Uno sguardo che cambia la realtà

L’ufficio nazionale per la pastorale della salute ha indetto anche quest’anno un convegno nazionale la cui partecipazione è stata ampliata, dai soli Direttori degli Uffici Diocesani, anche a coloro che a vario titolo e secondo modalità diverse, si dedicano all’accompagnamento dei malati: professionisti nel settore sanitario, volontari, ministri straordinari dell’Eucaristia ed anche giovani studenti.Il primo obiettivo del convegno è stato lavorare insieme con coloro che sono parte attiva nella pastorale della salute. Il secondo obiettivo è contenuto nel titolo stesso del convegno: a partire dal profondo significato evangelico del verbo “guardare”, cogliere la necessità di uno sguardo attento ai cambiamenti delle realtà in cui viviamo ed operiamo, affinare uno sguardo in profondità sull’uomo, sul senso del dolore che continuamente ci interpella, sullo sguardo di Cristo che ci chiama ad una visione integrale dell’uomo e, allo stesso tempo richiama e sollecita la concretezza dell’agire. Per realizzare questi obiettivi il programma del convegno ha proposto interventi grazie ai quali esplorare il complesso universo “dell’uomo nella sofferenza” da prospettive diverse: teologica, pastorale, giuridica, esperienziale, relazionale ed all’arte come cura del corpo e dell’anima nel tentativo di offrire una visione il più possibile integrale per offrire conoscenza ma anche per suscitare confronto e generare processi. La nostra diocesi ha partecipato al convegno con una delegazione della commissione-osservatorio istituita dal direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della Salute don Mirko Franetovich nell’ottobre scorso, costituita da padre Renato Ellero cappellano presso l’ospedale san Polo di Monfalcone, Sr Antonella Campeotto della congregazione delle suore della Provvidenza e dalle volontarie laiche Renata Lenardi, Terry Visintin, Elena Vogrig e Livia Falato.

I contenuti dei lavoriFocalizzare l’attenzione sull’uomo: uomo che nella vita, oltre alla gioia, attraversa la sofferenza, la solitudine, il dubbio. Il centro attorno a cui si sono sviluppati i temi del convegno è stato quindi non la malattia, ma la persona umana che vive l’esperienza della malattia: quali sono le fragilità che emergono, quali le reazioni di fronte a cambiamenti di vita a volte così repentini ed irreversibili, quali le incertezze di fronte a un futuro non più programmabile… e quali le reazioni nei familiari, negli amici, nelle persone che vivono accanto a chi soffre, ma anche i bisogni che emergono di fronte agli ostacoli che il sistema della nostra società presenta… e quale ruolo ha la comunità cristiana in tutto questo?Le prime sollecitazioni proposte in apertura del convegno sono state sintetizzate in tre verbi: -rallentare, i nostri ritmi di vita per leggere meglio i contesti in cui viviamo, per poterci accorgere della realtà che ci circonda e soprattutto di quella sofferenza che a volte ci passa accanto invisibile-focalizzare, mettere a fuoco la realtà per poter mettere in luce i dettagli, per cogliere le sfumature, i particolari e la bellezza in chi ci è prossimo- fissare lo sguardo per poter andare oltre alla superficie. Sguardo che, come ci suggerisce la lettura evangelica dello sguardo di Gesù, non è legato esclusivamente all’organo sensoriale della vista, ma coinvolge la profondità del cuore. Esercitando queste tre azioni, si produrrà un cambiamento nello sguardo: di fronte ad una persona che vive nella sofferenza, al primo impatto- rallentando- io potrò vedere il malato; al secondo – focalizzando l’attenzione- io potrò scorgere la persona; al terzo – fissando lo sguardo – io potrò scorgere in profondità la sua anima. Da questo insieme di punti di vista riuscirò ad avere una visione integrale dell’uomo, e la persona – così guardata, si sentirà vista e riconosciuta nella sua totalità. Questa è la piattaforma di lancio per poter vivere relazioni autentiche e profonde così come ci insegna Gesù stesso. Questa la chiave di volta per poter vivere la malattia e la sofferenza non come esperienze di deserto che annichiliscono la persona, ma come cammini da percorrere insieme per scoprirsi compagni di strada. La comunione, il dialogo, l’amicizia ci permettono di far trionfare la vita sulle innumerevoli morti che la solitudine e l’abbandono producono, a qualunque età, in ognuno di noi.

Le frasi del convegnoGli interventi proposti, di altissimo livello, hanno spaziato a 360° sull’universo della sofferenza e lasciato impronte nella nostra coscienza soprattutto perché scaturite da esperienze vissute in prima persona dai relatori. Riportiamo alcune frasi che possono essere di stimolo per la riflessione personale: “Quando incontri un uomo, fermati e regola il tuo passo sul suo passo””Avere cura: essere capaci di misericordia e di consolazione. Crescere nell’arte dell’accompagnamento””Nella vita si può crescere fino all’ultimo respiro””Viviamo in una società che spesso spegne gli sguardi, anziché accenderli””Cogliere la differenza tra guarire e curare: come è vero che la malattia non sempre si può guarire, è altrettanto vero che sempre si può curare la persona.””Di fronte all’uomo nella sofferenza essere rispettosi, “levarsi i sandali”, lì dove c’è il dolore il luogo è sacro”.”La malattia nella vita non è un argomento, ma priva degli argomenti. Ci si scopre impotenti, vulnerabili, soli. Non cercare di dare risposte pietose, ma accompagnare, ascoltare. Il silenzio, a volte, è la parola più forte che si possa dire”.”Da nessuna parte nelle Scritture c’è scritto che la malattia ti avvicina a Dio; non la sofferenza ma l’amore salva”.”La chiesa è la continuazione di Cristo, esperta nell’umano ed immersa nell’umano”.”Sanare la frattura tra liturgia e vita: mettiamo il crocifisso al centro dell’altare, ma non mettiamo i crocifissi al centro della nostra comunità”.”Per noi è facile il Venerdì Santo inginocchiarsi e baciare il Crocifisso, e se al posto del crocifisso mettessimo un malato, ci sarebbe ancora la fila davanti al Crocifisso?”.”La Chiesa, di fronte alla sofferenza, offre una risposta di speranza”. “Il nostro fine, come cristiani, è annunciare l’amore di Dio. Il nostro stile: la carità di Cristo”.

Le nostre impressioniChe cosa di questo convegno porti con te e desideri condividere?Don Mirko: “Cercando di interpretare il pensiero del card. Montenegro ritengo opportuno ridare al Crocefisso il giusto posto… Noi ci preoccupiamo di metterlo al centro dell’altare…ma forse dovremmo preoccuparci di rimetterlo al centro delle nostre scelte relazionali…I malati, i soli, le persone in difficoltà dentro e fuori le nostre case, sono il Crocefisso per noi?”.Renata: “Il discorso di chiusura del card. Montenegro ci ha confermato nel cammino di Chiesa che stiamo compiendo in cui la carità, in tutte le sue espressioni, è al centro. Non fermarsi alla “solidarietà”, ma vivere la “condivisione” perché per me la solidarietà è fatta con le mani, mentre la condivisione è fatta di cuore e mani”. Elena: “Per il servizio che svolgo nella mia comunità come ministro straordinario dell’Eucaristia, mi ha colpito molto l’incitamento a “non essere distributori automatici di comunione”, ma ad esprimere nei nostri gesti la comunione che l’Eucaristia contiene”. Padre Renato: “Mi ha colpito molto il messaggio trasmesso con continuità di riconoscere l’identità tra Eucaristia e vita. L’Eucaristia che celebriamo è lo stesso Cristo che incontriamo nei malati”. Terry: “Rallentare, focalizzare, approfondire, stare attenti a chi ci è accanto, con discrezione e rispetto. Essere disposti a rivedere la realtà, a modificare i nostri punti di vista ed agire di conseguenza per poter essere strumento di cambiamento nella nostra realtà”. Suor Antonella: “Siamo chiamati ad essere pane spezzato per ogni fratello che incontriamo, in particolare per coloro che soffrono…San Francesco, prima di baciare il lebbroso è sceso da cavallo e si è messo alla sua altezza; così anche noi dobbiamo porci all’altezza dell’ammalato perché non siamo lì per offrire un servizio ma vogliamo essere un atto di amore”. Per approfondireIl messaggio rivolto all’assemblea a fine convegno ha rilevato che “abbiamo aperto tante strade, tanti sentieri che vanno percorsi. Non siate celebrativi, ma continuativi…” (card. Montenegro)Pertanto, come ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, desideriamo essere presenti per chiunque desideri conoscere ed approfondire i temi del convegno che saranno pubblicati negli Atti a breve disponibili. Per ogni informazione o richiesta vi invitiamo a rivolgervi all’Ufficio contattando il numero 0481 597607 o via e mail: salute@arcidiocesi.gorizia.it Pagina web della Pastorale della Salute www.gorizia.chiesacattolica.it/curia/uffici/salute