Quel Natale di 100 anni fa nelle cartoline dei soldati

“Per cena pesce, patate e insalata. Poi dal tenente Wiesinger, dove trovai gli altri ufficiali che m’avevano invitato. Si trascorse una lieta serata bevendo tè, caffè nero, un po’ di vino (una rarità) e consumando cibi freddi, dolci e una torta che ci mandò una famiglia di tedeschi che abitano a Ufa. E così, fino alle 11, abbiamo dimenticato un poco ansie e dolori, cantando infine Stille Nacht. Fuori 28 gradi. Addio, Ninucci, sono le 12 in punto. Spero che il prossimo anno questa santa festa la celebreremo insieme. Leggo un poco le poesie del Goethe e poi a letto”: descriveva così la notte di Natale il sottotenente goriziano Guido Mondolfo, prigioniero in Russia durante la prima guerra mondiale. E il farrese Raimondo Castellan, pure lui prigioniero dei russi nel suo diario racconta il Natale del 1915: “Essendo oggi vigilia di Natale, abbiamo lavorato fino alle 2 pom. Dopo di che gli ingegneri, dai quali in questi due mesi di lavoro non avevamo ricevuto neanche un copeco, ci hanno offerto un pacco di tabacco Mahorka da 4 cop. per ogni due uomini. I nostri ufficiali ci regalarono invece un pacco di tabacco a ciascuno di noi e inoltre 80 candele per l’albero di Natale. Poi da un sergente germanico, che a Orenburg aveva ricevuto da alcuni signori 100 rubli, ognuno di noi ha avuto 12 quadrelli di zucchero e venti sigarette. Alla sera abbiamo preparato l’albero natalizio e abbiamo cantato fino alla mezzanotte. Verso le 8 di sera, visita di generali russi con le loro mogli, del dottore e dei nostri ufficiali. Discorso di un capitano germanico. Tutto è stato assai commovente.Questi stralci di diari di prigionieri italiani, che erano stati raccolti per la prima volta da Camillo Medeot, fanno parte della mostra “Natale al fronte” allestita dalla Società Cormonese Austria a Cormons nell’ambito delle iniziative per celebrare i cento anni della Grande guerra. Gran parte della rassegna è dedicata alle cartoline natalizie e di buon anno edite negli anni della prima guerra mondiale. Sono edite da varie Associazioni umanitarie quali la Croce rossa austriaca (Offizielle Karte für Rotes Kreuz Kriegfürsergeamt Kreigshilfsbüro), l’Imperiale e Regia Associazione della Croce d’argento per l’assistenza dei reduci riservisti richiamati, i singoli Comandi d’armata o di Reggimenti. Il ricavato dalla vendita delle cartoline andava a favore delle vedove, degli orfani e invalidi di guerra.  Sono cartoline spedite da soldati al fronte ai loro genitori, mogli, fidanzate e amici. Erano utilizzate anche dalle famiglie per i loro cari in guerra. Leggendo quanto scrivevano nei semplici messaggi, carichi d’affetto, traspare un comune senso di tristezza e di speranza che la guerra finisca presto e arrivi la pace che permetta alle famiglie di ritrovarsi unite. I soldati ringraziano i loro cari per aver ricevuto pacchi di generi di conforto e indumenti pesanti per ripararsi dal freddo e dal gelo delle pianure galiziane e dei monti Carpazi. In alcune cartoline scritte tra privati viene ricordata la tristezza presente in molte famiglie che hanno perso un loro caro e nelle famiglie che non possono festeggiare tutti assieme una felice serata di Natale. Le cartoline a volte sono piccole opere d’arte disegnate da famosi illustratori e pittori dell’epoca. Si notano le firme di Franz Kudera, Anton Marussig, Egger Lienz, Adam Setkowicz, Ferninand Benesch, Katl Feiertag, Hans Berttle, Richard Moser. Artisti che erano stati coinvolti per rappresentare soldati al fronte, di guardia o in trincea la notte di Natale, con gli angioletti venuti a portar loro dei doni, il soldato attorniato dai regali ricevuti che scrive a casa. Anche se riportano momenti di tranquillità a volte anche di allegria attorno ad un alberello addobbato, i soldati appaiono spesso con espressioni pensierose e tristi.Nella mostra – sarà visitabile nella sede di via Matteotti fino al 6 gennaio ogni giorno (esclusi Natale e Capodanno) dalle 10 alle 19 – si possono ammirare anche alcune rare fotografie in cui soldati e ufficiali festeggiano il Natale. Tra queste un’immagine del Reserve spital, allestito dalla Croce Rossa al seminario teologico di Gorizia, ove si notano alcune Suore della Provvidenza, che svolgevano il servizio di infermiere, assieme ad alcuni soldati feriti e nel quale compare un albero di Natale a rallegrare l’atmosfera di mestizia di quelle giornate di guerra. Si tratta probabilmente del Natale 1914 perché l’anno successivo il “reserve spital” di via Seminario venne chiuso e trasferito altrove per timori di bombardamenti. Altre foto sono scattate in una tenda vicino a una trincea e anche nelle grotte di Postumia, dove i comandi dell’esercito austroungarico festeggiavano il Natale assieme ai familiari.