Un percorso accompagnato da tanti “soffi sulle braci del cuore”

È un’emozione palpabile quella che accompagna in questi giorni il seminarista Matteo Marega.Un’emozione comprensibile e, soprattutto, condivisibile.Sono infatti ormai davvero poche le ore che lo separano dalla sua Ordinazione diaconale, che vivrà insieme a tutta la Chiesa isontina la prossima domenica 28 maggio, Solennità di Pentecoste, in Basilica ad Aquileia.Un momento importante nella sua vita e nel cammino di fede che ha intrapreso, ma un momento importante anche per tutta la comunità dei fedeli isontini, pronta a sostenere Matteo e a celebrare insieme a lui questa fondamentale “tappa”.Qualche giorno fa abbiamo raggiunto il seminarista e abbiamo lasciato a lui la parola, per farci raccontare dalla sua voce e dalle sue emozioni l’attesa di questo momento gioioso.Matteo, il tuo percorso nella fede tra pochi giorni ti porterà a ricevere il diaconato.Quali le tue emozioni in questo momento?Come ti stai preparando ad accogliere questo tuo nuovo “incarico”?Non credo di aver ancora realizzato bene la cosa.È da quando sono entrato in seminario che cerco di annotare su dei quadernetti quel complicato e sempre rinnovato dialogo tra il mio mondo interiore e quello esteriore.È una pratica che mi ha sempre aiutato e che ho imparato ad amare.Adesso credo che dovrei andare a rivedere le cose che ho scritto in questi anni…

Il cammino che hai scelto è un percorso importante, certo a volte immagino faticoso… ripercorrendo le tappe che ti hanno portato fino qui, quali sono stati per te i momenti “salienti”, quelli che hanno confermato la tua scelta di vita e di fede (ma perché no, anche che ti hanno fatto ragionare, porre quesiti)?Esiste un percorso di vita che non sia faticoso?Sicuramente un ruolo importantissimo lo hanno avuto le difficoltà. In particolare dopo il terzo anno ho cominciato ad avere molti dubbi e a mettere in discussione molte cose.Immagino sia stata una sorta di purificazione dalle contraffazioni o, se si vuole, un passaggio da una fede “per sentito dire” ad una che riconosce Dio senza illudersi di possederLo.I momenti salienti, comunque, sono numerosissimi.Ad essere sincero credo che siano pure aumentati e sono spesso degli incontri.Christian Bobin diceva che “il mondo è pieno di visioni che attendono degli occhi. Le presenze ci sono, ma ciò che manca sono i nostri occhi”. Aveva proprio ragione. Qual è stata la “scintilla” che ha fatto nascere in te il desiderio di portare a compimento questo percorso che hai scelto?Un’altra curiosità: c’è qualche passaggio biblico che senti particolarmente vicino, come una “guida”, e che ti piace richiamare?Non so dire bene quale sia stata, anche perché non credo ce ne sia stata una sola.Sicuramente l’incontro con don Giorgio Giordani è stato determinante.C’è poi la lettura del Nuovo Testamento che cominciai in quarta superiore…Ma poi ci sono davvero tanti altri incontri, persone, libri, esperienze.Chi può dire quale sia stata più importante delle altre?Immagino siano tutti dei soffi sulle braci del cuore. Per quanto riguarda i passi biblici, anche qui, non ce n’è solo uno. Da quando li conosco, però, i cosiddetti Canti del Servo mi hanno sempre affascinato, soprattutto l’inizio del capitolo 42 di Isaia. Ci sono ritornato più volte anche solo con la mente, ripetendoli tra me e me.Dio, dice il profeta, è Colui che “dà il respiro alla gente che abita la terra e l’alito a quanti camminano su di essa”.Sono versetti che cambiano radicalmente la mia prospettiva sul reale, ed è come se rivelassero una dimensione che – troppo spesso – mi dimentico.Negli ultimi mesi, però, c’è un passo in particolare che non riesco a togliermi dalla testa e a cui ritorno di continuo.È il brano di 2 Samuele 16,1-14, l’episodio in cui il re Davide incontra sulla sua strada un certo Simei che comincia a maledirlo e a lanciargli sassi addosso perché è un sanguinario. Davanti a questo affronto, nella scorta del re c’è chi si propone di tagliare immediatamente la testa a Simei, ma Davide risponde: “Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?””. È meraviglioso.

Il tema della recente Giornata di Preghiera per le Vocazioni è stato “Vocazione: grazia e missione”. “È un’occasione preziosa per riscoprire con stupore che la chiamata del Signore è grazia, è dono gratuito, e nello stesso tempo è impegno ad andare, a uscire per portare il Vangelo”, dice papa Francesco nel suo messaggio.Leggendo queste parole, di quale “compito” è investita la Chiesa oggi, anche guardando al cammino sinodale che stiamo compiendo? Quali le “sfide” da accogliere?Non credo di avere gli elementi necessari per poter rispondere a questa domanda.Forse intercettare la vita quotidiana delle persone?La ferialità mi sembra continui ad essere un inedito in questi discorsi.Rispondo con una domanda: chi è a conoscenza di questo sinodo?

La tua ordinazione diaconale non è un “punto di arrivo”. Quali le prossime tappe del tuo percorso, quali passi ti attenderanno ora? Cosa ti piacerebbe incontrare in questa parte di cammino?Davvero non lo so. In genere sono i formatori e il vescovo che si occupano del futuro.Personalmente mi piacerebbe molto cominciare ad imparare lo sloveno e il siriaco. Se poi potessi continuare a studiare non sarebbe affatto male.Ma chi lo sa?