Una mano tesa per camminare di nuovo

Tra le tante storie che la Caritas diocesana incontra ogni giorno vi racconto quella di Roberta, nome di fantasia, perché nella sua storia la solidarietà e la mano tesa sono state fondamentali per poter risollevarsi e ricominciare a camminare.L’ho rivista in un pomeriggio d’autunno, quando gli alberi perdono le foglie ma, a differenza della natura che si prepara al riposo invernale, lei stava vivendo una nuova primavera. Si vedeva che era molto stanca, ma finalmente la stanchezza era dovuta al lavoro. Aveva infatti appena finito di lavorare. È meglio forse iniziare la storia dall’inizio.Roberta ha lavorato per un lungo periodo in un ristorante come cameriera. Dopo anni di lavoro, fa carriera, diventando responsabile di sala. Lavorando sia lei che il marito, decidono di comprare una casa, siglando un mutuo ipotecario con una banca. Al vertice della sua carriera lavorativa il suo rapporto coniugale entra in crisi. Il marito diventa ogni giorno più scontroso con lei. Alza sempre la voce per ogni questione, dai più grandi problemi della gestione familiare, alle piccolezze quotidiane. Dalla violenza verbale si passa piano piano alla violenza fisica.A quel punto Roberta non aveva più motivazione per alzarsi e andare al lavoro. Si vergognava dei segni fisici delle percosse. Utilizzava ferie e permessi per non andare a lavorare. La continua violenza del marito la porta ad ammalarsi di depressione e inizia ad assentarsi dal lavoro per malattia a causa dei disturbi psicologici connessi.Per le sue continue assenze Roberta purtroppo perde il lavoro e non ha più le risorse finanziarie per poter far fronte alle spese quotidiane come l’acquisto di alimenti e il pagamento delle utenze.Nel contempo inizia la procedura di separazione con il marito, che si conclude con l’affido condiviso dei figli. Il giudice decide che i figli andranno ad abitare con lei.Roberta si rivolge al Centro di Ascolto della Caritas subito dopo la separazione, quando non riusciva più a far fronte alle spese quotidiane. Ottiene dal Centro di Ascolto la possibilità di avere la tessera alimentare e il pagamento di un paio di bollette di utenza domestica. Il Centro prende contatto con i Servizi sanitari per progettare con Roberta un percorso di promozione lavorativa. Con questi sostegni Roberta prende coraggio e fiducia delle sue potenzialità e riesce a trovare una piccola occasione di lavoro come badante per due giorni la settimana. In seguito, visto il curriculum vitae e le competenze professionali, il Centro di Ascolto della Caritas diocesana sostiene Roberta nella ricerca di un’occupazione lavorativa migliore nel settore della ristorazione. Nella rete di aziende che hanno in passato dimostrato la disponibilità ad attivare tirocini finanziati dai fondi Caritas c’è una trattoria. Il colloquio di lavoro con il titolare non si conclude con un inserimento, ma accresce comunque le motivazioni e l’autostima di Roberta che, in autonomia, va alla ricerca di una migliore occupazione. Una sua vicina di casa la informa che la madre di un’amica sta cercando una signora per fare le pulizie e cucinarle i pasti. Si tratta di un tempo parziale e lo stipendio non è molto alto, ma non si tratta più di due giorni alla settimana, bensì di quattro ore al giorno. Nel nostro incontro al Centro di Ascolto Roberta, ripensando alla sua situazione di qualche anno fa, riconosce che è riuscita a risollevarsi e ad uscire da quel tunnel buio dov’era piombata soltanto grazie alla mano tesa di tante persone che l’hanno sostenuta e accompagnata. Pur essendo contenta e felice di aver trovato un’occupazione lavorativa, rimane la preoccupazione verso i suoi figli ormai adolescenti. Mi dice: “Quale sarà il loro futuro? Riusciranno a inserirsi in una società sempre più competitiva? Sono loro che mi danno il coraggio per andare avanti e cercare sempre di migliorare la mia condizione. Vorrei che potessero continuare gli studi, perché lo studio è importante per potersi inserire meglio nel mercato del lavoro.”Ripensando a Roberta, ho pensato alla difficoltà di tanti genitori che cercano di offrire ai propri figli le stesse opportunità che hanno i loro coetanei, anche se ciò diventa quasi impossibile viste le difficoltà economiche in cui sono costretti a vivere.L’ISTAT fotografa ogni anno come la povertà assoluta sia più presente nei nuclei familiari in cui ci sono più figli a carico. Nel 2018 la povertà assoluta era il 7% sul totale delle famiglie residenti in Italia, ma cresce al 19,7% tra i nuclei con 3 o più figli. Questo significa che questi minori non avranno le stesse opportunità degli altri. In certi casi la povertà per i minori significa rinunciare ad opportunità formative che possono avere come conseguenza quella di partire svantaggiati sul mercato del lavoro.