La musica mitteleuropea di Marij Kogoj

Una storia avvincente, quella di Marij Kogoj. Quasi un soggetto per un film dove gli elementi ci sono tutti: l’amore perduto, una vita nell’assoluta povertà, l’incontro con la ’’grande’’ musica, la follia e l’esperienza dell’ospedale psichiatrico, la condanna ad una “morte civile’’.Kogoj era un uomo con un’energia inflessibile, con cui ha cercato di penetrare tutte le questioni della vita e dell’arte negli anni dell’inizio del nuovo secolo. Nato a Trieste nel 1892 dove suo padre Štefan si sposò con la quindicenne Angela Antonio Filippini, ma ammalatosi di tubercolosi, morì in ospedale.A quel puntò la madre abbandonò i figli.Dopo la morte del fratello maggiore, Marij e la sorella furono mandati prima a Kanal sull’Isonzo, luogo di nascita del padre e dopo a Gorizia. A Kanal frequentò le scuole elementari e a Gorizia il ginnasio.Fin dalla giovane età mostrò un talento musicale unico. Già a Kanal l’insegnante Mihael Zega si prese cura del suo talento, a Gorizia fu il sacerdote, insegnante di musica, Franc Setni?ar, a introdurlo nel mondo della musica del Novecento.La prima composizione importante di Kogoj è del 1911, mentre era ancora al liceo pubblicò una composizione per il coro misto Trenotek (L’attimo), che la critica valutò come una prospettiva promettente. Con esso, ’’avrebbe dato via all’espressionismo musicale anche sul nostro territorio goriziano’’.Dal 1914 lo troviamo a Vienna, dove segue le lezioni di contrappunto e composizione con il professor Schreker ed il corso di strumentazione con Arnold Schönberg, il famoso compositore ebreo.Nella capitale austro-ungarica visse in grande povertà, l’unico suo reddito lo ebbe lavorando nel tempo libero come apprendista presso un fabbro.Dopo la fine della guerra mondiale si fermò a Ljubljana, dove divenne insegnante nella scuola di musica e maestro di coro dell’Opera.Si occupò anche di critica musicale e pubblicò diverse composizioni: Samospevi(Canzoni per solisti), Marijine pesmi (Canzoni mariane), Šest klavirskih skladb (Sei pezzi per pianoforte); ma la città lo rifiutò, si è fatto purtroppo troppi nemici a causa delle sue critiche troppo aspre.Ma è pur anche vero che Ljubljana dopo la guerra non ha potuto godere di una vita culturale tale da offrire al giovane Kogoj tutte le possibilità di affermazione e impiego che a lui si addicevano. Non dimentichiamo che il maestro di Kogoj fu il grande Schönberg, che fu uno tra i primi a scrivere musica al di fuori dalle regole del sistema tonale, fondatore della musica dodecafonica.Non c’è da meravigliarsi che abbia preso le idee e le tendenze espressionistiche dell’insegnante, le ha trasferite nella terra natale, nelle emozioni e le abbia riversate nella sua opera musicale. Il risultato è uno stile che unisce la trasformazione individuale del movimento dell’ultimo periodo del romanticismo tedesco (Wagner, Schreker, Strauss, Schönberg) con la ricerca busoniana di nuove possibilità espressive e di una nuova estetica, ma in termini di contenuto è completamente impegnato alla scoperta espressionista della verità umana.Divenne sempre più isolato, per cui decise di tornare nel Litorale.Visse allora tra Gorizia e Trieste.Di lui si sa che a Gorizia volle fondare una scuola di musica.Ebbe anche concerti e si esibì in una serate futuristica insieme ai poeti Tommaso Marinetti e Sofronio Pocarini, scrisse pure composizioni, mise in musica una commedia giovanile.Nel 1924 tornò a Ljubljana dove fu chiamato a dirigere nell’Opera cittadina e dove completò la stesura delle ¤rne maske (Maschere nere) che causarono una vera e propria rivoluzione nella vita musicale slovena dell’epoca.L’opera contribuì all’ulteriore sviluppo dell’espressionismo nella musica e influenzò numerosi compositori anche dopo la seconda guerra mondiale. Fu l’ultimo e il più grande successo di Kogoj. Certo, non ha raggiunto la popolarità voluta, era troppo insolita per lo spettatore medio e troppo nuova per poter essere accettata.A Ljubljana vi rimase fino al 1932, l’anno in cui stroncato da una grave malattia mentale che lo portò a trascorrere quasi tutti gli ultimi vent’anni, incapace di lavorare, in ospedale.Morì nel 1956.Nel 1967 fu costruito in suo onore un monumento a Kanal e ogni anno nei giorni di fine estate si svolgono le Giornate di Kogoj (Kogojevi dnevi), dedicate alla musica espressionista slovena.Grazie alla sua forza interiore e ai suoi risultati artistici, Marij Kogoj appartiene al mondo della grande musica mitteleuropea degli anni Venti e Trenta.