“Ti raccomando i poveri!”

Ai preti ordinati a fine anni 60/primi anni 70 sono particolarmente riconoscente, perché se sono prete è certamente anche grazie alla loro testimonianza. Mi hanno invogliato a scoprire che davvero vale la pena vivere totalmente per Cristo, essere parte attiva nella Chiesa, essere appassionati del Vangelo e dei fratelli, tutti!E certamente il mio grazie oggi va anche a don Renzo con il quale ho condiviso quasi 12 anni di ministero a servizio della gente di Ronchi dei Legionari. La mia gratitudine perché con la sua vita  mi ha confermato che il Vangelo non è semplicemente una bella parola, ma la vita di Cristo da vivere con responsabilità… e la prima responsabilità come presbiteri è quella di non chiudere gli occhi e aprire le orecchie  di fronte alle necessità e alle sofferenze delle persone, senza esclusioni. Da don Renzo ho compreso quanto faticoso sia il dialogo ma quanto è anche necessario, insieme a qualche passo indietro per poter costruire ponti ed evitare muri invalicabili. Nell’omelia che ho tenuto alla celebrazione eucaristica di venerdì sera, alla presenza della salma di don Renzo nella chiesa di santo Stefano in Vermegliano, mi sono chiesto: “Che cosa ci resta quando non ci resta nulla, quando subentra sorella morte? Resta che siamo rimasti umani verso gli altri esseri umani”. Nell’ultima telefonata che ci siamo fatti mentre lui era ricoverato al Cattinara mi ha detto subito: “Ti raccomando i poveri”. E questa è l’eredità che lascia don Renzo, coerente col nome del suo patrono, san Lorenzo il quale affermava che proprio i poveri sono i tesori più preziosi della Chiesa. Un ulteriore aspetto che mi ha sempre ben impressionato di don Renzo – aspetto che proprio l’altro giorno condividevo con don Ignazio, anche lui vicario parrocchiale di Ronchi con don Renzo per 9 anni – era l’”esserci”… in ogni momento della vita cittadina. Una presenza che non voleva essere personale, tantomeno formale, ma per esprimere la vicinanza e la sensibilità della Chiesa. Don Renzo ha fortemente creduto che la Chiesa di Dio non può che essere – secondo la felice espressione di papa Francesco- “Chiesa in uscita”, dalla celebrazione all’azione, una Chiesa che vive per umanizzare questo mondo disumanizzato… tanto emotivo… ma talvolta poco sensibile. E un ultimo aspetto che vorrei sottolineare di don Renzo era proprio la sua sensibilità, spesso fino alle lacrime, soprattutto nei momenti del lutto, delle tragedie nelle nostre famiglie che- ahimè- talvolta toccavano la vita dei bambini, ma anche per i momenti felici. Ricordo la sera dell’elezione di papa Francesco. Entrambi eravamo in soggiorno davanti alla televisione e da  quando il Papa iniziò il suo discorso fino al momento in cui ha chiesto al popolo di benedirlo, don Renzo piangeva di gioia. Don Renzo, prete pienamente uomo, che non potrò dimenticare!