Don Gaetano Mauro, reggente militare della vicaria di Viscone

Nel territorio di Chiopris Viscone, retrovia del fronte dell’Isonzo, esisteva un “attendamento”, una estesa tendopoli per alcune migliaia di militari dove i soldati, dopo il periodo di guerra nelle trincee, venivano a riposare, lavarsi e “spidocchiarsi” in attesa di ritornare al fronte. Nelle tende venivano anche ricoverati i soldati feriti lievemente, mentre quelli più gravi venivano portati negli ospedali militari come il palazzo Brunner a Chiopris e nella villa Hausbrandt a Viscone.I registri parrocchiali annotano puntualmente le morti dei soldati a causa di ferite da arma da fuoco o a causa dei gas.Ma negli attendamenti delle retrovie vi furono anche molti soldati che presentavano forti disturbi psichici a causa della tensione della vita di trincea, ci furono atti di autolesionismo per farsi ricoverare in ospedale e non ritornare al fronte: i provvedimenti in questi casi erano il ricovero in manicomio, il carcere o anche la fucilazione con l’accusa di “disfattismo”.Gli attendamenti non erano certo idilliaci “campi vacanze”, a volte assomigliavano a dei gironi nell’inferno dantesco zeppi di gioventù dolente e avvilita, luoghi dove molte volte l’uomo perdeva la sua umanità.

Dalla Calabria al fronteÈ in questo luogo che il destino – o la Provvidenza – porterà don Gaetano Mauro. Di lui, giovane prete calabrese mandato al fronte come soldato, possediamo il suo “Diario 1915-1918”- trascritto dallo storico Giorgio Milocco nella sua bella pubblicazione “La storia della nostra gente. Chiopris Viscone nella prima guerra mondiale” edito nel 2005 – il manoscritto “I miei ricordi” e oggi anche la sua biografia più recente di Enzo Romeo “Il niente in mano a Dio: Don Gaetano Mauro prete del Sud” edita nel 2009, molto documentata sugli anni del suo servizio militare nella prima guerra mondiale.Don Gaetano Mauro nacque a Rogliano (Cosenza) il 13 aprile 1888. Fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Cosenza il 14 luglio 1912. Il 28 giugno 1914 divenne parroco a Montalto Uffugo (diocesi e provincia di Cosenza) e nominato Decano della Collegiata di Santa Maria della Serra. Il 23 maggio 1915 riceve la cartolina precetto con l’ordine di presentarsi a Bari presso la 11^ Compagnia di Sanità entro il giorno 26.All’inizio della guerra nell’Esercito Italiano non c’erano i cappellani militari: i preti e i religiosi erano arruolati come soldati della Sanità con compiti di porta feriti, assistenza ai morenti, l’amministrazione del sacramento dell’unzione degli infermi e presiedere le sepolture. Per poter celebrare la S.Messa dovevano avere il permesso del loro ufficiale superiore che il più delle volte lo negava.Don Mauro rimase a Bari per una quarantina di giorni. Nella lettera del 6 giugno al suo vescovo mons. Trussani rivela subito il suo pensiero sulla guerra: “Non credo che l’eccellenza Vostra sia di quelli che considerano la guerra come la salvezza della Religione; a me consta che in guerra ci si abbruttisce e ci vuole uno specialissimo aiuto di Dio”.Libero da ogni enfasi nazionalistica, nel suo diario degli anni della guerra e nelle sue lettere al suo vescovo, don Gaetano Mauro esprimerà sempre con schiettezza il suo pensiero sull”inutile strage”.

A Romans d’IsonzoIl 4 luglio parte con il convoglio militare che avrebbe risalito tutta la penisola fino al fronte dell’Isonzo. Il 7 luglio giunse a Palmanova dove già si sentivano gli echi della linea del fronte. Il mattino successivo in marcia raggiunse Romans d’Isonzo sua destinazione finale nella Sezione di Sanità.”Romans 9 luglio 1915 …Mi commuove la profonda mestizia degli abitanti; per lo più non si vedono che donne; gli uomini sono stati mobilizzati fino ai 50 anni. Poco fa un soldato ha offerto il pane e la razione toccatagli alla giovane che ha il marito prigioniero in Serbia; la poveretta accettò e si mise a piangere… Mentre mi ha commosso l’atto generoso di questo soldato, mi muove a sdegno la condotta di tanti altri. Molti, poco pensando che in questo momento hanno il dovere di far stimare ed amare l’Italia da questa popolazione, non pensano che a soddisfare i propri vizi e vanno in cerca di donne che li secondino, mentre pare che queste siano abbastanza serie ed abbiano altre preoccupazioni”.”Romans 11 luglio …Stamane ho assistito per la prima volta alla Messa celebrata al campo. La funzione si è svolta con molta freddezza; i soldati erano raccolti e devoti. Degli ufficiali erano presenti solo un capitano e un tenente senza mostrare alcun segno di devozione”.”Romans 13 luglio …Passano spesso delle intere famiglie con carri carichi di letti e mobilie: sono i poveri fuggiaschi dei paesi dove si combatte; piangono perchè il fuoco li perseguita”.”Romans 14 luglio. Oggi è l’anniversario della mia consacrazione sacerdotale… Come è doloroso ricordare i giorni felici, qui in mezzo a tanto dolore umano! Mi stupisce il vedere tanti e tanti che dinanzi a tale dolore non si commuovono. Perfino qualche sacerdote diventa crudele sotto le armi; vi è un nostro sergente che non solo ha dimenticato di essere sacerdote ma di essere cristiano e anche di essere uomo!”.”Romans 20 luglio …fino alle due dopo mezzanotte non abbiamo fatto altro che medicare i feriti. C’eravamo appena coricati quando verso le tre ne arrivano molti altri e si continua fino a sera. E di sera si ricomincia…””Romans 26 luglio. Tutta stanotte e oggi sono stato nella sala di medicazione: i feriti sono senza numero: ho visto amputare gambe e braccia. Non mi sento più la forza di resistere a tanto strazio e a tanti lamenti”.Il Diario riporta gli spostamenti dei soldati e di don Gaetano Mauro in vari nostri paesi: il 18 luglio a Medea con ritorno a Romans d’Isonzo il giorno dopo; dal 26 agosto al 6 novembre ad Aiello del Friuli; dal 7 novembre per cinque mesi a Sagrado vicinissimo al fronte; dal 22 marzo è a Versa per un periodo di riposo con la sua sezione militare.

Reggente militare a ViscoGià dai primi mesi di guerra don Gaetano Mauro desiderava di poter esercitare la cura d’anime come sacerdote supplente in uno dei paesi da cui il parroco era stato internato dal governo militare italiano. Una prima domanda non fu accolta. Incoraggiato dal parroco di Jalmicco chiese di poter essere destinato alla Vicaria di Viscone, libera per la morte del reggente militare succeduto al vicario don Luigi Pinat internato in Italia. La domanda venne accolta dall’Ordinario Castrense monsignor Bartolomasi. Il vescovo militare aveva manifestato più volte di non aver stima dei preti del meridione d’Italia. Lo convinsero, nei riguardi di don Gaetano Mauro, le ottime referenze presentate dal vescovo di Cosenza mons. Trussani. Il 1 aprile a Versa venne chiamato dal comandante che gli comunica che il Comando Supremo con decreto del 31 marzo 1916 lo esonerava dal servizio militare in armi e lo nominava reggente militare della Vicaria di Viscone.Può rientrare per una brevissima licenza al suo paese natale per prendere la veste talare e altre cose per il suo ministero pastorale.Il 13 aprile è già a Viscone e inizia il suo servizio pastorale.Il 30 aprile riceve la visita del Vescovo castrense mons. Bartolomasi. “Viscone 30 aprile 1916. Ho in canonica ospite degnissimo, Mons. Vescovo di Campo: si è meravigliato un po’ di trovarmi qui, ma spero fargli osservare che alla fin fine anche i sacerdoti meridionali possono fare qualche cosa in questi luoghi; con l’aiuto di Dio e un po’ di buona volontà”.Fu intenso il periodo della sua permanenza a Viscone, dall’aprile 1916 agli inizi di novembre 1917: la cura d’anime della popolazione di Viscone e il servizio di animazione umana e spirituale ai soldati dell’attendamento .Don Piscitelli, uno dei cappellani militari dà questa testimonianza sulla sua affabilità verso i ragazzi e i giovani di Viscone spesso con il padre al fronte: “Li raccoglieva, li circondava di affetto, li istruiva, li educava. Era bello vederlo quasi sempre circondato da una schiera di ragazzi di varia età, come figli intorno al padre, come fratellini intorno al fratello maggiore”.Infiniti gli incontri personali con i soldati dell’attendamento; iniziative spirituali come gli esercizi spirituali alla sera, le novene, la preparazione al Natale, consacrazione dei soldati al Sacro Cuore di Gesù il 5 gennaio 1917, nottate di confessioni con l’aiuto di una settantina di cappellani per assicurare a tutti il precetto eucaristico. Ma anche iniziative ricreative, di incontro e svago sullo stile dell’Oratorio di Don Bosco.

Caporetto e la prigioniaNel suo Diario don Gaetano Mauro annota in maniera ampia la “disfatta di Caporetto” e la ritirata verso il Tagliamento.”Viscone 28 ottobre 1917. La terribile offensiva scatenata dagli Austro-Tedeschi costringe il nostro esercito alla ritirata… Anche i borghesi fuggono; perchè si dice che i treni non cammineranno più e che sotto la pioggia si è reso impossibile il passaggio,Io consiglio i Visconesi a fermarsi; essi non sanno decidersi …Tra lo scoppio orribile delle munizioni, tutto il popolo si riunisce in Chiesa; celebro la S.Messa tra le grida di spavento delle donne e dei fanciulli; verso la fine mi sento spinto ad annunziare a quella povera gente che io sarei stato sempre con loro sia fuggendo che restando, in quel momento sentivo che il pastore non doveva abbandonare le pecorelle”.Don Gaetano Mauro fu comandato di partire con l’ambulanza militare trainata dai muli fino a S.Giorgio di Nogaro e poi verso il Tagliamento. Varie peripezie nei giorni 29-30-31 ottobre non lo portarono oltre a Muzzana del Turgnano. Rientrò a Viscone il 2 novembre e il giorno dopo venne dichiarato prigioniero dal comandate del presidio austriaco e affidato al comando del 1° reggimento Fanteria a Romans d’Isonzo. Il 4 novembre, venne trasportato a Gorizia nel collegio dei Gesuiti. Dopo alcuni giorni di treno fu assegnato all’11° gruppo ufficiali prigionieri nel campo di Sigmundesterberg e dall’8 febbraio al 14 marzo 1918 al campo di prigionia di Marktrench nel settore dei prigionieri russi. Il Diario descrive la durezza di quei giorni di sporcizia, di fame e di degrado.Il 14 marzo fu trasferito al campo di internamento e prigionia di Katzenau (Linz) dove il trattamento era migliore. Potè ricevere dei pacchi di pane biscottato da casa e da Viscone, dei pacchi di farina di granoturco che la buona Maddalena sua collaboratrice in canonica – come prima del Vicario don Luigi Pinat – gli inviava. Responsabile religioso del Campo di internamento era il salesiano don Luigi Missorta di 82 anni, uno dei primi ragazzi di Don Bosco. A chi non lo conosceva si presentava ripetendo quanto gli diceva Don Bosco quand’era ragazzo: “Missorta, Missorta, sempre la via diritta mai la storta”. Questo incontro insieme a quello, nei primi tempi a Romans d’Isonzo, del soldato che aveva due fratelli salesiani hanno permesso a don Gaetano Mauro di conoscere sempre più lo stile educativo di Don Bosco che tanta parte ebbe nelle scelte successive della sua vita. Nel campo di Katzenau esercitò il suo ministero di sacerdote, fece il mese di maggio, la Prima Comunione di molti bambini sfollati da Fiume. Aveva in mente di organizzare un Ricreatorio internazionale essendovi nel campo molti bambini e ragazzi di varie nazionalità, ma gli fu impedito per la sua condizione di “sospetto politico”. Tra i suoi compagni di internamento vi era un giovane di Monfalcone, Pietro Utili, che don Gaetano Mauro accompagnò spiritualmente fino alla loro liberazione.

La fine della guerra e il ritorno a VisconeFinita la guerra gli fu resa la libertà e il 12 novembre verso sera era a Trieste. Rientrato a Viscone scrisse al Vescovo Castrense monsignor Bartolomasi su cosa doveva fare. Gli fu risposto che andasse a Modena dove tutti i prigionieri venivano interrogati e facevano la quarantena. Rientrò a Viscone e credendo che fosse arrivato il tempo di poter rientrare in Calabria chiese al governatore di Gorizia il permesso di andare a prendere il vicario di Viscone don Luigi Pinat che era stato internato nell’Istituto Salesiano di Novara.Tornati a Viscone e sistemato don Pinat in canonica, don Gaetano Mauro chiese il foglio di viaggio per rientrare in Calabria. Un colonnello burbero e furioso lo rimproverò per aver avuto l’iniziativa di riportare don Pinat a Viscone. Rimandò don Gaetano Mauro a Viscone fino a nuovo ordine e obbligò don Pinat ad andare a Perteole suo paese natale. La perpetua seguì don Pinat. Alla gestione della casa canonica provvide la mamma di Severino Felchero, presidente del Circolo. Il 23 febbraio ritornò nella chiesa santuario di Madonna di Strada la statua della Madonna restaurata dopo l’atto sacrilego che l’aveva mutilata della testa e delle mani; compose anche l’”Inno alla Madonna di strada”, parole sue sulle note dell’Inno alla Madonna della Serra di Montalto Uffugo, inno che viene cantato ancora oggi nel piccolo santuario di Viscone. Inaugurò il Ricreatorio “Religione e Patria” e dopo una bella recita dei giovani, alla quale presenziò il colonnello Governatore, questi lo lasciò partire e nell’aprile 1919 don Gaetano Mauro ritornò in Calabria e don Pinat rientrò definitivamente Viscone.

A casaAveva trentun anni ma ne dimostrava sessanta. Dopo un periodo di grande debilitazione potè riprendere il suo servizio di parroco e decano a Montalto Uffugo dove rimase fino alla morte, il 31 dicembre 1969.Sensibile alla formazione umana e cristiana soprattutto dei giovani con lo spirito di Don Bosco, aprì in parrocchia un Oratorio e fondò la Congregazione religiosa dei Pii Operai Catechisti Rurali per il mondo rurale delle zone più periferiche e dimenticate del già dimenticato Mezzogiorno d’Italia.Agli “Ardorini” – così sono chiamati familiarmente i membri della sua Congregazione – don Gaetano Mauro ha sempre parlato di Viscone, esperienza in cui ha maturato la sua vita e le sue scelte. Così non solo in Italia, ma anche in Canada, in Colombia e in India i nuovi missionari Ardorini conoscono Viscone. Ora don Gaetano Mauro è per la Chiesa “Servo di Dio” e la sua causa di beatificazione è stata aperta nel 2002.E questa è un’altra storia.