La Madonna di Monte Santo incoronata a Gorizia

La Chiesa Cattolica durante l’anno 2017 più volte ha posto al centro la riflessione mariologica, soprattutto in riferimento al centenario dalle apparizioni di Fatima, unico evento mariano ad essere citato nel Magistero, poichè ad un secolo di distanza il messaggio che la Vergine ha dato in custodia ai tre pastorelli, ha ancora bisogno di essere da molti accettato, capito, interiorizzato e soprattutto applicato. Anche le chiese particolari di Gorizia e della vicina Slovenia sono però interrogate sul proprio rapporto con Maria poichè, dopo il mese dedicato alla Madonna, si celebreranno i trecento anni dall’incoronazione (avvenuta nel Travnik il 6 giugno di tre secoli fa) della Madonna di Monte Santo – Stara Gora – Madone di Mont: un nome declinato nelle tre lingue del territorio a significare anche come l’antico santuario sia da sempre incontro di popoli ai quali ad un certo punto della storia è stato imposto un confine, che però non ha impedito l’unità nella fede nella Madre del Signore che dall’alto ci protegge. Dal punto di vista storico l’importante tricentenario verrà ricordato il 6 giugno prossimo con l’iniziativa “un pomeriggio in biblioteca” presso la Biblioteca del Seminario Teologico Centrale.

L’incoronazioneLa storia di Monte Santo inizia, come tutti sanno, nel 1539 con l’apparizione ad Orsola Ferligoi, mentre è di cinque anni più tardi la consacrazione della basilica e il dono dell’effigie. Nel Compendio Storico della erezione, distruzione e riedificazione del santuario di Maria SS. di Monte Santo” edito a Udine nel 1841 possiamo leggere le cronache delle varie fasi, anche diplomatiche, fra la Santa Sede e il Patriarcato, che portarono all’incoronazione dell’effigie. “Questa (l’effigie) fu dopo quella di Tersato la prima in tutto l’Impero Germanico solennemente incoronata. Si addrizzò il memoriale al reverendissimo capitolo di Roma nel 1715. Ai 22 di giugno rescrisse immediatamente al Patriarca d’Aquileja, pregandolo di spedire gli autentici Documenti di quanto asserviano le Padri di S. Francesco Custodi del Santuario per comprovare l’origine,antichità e molteplicità dei miracoli. Raccolti, spediti, e ricevuti dal capitolo Vaticano, esso decretò che non solo potevasi, ma dovevasi alla solennità dell’incoronazione procedere. Pubblicata dal Pergamo in tutti i dominii dell’Augusta Casa d’Austria; eseguita dal Vescovo Marotti, come deputato del Capitolo di S.Pietro in Vaticano, scelto da Monsignor Giorgio Spinola Nunzio Apostolico appresso l’Imperatore Carlo VI, il quale Capitolo per lascito ricchissimo fattogli dal Conte Alessandro Sforza deve supplire alla spesa delle Corone da imporsi a tutte le immagini di Maria Vergine celebri per miracoli; assistito dall’Abate Mitrato Fattori, e da Tommaso Gorzer Preposito Mitrato di Seneblin, e Parroco di Villa Vicentina, oltre tutto il clero secolare e regionale, confraternite, nobiltà, truppe, cittadini ed immenso popolo: il Governo, tra i quali sono nominati Giovanni Giuseppe Conte di Wildenstein Capitanio di Gorizia, Leopoldo Adamo Conte di Strassoldo Luogotenente in Città, e Francesco Antonio Conte de Lantieri. La gran piazza della città, denominata Traunich, fu il luogo delstinato alla solennissima funzione (e perciò nella facciata del Palazzo di S.E. il Sig Gerolamo Conte della Torre, Maresciallo della Provincia, in cui ad eterna memoria vi si vede ancora incisa in pietra l’effigie di M.V. di Monte Santo): fu per ciò innalzato un vastissimo padiglione ornato a modo di Sacro Tempio, con nobilissimo Trono, dove trasportata con somma pompa la sacra immagine, fu collocata, e col consueto rito, tra spari, evviva, e divote lacrime fu affissa una Corona d’Oro alla Beata Vergine, ed altra al Divinissimo Figlio, ammendue arriccite di gemme offerte della Signora Contessa Anna Catterina de Selemburg di Lubiana; e dopo essere stata la Sacra immagine esposta alcune ore in Duomo, poi alla Chiesa delle Monache Orsoline, indi nel Convento di Santa Chiara, per soddisfare al divoto zelo di quelle sacre vergini, fu la medesima sera con lo stesso maestoso apparato ricondotta a Salcano nella Chiesa dell’Ospizio dei medesimi Religiosi di Monte Santo, ove egual pompa la mattina seguente fu riportata, ed ivi per otto giorni sopra innalzato Trono collocata, e con ogni genere di funzioni venerata. Tale e tanto fu il concorso in questi otto giorni, che arrivarono al numero di cento e trentatremile le Sacre Particole che pria numerate, e poscia consecrate, furono distribuite ai Fedeli.”

I pellegrinaggiÈ facile capire dalla grandezza dell’organizzazione dell’evento e dai numeri citati quanto la Vergine del Monte Santo toccasse i cuori dei fedeli goriziani, che mai mancarono di salire e visitare il santuario per pregare, ognuno nella propria lingua, sviluppando così un legame di fede e affettivo importante. Si legge ne “Il Goriziano” all’indomani del grande pellegrinaggio del 1872: “Il 2 settembre, oltre quarantamila persone erano raccolte sulla vetta del Monte Santo. Chiamati da un semplice invito, erano accorsi da tutti i punti della Diocesi (…). Fu, per dirlo col linguaggio moderno, un solenne plebiscito, e quelle migliaja di pellegrini deposero il loro suffragio che proclamava l’amore alla Vergine e la devozione alla Chiesa e al Pontefice (Pio IX, ndr) Era la massima parte popolino, è ben vero; uomini dalle mani callose e dalle vesti di sarzia, ma Iddio non distingue tra l’anima d’un contadino e quella d’un gentiluomo, o d’un deputato al parlamento. Anzi sono appunto gli animi in cui alligna più presto la Sapienza divina, pochè, come disse Cristo “abscondisti haec a sapientibus et revelasti ea parvulis”. Ogni lingua lodava in suo modo il Signore e alle preghiere in idioma latino si confondevano i canti sloveni e le sacre lodi in lingua italiana; era un cuor solo che parlava in differente espressione; eravamo tutti fratelli stretti ad un solo patto, la preghiera per il Padre comune.” E’bello pensare che, superati i controversi e perigliosi eventi del novecento europeo che hanno fatto imbracciare le armi a popoli che da sempre si consideravano fratelli, Maria, oggi in territorio sloveno, sia e possa tornare motivo di unità e comunanza di intenti, che vanno oltre a differenze linguistiche o identità nazionali. Anche Giovanni Paolo II, il papa polacco che fu protagonista nel ricostruire l’Europa lacerata dalle lotte del secondo dopoguerra volle pregare davanti a quell’effigie, riportata in città venticinque anni fa, nel maggio del 1992, in occasione della visita alla città del Santo Pontefice. Lui che si dichiarò a Maria “sono tutto tuo” nel suo motto apostolico ben sapeva quanto la Madre avesse fatto e potesse ancora fare per riconciliare i suoi fedeli figli nell’unità.

Un pomeriggio in bibliotecaSull’evento, viene proposto “un pomeriggio in biblioteca” programmato per il 6 giugno dalle 16.30 presso la biblioteca del Seminario Teologico Centrale. Interverranno la prof.ssa Liliana Mlakar che relazionerà sull’incoronazione dell’effigie della Madonna del Monte Santo e il dott. Andrea Nicolausig che si occuperà dei grandi pellegrinaggi al santuario, in particolare quello dedicato a Papa Pio IX del 1872, con cronache e racconti tratti dalla stampa locale e dagli archivi del goriziano. L’evento è organizzato in collaborazione con la Biblioteca del Seminario Teologico Centrale, l’Associazione Campanari del Goriziano e il Centro Tradizioni di Borgo San Rocco.