Quattro secoli di “Scuola di Umanità”

Quattrocento anni fa i Padri Gesuiti, da poco arrivati a Gorizia istituirono la prima classe di grammatica latina nella casa Dornberg e così facendo donarono quella che senza dubbio si può definire la prima scuola pubblica alla città. In quattro secoli molteplici sono stati i cambiamenti e le vicissitudini che la scuola dovette affrontare, come il passaggio dalla direzione religiosa a quella statuale, l’occupazione francese le numerose riforme del sistema scolastico dell’Impero, il passaggio della città all’Italia, l’occcupazione nazista e la nascita della Repubblica: il comune denominatore per questa istituzione a Gorizia fu però la caratteristica che ha dato anche il titolo a questa ricerca: il non cessare mai di essere “scuola di umanità” e di formare generazioni di studenti alle prove della vita tramite la cultura e le lettere classiche. La solidità dell’insegnamento e la validità delle scelte educative unite a lla saggezza di saper leggere i “segni dei tempi” fecero ben presto di questa istituzione un vero e proprio fiore all’occhiello della città, di cui scopriremo la storia assieme alla vita di alcuni alunni illustri che l’hanno frequentata.

I Gesuiti a GoriziaNegli anni successivi al Concilio di Trento, nell’ambito della lotta all’eresia luterana e della riforma cattolica, l’ordine dei Gesuiti si trovava sempre in prima linea con molteplici attività, specialmente educative, le loro capacità erano riconosciute dall’ autorità pontificia che vedeva in loro un valido aiuto soprattutto per l’istruzione che impartivano nei loro collegi. Per quanto riguarda l’area asbugrica, era dello stesso avviso era anche l’Arciduca Ferdinando d’ Asburgo ( principe reggente e futuro Imperatore) che, vedendo i benefici dei collegi già esistenti in territorio imperiale – a Graz erano presenti già dal 1571 – divenne un vero alfiere e benefattore dell’ ordine acquisendo diverse benemerenze verso molti collegi. Alla fine del ’500 le condizioni sociali e religiose della città di Gorizia non potevano dirsi buone: la città non aveva una guida spirituale forte presente in loco poichè era posta nella giurisdizione del Patriarca di Aquileia, perciò il malcostume era diffuso soprattutto fra il clero, come si può leggere nella relazione redatta nel 1593 dal Barbaro, Patriarca di Aquileia, dopo la sua visita ai paesi austriaci. Il pastore tentò di risanare la situazione prendendo provvedimenti contro il concubinato ecclesiastico e le numerose apostasie ed ebbe come validi alleati in questa operazione Gerolamo di Porcia, nunzio apostolico a Graz, e lo stesso Federico II. Proprio l’Arciduca, conoscendo la validità dei Gesuiti in campo educativo fu un promotore del loro arrivo in città: il 3 novembre 1614 scrisse agli Stati Provinciali, chiedendo un finanziamento di 2000 fiorini per l’apertura di un collegio, poichè “I padri della Compagnia, come in tutti i luoghi dove hanno un collegio, istruirebbero ex professo anche la gioventù di costì, più e meglio di quanto non lo facciano gli altri pedagoghi, di cui pertanto non ci sarebbe più bisogno”. A Gorizia infatti erano già presenti i Cappuccini e i Francescani che si dedicavano alla predicazione e alla cura d’anime, fin dalle prime trattative si mise in chiaro che il motivo più importante per il quale i Gesuiti dovevano arrivare in città era l’educazione dei fanciulli. Dopo lunghe trattative nel 1615 alcuni membri della Compagnia di Gesù arrivarono in città, come confermano i documenti della Curia Generalizia, con il desiderio di stabilirsi presso palazzo Cobenzel (poi divenuto palazzo episcopale); per tre mesi furono ospitati a casa Coronini e nell’ottobre di quell’anno, accettando la donazione del Barone Vito di Dornberg si stabilirono nella casa che egli aveva lasciato all’ordine, assieme alla chiesa di San Giovanni (oggi in via Ascoli).

La scuola dei GesuitiProprio a casa Dornberg nel 1616 Francesco Antonelli diede inizio all’insegnamento dei rudimenti della lingua latina, secondo la ricostruzione del Morelli. Altri studiosi dicono invece che la data di inizio dell’attività educativa si debba posticipare di tre anni, poichè i Gesuiti, arrivati nel belmezzo delle “Guerre Gradiscane” avrebbero avuto la mansione di cappellani militari fino al termine del conflitto. E’ ragionevole pensare però, viste le condizioni della gioventù in città, che una parte di religiosi fin da subito si fosse dedicata all’insegnamento mentre un’altra parte alla cura d’anime dei soldati. In ogni caso al termine del conflitto la scuola potè crescere e meglio struttuarsi: a partire da quella prima classe di grammatica se ne aggiunsero altre tre, che permisero, nel 1620 di avere un corso quadriennale completo, al quale vennero aggiunti il corso di poetica nel 1622 e quello di retorica nel 1624. La scuola era ben organizzata: le discipline umanistiche erano finalizzate a far apprendere le lingue classiche ai discenti sia attraverso lo studio della grammatica che con il contatto diretto con i testi, dai componimenti più semplici a quelli più elaborati. Gli autori affrontati più spesso erano Cicerone e Sallustio per la lingua latina, Tucidide ed Omero per quella greca, senza tralasciare i testi dei “Padri Greci” come S. Basilio o Gregorio Nazianzieno. L’attività didattica era regolata secondo le norme della Ratio Studiorum che disciplinava la scansione dell’anno scolastico (diviso in una parte di spiegazioni e in una di esercitazioni preparatorie alle dispute finali) e dei momenti della giornata, affiancando sempre alla formazione culturale quella spirituale e religiosa programmando colloqui personali e momenti di preghiera e riflessione, uniti all’ ora di “dottrina” settimanale. La forte disciplina era palesata con regole rigide che prevedevano nei casi più gravi anche punizioni ed espulsioni dalla scuola stessa.Nel 1629 per iniziativa del Conte de Werdenberg venne aperto dai Gesuiti un seminario per ragazzi bisognosi sito in casa del conte stesso. La scuola venne inaugurata nel 1630 e quattro anni dopo gli studenti si trasferirono in una casa più grande comprata dal nob. Sembler in via delle Scuole, (oggi via Mameli – il palazzo è ora sede della Biblioteca Statale), che negli anni venne ampliata e ristrutturata a seconda delle esigenze della scuola. Anche i corsi crebbero: nel 1639 aprì il corso di morale, nel 1650 quello filosofico ( che nel 1726 divenne triennale) e il 1745 vide l’apertura di un corso di matematica. Dal 1647 sono registrati nelle cronache del collegio i numeri di studenti: in quell’anno furono “oltre 400” mentre nelle annate più numerose si contarono 446 studenti nel 1693 e 437 studenti nel 1700. Nel momento di maggior splendore quindi la scuola poteva contare su tre classi di grammatica, due di umanità e corsi superiori in ben quattro materie. A causa della bufera che da tempo circondava l’Ordine, causata dai nemici dell’Ordine stesso, il 21 luglio 1773 con il breve “Dominus ac Redemptor” Papa Clemente XIV sciolse la Compagnia di Gesù, un mese dopo il decreto venne letto ai responsabili ed alunni della scuola dal Conte Rodolfo Coronini. Con questo atto la città perse la prima grande istituzione educativa pubblica eretta da quei padri che tanto si fecero amare e stimare. Tuttavia da Vienna si cercò subito di riparare a questa grave mancanza inviando i padri Piaristi, che di lì a poco avrebbero ripreso le lezioni in attesa di nuove soluzioni.

Un allievo celebreFra gli alunni della Scuola dei Gesuiti è doveroso citare Marco d’Aviano, che la frequentò dal 1643 al 1647. Al secolo Carlo Domenico nacque ad Aviano il 17 novembre 1631 e dopo aver appreso i primi rudimenti del sapere da un maestro locale venne mandato dalla madre al Collegio, che frequentò dal 1643. A 16 anni scappò dal collegio nel tentativo di raggiungere l’isola di Creta per aiutare i Veneziani, da tempo assediati dai Turchi. Giunto a Capodistria trovò rifugio dai padri cappuccini che lo ospitarono e nello stesso anno emise la professione religiosa con il nome di Padre Marco d’Aviano. Dopo molti anni di ministero vissuto nella normalità dal 1680 intraprese due viaggi missionari in tutta Europa dove si contraddistinse per l’ardore apostolico, tanto da divenire consigliere e confidente dell’imperatore Leopoldo I. Contemporaneamente si difuse presto la sua fama di taumaturgo e nel 1683 su incarico del Papa si portò a Vienna per assistere l’esercito contro l’assedio turco. Riconosciuto dai sovrani cattolici come protettore della cristianità in pericolo, morì il 13 agosto 1699, pochi mesi dopo la firma della pace fra la “Lega Santa” europea e i turchi. Gli arcivescovi di Gorizia Sedej e Bommarco furono i principali promotori della causa di beatificazione del frate del quale vennero riconosciute le “virtù eroiche” nel 1991.(1. continua)

Bibliografia– I Gesuiti a Gorizia, estratto da “Studi Goriziani”, I. Lovato, Gorizia 1959- Marco d’ Aviano Gorizia e Gradisca, a cura di W. Arzaretti e M. Qualizza, Gorizia 1998- Petali di Gorizia, V. Feresin, Gorizia 2015- Una scuola una città, dal Seminario Werdenbergico al liceo classico “Dante Alighieri”, AA.VV., Gorizia 1991.