Palazzo Attems Petzenstein riapre le porte ai visitatori

“Palazzo Attems Petzenstein è oggi un luogo ritrovato; riapre dopo più di tre anni di  chiusura, che sono stati però forzieri di sorprese e grandi risultati”. Così la dottoressa Anna Del Bianco, direttore generale dell’Ente regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, ha introdotto la presentazione dei lavori di restauro che hanno interessato il Palazzo.Un’opera di recupero importante, tanto a livello temporale – 13 i mesi effettivi di lavoro, da dicembre 2020 a gennaio 2022 -, quanto a livello economico: i fondi regionali impiegati sono stati pari a 456.000 euro, di cui 331.000 esclusivamente per i lavori. Ben 15 su 16 le sale del piano nobile coinvolte nell’opera, insieme al Salone d’Onore e lo Scalone Monumentale.I lavori di restauro, che hanno riguardato i soffitti storici, si sono resi necessari a seguito del distacco di una porzione di intonaco avvenuta in una delle sale a fine 2018. “Nei primi mesi del 2019 è stata così svolta un’indagine complessiva – ha illustrato l’architetto Andrea Marchesi, collaboratore del RUP – che ha fatto emergere una conservazione non ottimale degli intonaci”. Nello specifico: il Servizio gestione immobili della Regione FVG ha svolto una campagna di indagini strumentali dei soffitti storici del Palazzo, per verificarne lo stato conservativo e le condizioni di sicurezza. La ditta Esedra r.c. di Udine ha invece svolto delle analisi conoscitive, dalle quali è emerso un quadro fessurativo diffuso. Sulla base di quanto emerso i tecnici del Servizio hanno steso un progetto di fattibilità tecnico – economica e definito una prima stima, tanto degli interventi, quanto dei costi. Il progetto definitivo esecutivo e l’incarico di Direzione dei lavori sono stati invece affidati al raggruppamento temporaneo di professionisti composto dagli architetti Elisa Trani e Alessandra Monorchio, dal restauratore Claudio Di Simone, dall’ingegner Renato Modolo e dal geologo Roberto Simonetti. Tutte le scelte progettuali, gli interventi e i materiali sono sempre stati condivisi, in ogni fase, con i funzionari della Soprintendenza FVG. I lavori di restauro, in seguito a gara d’appalto, sono stati affidati all’impresa Lithos Srl di Venezia.”Si è trattato di un cantiere “complesso” – ha aggiunto Marchesi – poiché man mano che i lavori avanzavano, emergevano nuovi elementi, che spesso hanno consentito di portare alla luce elementi decorativi non conosciuti, come ad esempio la decorazione a tempera raffigurante un angioletto posta sulla cornice del soffitto di una sala, e addirittura hanno concesso di ri-datare alcune parti del Palazzo”. Gli interventi sui soffitti settecenteschi hanno dimostrato infatti come alcuni elementi architettonici, realizzati in epoche diverse a partire dall’800 fino al secondo dopoguerra, fossero dei perfetti rifacimenti “in stile”, tali da confondere l’autenticità delle attribuzioni.In alcune sale poi la messa in luce di decori che erano stati occultati da numerose stratificazioni di tinteggiature ha comportato la riproposizione di essi mediante ricostruzione, riconoscibile per tono e forma a memoria degli stessi. In alcune stanze invece il degrado del materiale era purtroppo troppo elevato e si è preferito optare per una demolizione e ricostruzione, replicando o recuperando gli elementi di decoro.Il restauro dei soffitti del piano nobile è stata anche occasione per utilizzare tecniche davvero innovative, come quella che ha visto l’impiego di trefoli in fibra di basalto al posto dei consueti in fibra di vetro. La versatilità, resistenza, leggerezza ed elasticità di questo materiale ha consentito un intervento più idoneo al tipo di supporto ligneo dei controsoffitti, come per esempio in quella che viene chiamata “Sala delle Metamorfosi”, riccamente ornata da stucchi.Tra gli altri elementi emersi, anche la particolarità di alcune cornici dei soffitti, realizzate nel dopoguerra in quello che Alessandro Quinzi , conservatore dei Musei Provinciali, ha definito “un polistirolo antelitteram”: legno carbonizzato, per alleggerire il più possibile la struttura decorativa.I lavori hanno toccato inoltre lo Scalone Monumentale, dove la rimozione dell’intonaco ha rivelato lo scheletro dell’orditura lignea delle centine e delle volte lunettate, e il Salone d’Onore. Qui le opere hanno riguardato anche il restauro della grande tela “Gli Dei dell’Olimpo” di Antonio Paroli, collocata nel 1744 proprio sul soffitto del Salone. Intervento di recupero complesso, soprattutto per le dimensioni dell’opera pittorica – 4,5 metri di larghezza, 2,6 metri di altezza, posta a ben 6 metri da terra – che ha consentito però, grazie ad una delicata pulitura e a un misurato intervento di integrazione pittorica, di recuperare la luminosità e i chiaroscuri originari, valorizzando quella che è considerata una delle opere più riuscite del Paroli.Presenti alla riapertura di Palazzo Attems Petzenstein anche gli assessori regionale, Sebastiano Callari e Tiziana Gibelli. Quest’ultima ha voluto sottolineare come questo sia “uno dei tanti momenti che tracciano il percorso verso il 2025, anno topico per Gorizia ma per tutta la Regione. Dobbiamo prepararci al meglio e restituire a questa città ciò che le spetta, affinché prima di tutto la sua cittadinanza possa goderne appieno, quindi possa valorizzarlo e sfruttarlo per questo grande e fondamentale evento”.