Trasformati in Parola

Prima che questo accada abbiamo un periodo a nostra disposizione per pensare, per scrutare se, questo nostro andare, trova un senso nella nascita di Gesù o se tutto è un ripetersi di situazioni, di celebrazioni, di pranzi già vissuti che non riescono a smuovere grandi entusiasmi.È importante allora fermarsi un po’ per riflettere, per pensare al valore di quello che stiamo vivendo. Per questo motivo quest’anno la frase che l’equipe di Caritas Diocesana per una felice intuizione ha scelto è “trasformati in Parola” volutamente senza accento su alcuna delle lettere perché possa essere interpretato in modo personale da chi legge. Perché questo: perché per essere trasformati o per trasformarsi in Parola, naturalmente abbiamo bisogno di “Ascoltare la Parola” ed è una esortazione che ci viene anche quest’anno sollecitata e proposta dalla Chiesa Diocesana e dal nostro Vescovo. Credo non sia qualcosa da fare perché si sta avvicinando il Natale, l’Ascolto penso sia un atteggiamento che dovrebbe diventare normalità, sia una condizione necessaria per poter superare tante difficoltà, tante incomprensioni, tante tensioni e ricerca di affermazione che ogni giorno nel nostro andare sono presenti, si fanno presenti e possono rendere la nostra vita talvolta veramente amara.Un piccolo bambino che nasce in una stalla di Betlemme, un atto di Carità nei nostri confronti da parte di un Dio che desidera farsi dono e viene nel mondo per servire e non per essere servito, mi fa pensare che ancora di più posso cercare di essere una persona diversa, più umana, più accogliente, più solidale. Ascolto, e di fronte all’indifferenza di tanti sento la forza di testimoniare che esiste un altro modo di vivere, che la solitudine del cuore è molto più pericolosa di quella fisica. Ascolto e mi accorgo che ci sono persone che aspettano soltanto un mio sorriso, un mio cenno di accoglienza e non di rifiuto. Ascolto e mi accorgo quanto ti voglio bene e quanto tu sia importante nella mia vita.Ascolto e forse riesco ancora a dirtelo perché non sono preso dai mille problemi che occupano la mia giornata, ma tutto diventa meno importante quando metto al primo posto te; prima tu, dopo io, prima tu dopo io. La Parola mi trasforma, posso essere capace di opere buone, di atteggiamenti positivi, acquisto il coraggio di non adeguarmi alla mentalità del momento che tende a semplificare tutto sotto forma di slogan e pensieri superficiali, ma rifletto e cerco la verità per capire meglio e mi avvalgo di testimoni credibili per non farmi vincere da paure e ansie che mi vengono inculcate molto spesso in modo falso. Ascolto capisco che siamo tutti figli di Dio che tutti abbiamo dei genitori dei padri delle madri dei fratelli, delle situazioni difficili, che i nemici non sono i poveri ma coloro che mi mostrano il fratello come nemico, come qualcuno da temere, come qualcuno da odiare e allontanare. Ascolto e mi accorgo che mi piacerebbe molto che, come dice il nostro vescovo, che la carità si comunichi perché è contagiosa come l’amore, ma è un contagio che avviene soltanto se si entra in relazione con l’altro, con chi ci sta accanto, con chi ci chiede aiuto, con chi cerca da noi una risposta, con chi aspetta da noi soltanto un gesto d’amore.In questo tempo di Avvento, di attesa della venuta di nostro Signore Gesù, che ci è dato per penare alla sua vita, al suo dono, al suo amore per noi, non può che spingerci a trovare sempre più tempi e modi per essere testimoni di bene. L’augurio che desidero fare insieme a quello dell’equipe a tutte, le famiglie, alle comunità, alle persone di buona volontà è quello di imparare tutti insieme ad aprire gli occhi nel saper guardare alla vita, a coloro che incontriamo, agli ammalati, ai poveri, a chi chiede aiuto con gli stessi occhi con i quali Gesù ha saputo guardare noi e senza giudicarci, senza distinzioni di alcun tipo, e soltanto per amore ha offerto se stesso per noi. Buon Avvento!