Giuseppe Tominz, maestro del ritratto
I PERSONAGGI DELLA CULTURA GORIZIANA (13)

Un interessante discorso quello di Vittorio Sgarbi al Teatro Verdi di Gorizia domenica 30 aprile.
È stato invitato dal Comune per parlare su Go2025. Il suo intervento al Festival della Contea è stato ricco di spunti e di suggerimenti sulle due città vicine che "hanno ora la possibilità di emergere".
È tempo di parlare di riconciliazione e mettere una pietra sul passato.
Entrambi le dittature, il fascismo ed il comunismo, sono scomparse in due paesi vicini, quindi non ha più senso aggrapparsi a queste idee e combattere contro l’una o l’altra ideologia che non sentiamo più nostre.
Tra le altre cose, Sgarbi ha ribadito che se vogliamo essere incisivi, dovremmo creare per Gorizia e Nova Gorica il mito di una grande città culturale, come si è fatto per Matera e per altre città.
La modesta cittadina di Recanati, ad esempio, esiste nel mondo culturale proprio perché ci ha vissuto Leopardi, altrimenti nessuno si sarebbe accorto di questo luogo.
Dovremmo dimostrare che a Gorizia e a Nova Gorica ci sono davvero persone, pensatori che provengono da due culture diverse, ma che hanno saputo costruire un "laboratorio del pensiero" che non ha eguali in Europa.
L’Europa esiste perché unisce le diversità. Gorizia e Nova Gorica potrebbero essere l’espressione di un territorio che vive gli opposti di due nazioni diverse. Questo dovrebbe essere un territorio in cui il business del turismo non avrebbe dovuto essere messo al primo posto, ma un luogo in cui le nuove idee sarebbero espressione di una vera apertura e di un nuovo futuro fatto di incontri e di collaborazione.
Dobbiamo pensare a una serie di iniziative, riempire quello che ora sembra vuoto, dobbiamo "inventarci" qualcosa di nuovo. Sarà necessario anche valutare quello che già abbiamo. Il sottosegretario al Ministero della cultura ha anche citato Zoran Muzic, Carlo Michelstaeter e Giuseppe Tominz.
Ma chi era Giuseppe Tominz?
Era soprattutto un eccellente ritrattista del suo tempo con un senso raffinato per la caratterizzazione psicologica.
Ha sviluppato la sua arte a tal punto da essere considerato uno dei maestri di questo genere.
Egli era parente di Max Fabiani e suo padre aveva un negozio di ferramenta a Gorizia. Nacque nel 1790, studiò a Roma, all’Accademia di San Luca, grazie anche alla mediazione del conte Francesco della Torre e tra gli insegnanti ebbe anche il celebre Antonio Canova (1757-1822).
A Roma si sposò con Maria Ricci che purtroppo morì dieci anni dopo. Visitò anche Napoli e Firenze.
Tornò a Gorizia nel 1820 e a giudicare dalle biografie, qui non gli mancava il lavoro: adempiva a commesse per ritratti di dignitari per gli uffici pubblici e per la Chiesa del tempo.
Bello il suo Autoritratto col fratello che si trova nei Musei provinciali oppure il Ritratto del padre che si trova nella Narodna galerija a Ljubljana.
Secondo la tradizione, il ritratto sarebbe stato eseguito nel 1848, in occasione del compimento dell’ottantesimo anno d’età del padre.
La solennità dell’evento si riflette nell’abito indossato, quello delle grandi occasioni. Senza dubbio c’è nell’opera un accentuato realismo
I segni dell’invecchiamento, le rughe, la pelle maculata, i capelli grigi, con un orecchino nell’orecchio, tipico di quell’epoca, sono stati riportati fedelmente.
Nell’ Autoritratto col fratello, alla loro sinistra si può intravedere uno scorcio di Gorizia ed il Monte Santo, descritto con una cura da miniaturista e inquadrato con una sensibilità degna d’un pittore vedutista.
Ha anche prodotto molti ritratti di famiglia di individui e intere famiglie.
Trascorse due anni a Ljubljana durante il Congresso di Vienna e poi visse a Trieste, dove forse la sua arte poteva essere più facilmente celebrata.
Nel 1855 si stabilì di nuovo a Gorizia e da lì, quando la sua vista peggiorò, nella nativa Gradiš¤e vicino a Prva¤ina, dove morì nel 1866 e dove si trova tuttora la sua tomba.