica. L’Eucaristia è presieduta da un vescovo che coi giovani ha dimestichezza: mons. Francesco Cavina, pastore della diocesi di Carpi.