Una vera festa per le Cantorie

Giornata impegnativa per le corali quella di domenica 12 novembre: le feste del ringraziamento nei vari paesi, la grande festa del ringraziamento nazionale ad Aquileia nella mattinata hanno fatto sì che molti abbiano avuto la giornata completamente impiegata nell’animazione liturgica, al mattino nelle proprie comunità, al pomeriggio nell’annuale festa delle cantorie del goriziano. L’appuntamento ormai tradizionale, giunto alla quinta edizione è tornato nel decanato della Bassa Friulana, nella parrocchia di Ajello del Friuli. Il pomeriggio, vissuto in fraternità dai molti cantori convenuti è iniziato con l’accoglienza nel piazzale antistante alla chiesa, la disposizione nell’aula liturgica divisi nelle quattro voci corali, le prove generali, la Santa Messa presieduta dal parroco don Federico Basso e concelebrata da monsignor Michele Centomo, direttore dell’ufficio liturgico diocesano. Don Federico nell’omelia, commentando il Vangelo proposto dalla liturgia avente come tema le dieci vergini, ha ricordato come questa pagina della scrittura ci riporti a  tematiche scomode come la fine della vita, la morte, il regno dei cieli, che nella società di oggi sono quasi banditi nel dibattito comune, ricordando come l’olio descritto nella parabola è oggi per noi il balsamo delle opere buone, dei piccoli gesti quotidiani di bontà, attenzione, delicatezza verso il prossimo. Erano presenti anche i fedeli della comunità di Ajello perché la  celebrazione ha sopperito alla messa parrocchiale mattutina, sospesa per l’occasione. Al termine della Santa Messa tutti i convenuti hanno trascorso un momento di fraternità presso la sala della Cjasa dal Muini, reso possibile dalla buona volontà di tutti che collaborando hanno portato qualcosa.Per i brani della celebrazione si è deciso di mantenerne alcuni delle passate edizioni e di aggiungerne di nuovi. Per il proprio della messa sono stati mantenuti la Missa de Angelis con intervalli polifonici di Wolfram Menschnick e il Credo III gregoriano; sono stati riproposti anche “O salutaris hostia” di Lorenzo Perosi, “Cant de comugnon” di Narciso Miniussi, mentre le acclamazioni aquileiesi hanno preceduto la celebrazione eucaristica. Sono stati aggiunti all’ingresso “Alto e glorioso Dio” di Marco Frisina su testo di S. Francesco d’Assisi, “Tu ci hai redenti” nell’elaborazione polifonica di Miniussi, “Fradis miei” di Albino Perosa, “Hostija ti najsvetesa” di Hugolin Sattner e l’elaborazione polifonica del canto popolare friulano “Da font de me anime” di Orlando Dipiazza, compositore originario di Ajello del Friuli. Oltre ai brani polifonici, come ogni anno è stata data una particolare attenzione al canto dei dialoghi fra assemblea e celebrante, le acclamazioni, il prefazio e la dossologia che sono considerati la primaria e più importante forma di canto liturgico. Uno dei piccoli obiettivi raggiunti è quello di vedere come i brani scelti per la festa, coerenti con le disposizioni liturgiche vigenti e correttamente applicate, non solo siano graditi a cantori e maestri ma siano utilizzati non solo in preparazione alla festa ma anche nelle liturgie parrocchiali più solenni, incentivando così il non facile lavoro di creazione di un repertorio comune che può essere utilizzato anche da più corali in collaborazione per qualche determinata circostanza. Anche l’intuizione dei punti prova sta dando i suoi frutti, stimolando le corali magari in difficoltà a mettersi in gioco unendo le forze ed incoraggiandosi vicendevolmente con le altre corali nelle serate dei punti prova. Difficoltà che, inutile negarlo, sono presenti nelle nostre cantorie come in quelle di altre diocesi e sono di vario ordine. Innanzitutto va detto che il calo delle presenze nelle corali va di pari passo con il calo delle presenze di persone volonterose che si impegnano nelle attività parrocchiali o che in genere frequentano le nostre parrocchie, calo causato dalla secolarizzazione e dal disinteresse per la vita sociale comunitaria in genere; in secondo luogo le nuove generazioni soffrono di una mancata educazione musicale tecnica e culturale, ragione per la quale per molti è difficile approcciarsi a una realtà considerata “complessa” come quella della coralità polifonica; la vicina Slovenia, luogo in cui il canto corale è insegnato fin dalla prima infanzia ed è un ottimo comune denominatore – anche in fatto di repertorio popolare – non soffre di questa crisi.In ultima analisi, per il fatto che la musica sembra essere passata in secondo piano; molte nostre chiese non dispongono di un organo nella cantoria perché distrutto o trasportato altrove, molti organi non sono in buono stato e per il restauro mancano fondi sufficienti o, ancora, molti strumenti sono stati spostati dal luogo per il quale sono stati pensati e costruiti (la cantoria), rendendo così non facile il loro servizio di accompagnamento. Altra nota dolente è spesso la difficoltà nel comprendere il magistero del Concilio Vaticano II intorno alla liturgia e nello specifico intorno alla musica sacra. Un tema, quello della musica sacra, caro anche a papa Francesco che, nel commemorare il cinquantesimo anniversario dalla pubblicazione dell’istruzione della Sacra Congregazione dei Riti “Musicam Sacram” ha ricordato che “Certamente l’incontro con la modernità e l’introduzione delle lingue parlate nella Liturgia ha sollecitato tanti problemi: di linguaggi, di forme e di generi musicali. Talvolta è prevalsa una certa mediocrità, superficialità e banalità, a scapito della bellezza e intensità delle celebrazioni liturgiche. Per questo i vari protagonisti di questo ambito, musicisti e compositori, direttori e coristi di scholae cantorum, animatori della liturgia, possono dare un prezioso contributo al rinnovamento, soprattutto qualitativo, della musica sacra e del canto liturgico”.Soddisfatto della giornata anche monsignor Michele Centomo, direttore dell’ufficio liturgico diocesano che dalla prima edizione sostiene la manifestazione. “Il valore di un canto, la sua bellezza originaria, sta nella correttezza teologica, liturgica e letteraria del suo testo, collocato nel posto rituale giusto – spiega don Michele – intendiamo riferirci principalmente ai canti di ingresso, di offertorio, di comunione. Non basta la sola scelta di una “bella musica”, se il testo non ha quella triplice correttezza e se la sua collocazione rituale non è pertinente. È questa degna “incarnazione” che spesso manca a molti canti destinati – o comunque eseguiti – nella Liturgia, dai contenuti generici o ambigui e (non raramente) dal formato letterario di basso livello. Nella costituzione del repertorio nazionale fu proprio questa “dignitosa pertinenza” a guidare la scelta dei canti da proporre a tutte le diocesi italiane”. Un ringraziamento doveroso va quindi a tutti coloro che hanno reso possibile la quinta edizione di “Cantorie in Festa”: al parroco di Aiello don Federico Basso per averci generosamente ospitati in chiesa e negli spazi per il convivio, all’ufficio liturgico diocesano per la preziosa collaborazione, ai maestri Fulvio Madotto e Vanni Feresin per aver offerto generosamente le loro qualificate competenze nella direzione e nell’accompagnamento, ai maestri Pierfilippo Rendina, Elisabetta Moretti, Dorino Fabris (curatore del sussidio per i cantori) per essersi messi in gioco per il secondo anno consecutivo consentendo le prove decanali  in preparazione alla festa e, ultimi perché i più importanti, a tutti i coristi, giovani e meno giovani, al primo o al quinto anno di partecipazione per aver creduto e continuare a credere in questo bel progetto di famiglia, ricordando a tutti che la porta è sempre aperta e sperando di vederci ancora più numerosi alla prossima festa.