La “storia di Giona” una luce accesa

Grazie anche alla magia delle immagini del fotografo Elio Ciol e per le testimonianza ricca ed intensa dei relatori (Cristiano Tiussi, Rajko Bratoz, Marco Plesnicar, Sergio Tavano, coordinati dal presidente dell’Istituto di storia Ivan Portelli) un fortunato gruppo di ascoltatori, ha avuto la possibilità di lasciarsi ammaliare ancora una volta  dallo splendore dei mosaici della basilica di Aquileia e di misurarsi con la lezione dei costruttori (del vescovo Teodoro) e con gli scopritori cento anni fa del ciclo di Giona; e anche di rivivere il messaggio che da essi promana e rinnova continuamente. Una attualità eloquente: Aquileia con il suo patrimonio ineguagliabile e la storia della basilica e dei suoi mosaici con la storia intrecciata di Aquileia e di Gorizia in specifico, sono diventate un modo per celebrare un monumento e una storia, in occasione della pubblicazione di un libro da parte della Fondazione Aquileia nell’imminenza della celebrazione dei mille e  duecento anni di Aquileia, fondata nel 181 avanti Cristo.La pubblicazione è stata edita in occasione della mostra “Archeologia ferita” per ricordare Giona, figura presente nelle tre grandi religioni.Specchiarsi in Aquileia non è un vezzo o una romanticheria e tantomeno per Gorizia: anzi rappresenta un bisogno perché ne recupera i fondamenti e, insieme, ne illustra le caratteristiche. La presentazione del libro a Gorizia non poteva avere migliore contesto ed riverbero, come è stato ricordato da direttore della Fondazione “Aquileia”, Cristiano Tiussi che ne ha sottolineato l’urgenza di un confronto storico e culturale. Il prof. Bratos ha tracciato a grandi linee e con tanti importanti particolari l’ambiente ed il contesto storico della vicenda e dei protagonisti (Teodoro in specifico) ai quali si deve la realizzazione del grande mosaico aquileiese. Un quadro storico illuminante e convincente: la realizzazione dei mosaici -oltre ad essere una straordinaria e unica opera artistica- accompagna ed esprime l’impegno della chiesa aquileiese per l’unità , la diffusione della fede e dell’opera evangelizzatrice, il superamento delle divisioni. Tutto incentrato sul rapporto fra Gorizia e Aquileia. Invece, il contributo di Marco Plesnicar che non ha mancato di rileggere le vicende della cattedra episcopale di Gorizia dopo la soppressione del patriarcato (1750) e delle iniziative dei vescovi goriziani, culminate  con la istituzione della particolare fondazione per la basilica. L’iniziativa con la quale l’arcivescovo Sedeij ha inteso non solo promuovere un monumento ma caratterizzare tutta la sua azione pastorale attorno al patrimonio storico, spirituale e teologico pastorale della viva tradizione aquileiese. Non tanto una valorizzazione turistica  ed economica (come oggi si vorrebbe), quanto un impegno per cogliere -nel tempo, sebbene in una situazione delicata e nuova come nel passaggio dalla fine ottocento al nuovo secolo, liberandosi dai rimasugli ottocenteschi, l’occasione per radicare la vita dei cristiani e la azione della diocesi non su valori alterni ed effimeri ma sul patrimonio della chiesa dei Padri.Un prezioso riferimento alla urgente necessità di rilanciare l’identità della chiesa e il radicamento in Aquileia: tale progetto merita non solo la riconoscenza di quanti sono gli eredi ma il riconoscimento della storia e della cultura, e l’impegno, di conoscere e costruire futuro alla luce di un patrimonio tanto prezioso ed esemplare. Ha concluso l’incontro una lucidissima presentazione dei mosaici -oggetto della pubblicazione del libro- a cura del prof. Sergio Tavano. Grazie alle belle immagini di E. Ciol – oggetto di una felicissima pubblicazione degli anni ’70 del secolo scorso curata dal parroco di Aquileia, mons. Luigi Marcuzzi – è stata possibile rivivere nelle emozioni del professore e insegnante la bellezza del mosaico e anche cogliere  le sfumature artistiche e il messaggio culturale e spirituale della vicenda di Giona. I mosaici del ciclo si presentano come il superamento dell’arte romana e conservano uno straordinario carattere di modernità. La presa di coscienza della missione della Chiesa che, anche attraverso questi inarrivabili reperti artistici, è un invito alla fede nella resurrezione per una vita nuova; uno stimolo a credere fortemente nella missione evangelizzatrice  e civilizzatrice che sono le caratteristiche portanti della chiesa aquileiese. Aquileia , dunque, si presenta come una patria, cioè la terra dei padri senza alcuna caduta nazionalistica e come chiesa capace di innestare un processo di promozione della civiltà dell’amore. Due ore di intensa passione e di vero interesse alla luce di una storia, quella di Giona e dei mosaici aquileiesi, ma anche della nobile storia di chiesa e di popolo.