Trovare nuovi solchi di missione

Negli scorsi giorni è stato in visita nella nostra diocesi monsignor Paul-Siméon Ahouanan, vescovo della diocesi di Bouaké, diocesi che – insieme a quella di Yamoussokro – è sede di una delle missioni in Costa d’Avorio dell’arcidiocesi di Gorizia.Abbiamo incontrato, presso il Centro Missionario Diocesano, monsignor Ahouanan e ci siamo fatti raccontare proprio da lui quali potranno essere gli sviluppi di questa collaborazione, mai come oggi in fermento e in divenire.

Monsignor Ahouanan, quale futuro vede per la Chiesa della Costa d’Avorio? Quali i passi da compiere?

Quella ivoriana è una Chiesa in continua evoluzione, in tutti i sensi e sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.Per quanto riguarda l’aspetto quantitativo, oggi ci sono molte vocazioni, ci sono molti più preti, più religiosi e religiose.Ci sono anche molti battezzati. Dal punto di vista qualitativo poi, abbiamo molti più laici che si rendono conto del loro ruolo all’interno della ChiesaSiamo passati da una Chiesa eredità dei missionari a una Chiesa missionaria: stiamo portando in missione ciò che i missionari ci hanno a loro volta portato. Abbiamo dei preti in missione all’estero, così come suore e congregazioni ivoriane che oggi operano in altri Paesi. C’è poi all’interno della Chiesa ivoriana stessa una collaborazione missionaria: ci sono dei fidei donum tra le diocesi, quelle che hanno un maggior numero di sacerdoti ne prestano a quelle che ne hanno di meno; c’è molta interazione, è una Chiesa in grande movimento.

Guardando alla Diocesi di Bouaké, da poco si è tenuto il Sinodo diocesano, la cui conclusione è stata celebrata alla presenza di monsignor Redaelli, in quei giorni in visita alle missioni ivoriane. Quali i prossimi impegni per la vostra diocesi? Su cosa intendete lavorare?

Tengo a sottolineare che don Michele Stevanato è stato il segretario del Sinodo, uomo chiave per la buona riuscita dell’incontro; l’ho scelto come segretario generale proprio per la sua esperienza missionaria e per la sua conoscenza approfondita della nostra diocesi. Colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente tramite Voce Isontina per il lavoro svolto.Riguardo il Sinodo, l’idea di fondo è che la diocesi di Bouaké possa essere, possa organizzarsi, come una vera famiglia di Dio. Bouaké è un mosaico di culture, posta al centro della Costa d’Avorio, ha in sé la presenza di tutte le etnie del Paese e allo stesso tempo delle etnie della sottoregione, dei Paesi vicini. È un vero e proprio punto di incrocio di culture. In questo contesto è importantissimo che la Chiesa e i cristiani possano superare tutte le divisioni, per formare l’unico popolo di Dio. Non è per niente facile, perché da noi siamo abituati a “funzionare” organizzandoci per etnie. Organizzeremo quindi una pastorale per promuovere questo tipo di visione, legata al vivere in comunione e nell’aiuto reciproco. Essenziale in tutto ciò è l’impegno delle Comunità di Base.

Parlando dei rapporti tra la Diocesi di Gorizia e quella di Bouaké, come stanno evolvendo? Quali sviluppi per la collaborazione tra queste due realtà “sorelle”?

In passato il Centro Missionario funzionava come un’ “impresa” missionaria, una specie di collettore: container, personale, sacerdoti, suore della Provvidenza… una reale macchina organizzativa. Tutto ciò è stato una cosa molto buona. Oggi non significa che non dobbiamo essere organizzati e ben strutturati e il rientro di don Michele non significa che la missione è conclusa. È importante che il legame missionario tra le due realtà resista e sia solido. Prova di ciò è la visita di monsignor Redaelli negli scorsi mesi e ora la mia qui.Il lavoro che ci attende è come Gorizia e Bouaké insieme vanno a pensare, concepire il loro nuovo impegno missionario, perché il motore della missione è lo Spirito Santo, che parla ad ogni Chiesa, e nell’insieme dobbiamo tutti essere in suo ascolto. Ciò significa che ogni Chiesa deve discernere ciò che lo Spirito gli sta dicendo, per rispondere alla sua chiamata. In questa risposta, le varie Chiese dovranno dialogare.Le Chiese di Gorizia e Bouaké sono in dialogo per trovare i nuovi solchi della missione.

Guardando infine alla situazione politica e sociale della Costa d’Avorio, Lei è membro del Conariv, la commissione nazionale che si occupa di riconciliazione e indennizzo delle vittime dopo gli ultimi scontri nel Paese. Com’è ora il clima generale? Quali le problematiche?

Abbiamo avuto dieci anni di crisi, ma non abbiamo ancora risolto tutte le sue conseguenze e gli effetti e quando un problema non è risolto, risorge in ogni momento.Con la commissione abbiamo innanzitutto stilato una lista dei problemi presenti e cercato di realizzare un planning con risoluzioni a breve, medio e lungo termine. Spesso le problematiche sono legate ad aspetti economici, come per esempio il problema del disarmo o quello del reinserimento degli ex combattenti nella vita civile: richiedono molti mezzi economici, per cui la loro soluzione completa sarà proiettata più lontano del tempo.Non va dimenticato poi che la crisi ha distrutto e danneggiato tantissime fonti di sviluppo: fabbriche, infrastrutture… c’è un’esigenza senza dubbio di far ripartire il Paese da un punto di vista economico e lavorativo, ma anche e soprattutto dal punto di vista educativo e morale.