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Mons. Trevisan: un sacerdote Bisiac in Friuli

70 anni fa la morte del sacerdote che fu parroco per tanti anni a Visco

Parole chiave: mons. Angelo Trevisan (1)
Mons. Trevisan: un sacerdote Bisiac in Friuli

Nel 1930, arriva a Visco il nuovo parroco decano don Angelo Trevisan (1887- 1953). Nella grande guerra, era stato curato dei profughi "goriziani" a Pottendorf.
A Chiopris, in un comizio del socialista Giovanni Minut, sostenne, in vivace contradditorio, le tesi sociali dei cattolici.
Là, era così ben voluto che, per il suo trasferimento a Muscoli, ci fu una sollevazione popolare, con tanto di scritte sui muri.
Il viaggio da Muscoli a Visco fu solenne. Nei quattro paesi che attraversò, si presentava in piedi sulla carrozza scoperta, con la bombetta in testa e, tra lo scampanio festoso, salutava la gente dispiegando un fazzoletto bianco.
Forse fu anche lui fu uno dei sacerdoti che non seppero adattarsi alla nuova situazione politica nel passaggio fra Austria e Italia.
In molti rimane il ricordo di una persona burbera, dimessa, ma, guardando fondo, si legge nella sua vita la traccia dell’eminentista (il massimo in tutte le discipline!) nello Staatsgymnasium di Gorizia, che, nei momenti cruciali della grande storia, capace di calarsi anche nei piccoli paesi, intuì l’importanza e seppe fare l’intero proprio dovere.
Nel 1943, consapevole di cosa significasse allontanarsi dalla propria terra, si interessò alla situazione venutasi a creare quando venne istituito il campo di concentramento fascista di Visco che "ospitò" migliaia di prigionieri della Jugoslavia. Per le elezioni 1948, aiutò la formazione della lista DC, dove privilegiò l’appoggio al ceto popolare, rispetto alla piccola borghesia paesana. Allora sospirò un "Cà gi oress Faidutti", intendendo che il momento, per la diocesi e per l’Italia, avrebbe richiesto le capacità di un tale uomo.
Completamente disinteressato al denaro, nella sua canonica ospitò un sacerdote in pensione e, in tempi di miseria, teneva con sé, per un periodo, i chierici del decanato che si apprestavano a celebrare la prima messa
Era una persona di rara intelligenza, cui univa una ironia modulata nelle varie situazioni della vita.
A Visco, faceva parte del paesaggio, ed era abituale vederlo "sull’alt da glesie", mentre recitava il breviario, con il "quadrato" in testa e la inseparabile "bagoline" appoggiata al gomito. Altro momento consueto, il suo trasferirsi, in maniche di camici,a con tiracche, dalla canonica all’osteria di Azzan, per trattare a tu per tu con le carte da gioco (era un mago), tra una boccata e l’altra della profumata sigaretta Serraglio. Il suo genio per la matematica, ormai, si ricordava solo così.
I suoi cappellani avevano via libera in tutto, e don Bruno Vittor continuò una ventata di novità in parrocchia, dispiegando una azione a vasto raggio nelle associazioni cattoliche, riprendendo
il lavoro con la gioventù, iniziate da don Silvano Piani, con tutte le branche della azione cattolica attive.
La sua morte, per il paese, segnò il cambio di un’epoca, segnata poi, per decenni, dalla cara, energica e limpida figura di mons. Umberto Miniussi.
Da mons. Trevisan le presi un paio di volte (avevo 9 anni quando morì), ma la mia gratitudine va a lui che mi ospitava nei rigidi inverni, allorché mi spostavo dalla mia glaciale cucina in quella calda, ampia della canonica e, quando arrivava qualcuno, "ruggiva" un "Zito, che l’duar al frut!

In foto: nel campo profughi di Pottendorf, don Angelo Trevisan è il n. 2; n. 1 è don Mario Trampus, parroco di San Canzian d’Isonzo, n. 3 è don Agapito Miniussi (numeri segnati da don Trevisan).

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