La storia dei nostri avi per costruire il nostro futuro

Nel vasto panorama bibliografico sulla prima guerra mondiale, arricchitosi in questi anni per le celebrazioni del primo centenario del conflitto, va segnalato il libro di Giorgio Milocco e Dario Kenda “Uomini di Chiopris-Viscone nella prima guerra mondiale”, edito grazie al gruppo locale dell’Ana e con una prefazione di Angelo Floramo.Il volume, che sarà presentato martedì 25 settembre alle 20.30 all’Azienda Villa Chiopris a Viscone, offre uno spaccato della vita e delle sofferenze degli abitanti del piccolo paese che, allora, apparteneva all’Austria-Ungheria. Storie di gente, non per questo meno importante. Anzi sono queste memorie storiche che vanno ricordate per mantenere salde quelle radici che affondano nella storia e nella cultura  di un territorio. Un impegno per i giovani di oggi e per quelli di domani perché la storia dei propri avi è la nostra storia sulla quale costruire il futuro.Giorgio Milocco, che si è già cimentato in pubblicazione di storia locale legata anche alle vicende della prima guerra mondiale, assieme a Dario Kenda ha scandagliato nella vita dei chioprivesi documentandola grazie a ricerche in vari archivi privati e pubblici. Una buona metà del libro riporta il lungo elenco degli uomini di Chiopris-Viscone sia cittadini austriaci che “regnicoli”: brevi note per ognuno di loro, ma molto importanti, perché appartengono  alla storia dei due paesi. Vengono riportati  i nomi del militari  deceduti tra il 1915 e il 1917 nelle file dell’esercito austro-ungarico. Viene riportato anche l’elenco dei militari italiani morti durante le battaglie e sepolti nei cimiteri di Chiopris e dei paesi vicini, riesumati negli anni successivi alla guerra e traslati nel sacrario di Redipuglia.La ricerca mette in evidenza come 44 cittadini italiani chiesero e ottennero la cittadinanza austriaca e così “hanno pertanto combattuto gli uni contro gli altri”, “fradis cuintra”, si direbbe in friulano.Un capitolo, scritto in collaborazione con mons. Mauro Belletti, per alcuni anni parroco di Chiopris-Viscone, è dedicato in particolare agli internati in Italia sia civili che religiosi allontanati solo con l’accusa, mai provata con processi o sentenze, di essere filoaustriacanti se non proprio spie. Accadde in tutti i paesi del Friuli austriaco occupato dall’esercito italiano e non si sottrassero neppure Chiopris e Viscone.Milocco e Belletti tratteggiano le figure dei sacerdoti internati in Italia che, o originari del posto o per aver svolto il ministero pastorale, sono legati ai due paesi. Come don Giovanni Mondini, don Luigi Pinat, don Bartolomeo Mullon e don Massimiliano de Pelka.Questo ebbe una sorte diversa da quella dei suoi confratelli: cappellano e confessore delle Suore della Provvidenza a Cormons, il 1 giugno 1915 venne arrestato. Ma la sua detenzione durò un giorno: su interessamento della Madre generale Cecilia Piacentini poté tornare in convento, dove rimase in una sorta di arresti domiciliari fino al ritorno degli Austriaci nell’ottobre del 1917.Ci fu anche il sacerdote italiano, allora cappellano militare, don Gaetano Mauro, reggente della parrocchia di Chiopris dall’aprile 1916 all’ottobre 1917, che venne arrestato dagli Austriaci e destinato ai campi di internamento prima di Marktrench e poi di Katzenau. Le gente di Viscone non lo dimenticò tanto che gli furono inviati nel campo di prigionia pacchi di farina di granturco. Don Antonio Gratton, nativo di Chiopris, nel 1915 si rifugiò a Vienna e per tutto il periodo della guerra prestò soccorso ai profughi. In esilio volontario a Firenze andò don Antonio Fuchs, che fu per diversi anni parroco a Chiopris, per seguire i profughi gradiscani.Una decina di civili invece che furono allontanati del paese e inviati in esilio in diverse città  italiane come il podestà Giovanni de Pelka, internato in Sicilia, e suo fratello Luigi, internato a Campobasso. Stessa sorte toccò ai fratelli Antonio e Leone Gallas. Due le donne internate, Pia Milloch in Pian e Santa Amabile. Quest’ultima, madre due figli minori, riuscì a ottenere il permesso di rientrare, a guerra in corso, a Chiopris.Il libro, grazie a un intervento di Ivan Portelli, offre anche uno spaccato della vita parrocchiale di Chiopris durante la guerra.La mancanza di sacerdoti aveva obbligato a una reggenza, affidata ai cappellani militari, mentre il territorio veniva inglobato nella diocesi di Udine e nella forania seguita dal parroco-decano don Giuseppe Peteani, che aveva giurisdizione dal Collio al mare.Completano il libro capitoli dedicati alla famiglia lealista Caneva di Viscone e la storia degli Schutzenkompanie di Chiopris-Viscone.