In mostra “Kusterle, Compendium”

Evento artistico di altissimo prestigio ai Musei Provinciali di Gorizia, che dal 30 aprile al 1° ottobre ospitano nella sede del settecentesco Palazzo Attems Petzenstein la mostra “Kusterle, Compendium”, la prima antologica dedicata all’opera del fotografo goriziano Roberto Kusterle.In mostra si potrà ripercorrere quasi mezzo secolo di carriera, a partire dai primissimi anni Ottanta del Novecento sino ai giorni nostri, grazie a 230 opere tra dipinti, disegni, sculture, installazioni, video, fotografie analogiche e digitali, molte delle quali provenienti dall’archivio dell’artista ed esposte per la prima volta.Allestita a Palazzo Attems Petzenstein (piazza De Amicis, Gorizia) è stata curata dal prof. Angelo Bertani e dal dott. Alessandro Quinzi, affiancati da Sara Occhipinti dello Studio Faganel nella cura del catalogo.

L’esposizione antologicaIl percorso, ordinato con criterio cronologico, inizia con le fotografie ai sali d’argento dei primissimi anni ‘80, nelle quali è possibile riconoscere i temi cari alla poetica kusterliana – il corpo, la sua simbiosi con la natura, la sua caducità -, che sarebbero stati compiutamente sviluppati a partire dai cicli analogici degli anni ‘90. Prima di arrivare a quella produzione, che avrebbe reso famoso il nome di Kusterle nel campo della fotografia d’arte a livello internazionale, la ricerca batte altri sentieri, quelli di una “pittura” informale d’impronta fortemente materica, che sconfina necessariamente nella terza dimensione, nella scultura e nell’installazione, anche temporanea, spingendo Kusterle verso il video e la fotografia. I cicli analogici – Riti del corpo, Anakronos, Una mutazione silente – nascono da un intenso lavoro di sperimentazione delle tecniche di sviluppo della pellicola in camera oscura, di ricerca dei materiali e da un’accuratissima mise-en-scène prima dello scatto.Il progressivo approdo alla fotografia digitale consente a Kusterle di sviluppare nuovi cicli – I segni della metembiosi, Abissi e basse maree, Morus nigra, Zooxylos, Corpus ligneum, Echo, Cartacei, Il tempo delle cose – e di lavorare sul grande formato. In mostra non mancano momenti di più esplicito confronto con la tradizione artistica del passato sia col recente lavoro Ad fontem del 2021, ispirato alle sculture tardoantiche di Aquileia, sia con i cicli Mutabiles Nymphae del 2010 e Le spose del mare del 2016, allestiti in contiguità fisica con stucchi e affreschi settecenteschi di analogo soggetto marino. Una menzione a parte merita infine il polittico La sacra tovaglia (1997), la cui visione sarà accompagnata da una musica composta per l’occasione da Teho Teardo.La mostra, visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18, è organizzata dall’ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, si avvale della collaborazione del CRAF – Centro di ricerca e archiviazione della fotografia, del Master di I° livello in “Archivi fotografici: digitalizzazione, catalogazione, valorizzazione” del Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Trieste e del Premio Sergio Amidei.