Il Seminario centrale

“Seminario centrale di Gorizia” – come del resto altre istituzioni (biblioteche, ospedali, ordini religiosi…) – ha rappresentato un simbolo e costituisce la cartina di tornasole per cogliere lo spirito ed il cuore la città e della sua storia  ed anche quella del Goriziano, cioè di quella terra che comprende due versanti (italiano o del Friuli orientale) e sloveno (con le propaggini del triestino e non solo).A Gorizia, proprio per la sua posizione, e non certo per il numero di abitanti (di ieri e di oggi), nel secolo diciannovesimo e ventesimo sono presenti ed operanti due seminari: il Central Seminar e il piccolo Seminario (1912-1976). Accanto ad essi  non mancano case religiose prestigiose (dai cappuccini, ai Fatebenefratelli, dalle religiose di Nostra Signora alle suore di via Palladio; senza dimenticare le suore slovene; saranno poi operativi collegi come il S.Luigi  dei figli di don Bosco, l’Aloisivische e, nel tempo, tanti altri. Come del resto sono presenti due ospedali – il civile e quello- ai quali aggiungere l’ospedale lungo degenti dei Fatebenefratelli e l’ospedale Villa S.Giusto , l’ospedale psichiatrico, oltre l’ospedale pneumologico. Insomma, un vero e proprio “presidio” per la città e per il Goriziano. Tornando al Seminario centrale di Gorizia – ospitato nell’attuale edificio appunto in via del Seminario 11 dove opera anche la altrettanto gloriosa biblioteca e, va concludersi la vicenda del Liceo linguistico diocesano – per mole e prestigio esso costituisce la sede di uno degli edifici e delle istituzioni prestigiose cittadine.Pertanto, si meritava e si merita una pubblicazione adeguata. La presentazione del volume ha avuto luogo la scorsa settimana nella sala di lettura della biblioteca: si tratta della tesi di dottorato, rivista e aggiornata, di Ivan Portelli, presidente in questo momento dell’Istituto di storia sociale e religiosa di Gorizia oltre che della Associazione culturale bisiaca.In una parola, un corposo libro di oltre  trecento pagine che vede la luce per iniziativa appunto dell’Istituto di storia,  con una premessa della prof. Liliana Ferrari e una lettera dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli; il libro si è stampato grazie al lascito del sacerdote goriziano monsignor Luigi Ristitz, presso le tipografie cormonesi. L’opera delinea la storia della istituzione dal 1815 al 1915, anche se il seminario ha operato fino al 1947. Cento anni di vita e di storia. Non è difficile intuire che l’istituzione – Seminario centrale – rappresenta il caso singolare di un luogo deputato  per la elaborazione di alta cultura e la formazione dei sacerdoti; allo stesso tempo, coglie e rispecchia un affresco interessante della storia di una “regione”, il Goriziano appunto, perché si è trattato non di un seminario locale o diocesano semplicemente, ma di un “seminario regionale” secondo le indicazioni del Concilio di Trento. Non solo: la sua costituzione è legata alla decisione politica-non solo della diocesi o delle diocesi- ma dello Stato austriaco che aveva a cuore appunto l’esigenza di formare sacerdoti “adatti ai tempi”, cioè “utili”.Dietro alle decisioni sta una precisa e lucida scelta di Maria Teresa e dei suoi successori: quella di formare appunto sacerdoti “utili” perché preparati, adatti a seguire oltre che la gestione della fede religiosa anche impegni precisi a favore della comunità, la educazione e la scuola soprattutto. Oltre che a gestire la vita comunitaria e la  scuola e lo stato civile.Lo Stato si impegnava alla costruzione e alle preparazione dei superiori, educatori e professori a livello locale; poi diede vita a collegi universitari di formazione come l’Augusteum a Vienna dalle cui file vennero funzionari, dirigenti, educatori, professori e una dozzina di vescovi. I caratteri sono quelli di una formazione universitaria ma non accademica.Il Seminario centrale di Gorizia vanta questa prestigiosa tradizione.Il volume se ne fa testimone con ampiezza di documenti e di fondamenti: precisando innanzitutto non si tratta di un patto tra trono e altare ma di un servizio al bene comune, per il quale spendersi insieme -chiesa e stato-  e mettendo in atto le migliori soluzioni per una fondamentale opera formativa. Il libro  di Ivan Portelli è diviso in quattro capitoli: impianto formativo di un seminario; la gestione; gli studi e gli allievi. Quattro capitoli dai quali emergono un sacco di elementi che illustrano i tempi, gli avvenimenti accaduti, i mutamenti come anche i piani di studio dell’istituzione, la spiritualità dei candidati, la teologia e l’ecclesiologia che sta alla base dell’azione pastorale del clero, ma anche le vive espressioni della società nei cento anni di vita e le risposte della chiesa e dello stato. Un libro da leggere anche per il presente ed il futuro. Un motivo in più anche per ripensare la formazione futura alla luce di una ricca esperienza più che centenaria finalizzata a rispondere, con serie ragioni di responsabilità, alla domanda di realizzare una proposta evangelizzatrice nella quale trovi risposta l’impegno di  legare fede e vita. E’ il tema irriducibile di ogni formazione e di ogni  istituzione.