Andrej Budal: scrittore e traduttore tra le due guerre

Andrej Budal scrisse nelle sue memorie: “Tra i villaggi che circondavano Gorizia e che erano comuni indipendenti prima della Grande guerra, c’era anche Sant’Andrea, mezz’ora a sud della città, sulla sponda sinistra, più elevata, del fiume Isonzo. Sono nato qui il 31 ottobre 1889 nella famiglia di un piccolo contadino.’’Dopo aver finito il ginnasio a Gorizia, si iscrisse alla facoltà di romanistica a Vienna e divenne insegnante alle scuole superiori a Trieste, a Tolmino, all’Istituto di Economia e Commercio Ca’Foscari di Venezia, all’istituto Zanon di Udine e alla scuola superiore a Idrija, dove conobbe sua futura moglie, pure lei insegnante.Nel settembre del 1946 era stato scelto membro della delegazione di Gorizia alla Conferenza di pace di Parigi.Scrisse il suo primo libro in sloveno nel 1924, che contiene racconti destinati ad un popolo, cui gli è stato tolto il diritto di esprimersi nella propria lingua.Non dobbiamo dimenticare che durante il fascismo erano sospese tutte le scuole e tutte le associazioni di lingua slovena. Budal doveva supplire a questa mancanza e cercare di dare possibilità alla gente di leggere nella loro lingua.Più affascinanti sono i racconti e le descrizioni dei costumi e delle tradizioni contadine.Vivendo l’infanzia nel territorio di Sant’Andrea era chiaro che i suoi ricordi furono indissolubilmente legati alla vita agricola.L’agricoltura era l’attività più importante e fonte di reddito di questo borgo fino al 1965 e impiegava la maggior parte della popolazione.Durante la monarchia austro-ungarica Sant’Andrea riforniva il mercato viennese dei suoi prodotti, in particolare patate. La verdura veniva portata alla stazione ferroviaria che confinava con il territorio del suo comune e poi trasportata su rotaia fino alla capitale austriaca. E questo ogni giorno.Comunque nella sua bibliografia troviamo racconti, poesie, articoli e ricerche storiche. Nel racconto Il sindaco Žagar (Župan Žagar) descrive il ritorno dei profughi nella Gorizia distrutta dopo la prima guerra mondiale. In alcune sue opere appaiono spesso anche storie sulle difficoltà che ha avuto la popolazione slovena al di qua del confine.Furono raccolte con il titolo Echi dal bordo (Odmevi z roba) e pubblicati nel 1967.I racconti sulla storia passata li troviamo nell’opera Križev pot Petra Kupljenika (Via crucis di Peter Kupljenik), dove racconta del tentativo di espandere il protestantesimo anche nei nostri territori da parte di Peter Kupljenik, accanito predicatore, che fu condannato e come attesta lo storico Silvano Cavazza, fu poi nel 1590 imprigionato nelle carceri del Tribunale dell’Inquisizione romana. Fu bruciato vivo nella piazza romana Campo dei Fiori come eretico.La traduzione occupa un posto speciale nell’opera letteraria di Budal. Egli tradusse pure dall’italiano allo sloveno il Decamerone di Boccaccio, i Promessi sposi di Manzoni, le opere di Silvio Pellico, di Grazia Deledda, di Antonio Fogazzaro e di Giovanni Verga. Tradusse anche opere dalla lingua francese (G. de Maupassant) e dalle altre lingue slave. A lui è intitolato il centro culturale nel borgo di Sant’Andrea e sulla via principale di Nova Gorica possiamo trovare il suo busto.