Rinnovare il linguaggio e dialogare con i giovani

Con l’invocazione allo Spirito ha avuto inizio il 15 giugno a Monfalcone la prima tappa dell’Assemblea diocesana, che costituisce il punto di snodo fra la rilettura dell’anno pastorale in conclusione e le prospettive di impegno e rilancio per il prossimo percorso diocesano. Dopo la presentazione di don Nicola Ban su finalità dell’incontro e scansione degli interventi, sono stati proposti gli aspetti più significativi emersi dalla sintesi dei contributi diocesani della prima fase di ascolto sinodale, comprese le riflessioni spesso critiche dei ragazzi fra 11 e 18 anni interpellati dagli insegnanti di religione. Le esigenze più sottolineate sono il rinnovamento del linguaggio ecclesiale e il dialogo con i giovani, che operativamente chiede di riprendere il progetto per la valorizzazione degli oratori. Si tratta di due temi interconnessi perché i giovani costituiscono l’avanguardia di nuovi linguaggi, nuove visioni del mondo, segnali, spesso difficili da comprendere per le generazioni più mature, del cambiamento d’epoca di cui parla papa Francesco. Per rispondere alle sfide del cambiamento in atto è necessaria la corresponsabilità di tutte le vocazioni battesimali, con il rilancio degli organismi di partecipazione, il discernimento comunitario e la condivisione di uno stile di Chiesa capace di esprimere accoglienza, speranza, senso della vita.Il vescovo Carlo ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito al percorso sinodale nel tempo difficile della pandemia. Ha ricordato la collaborazione instaurata fra le 4 diocesi della regione, in sintonia con la Chiesa italiana, cui sono pervenute ben 206 sintesi diocesane della prima fase di ascolto, che in totale ha coinvolto quasi 500.000 persone. L’assemblea della CEI sta definendo la traccia per il secondo anno di ascolto, avendo individuato tre “cantieri” su cui orientare i lavori: corresponsabilità e formazione degli operatori pastorali, ascolto dei “mondi” (poveri, giovani, donne, professioni, culture…) e snellimento delle strutture ecclesiali. Il quarto “cantiere” sarà scelto a livello diocesano, in base ai risultati emersi nel primo anno. Il vescovo propone di tenere insieme i tre “cantieri”, trovando una sintesi nelle Unità Pastorali, dove le scelte vengano concretamente operate in stile sinodale. Sul tema si confronteranno il 5 luglio, subito dopo il Consiglio episcopale permanente on line, gli organismi di partecipazione della diocesi. È seguito l’intervento di don Andrea Peruffo, psicologo e formatore della diocesi di Vicenza, che ha offerto una serie di spunti per la continuazione del cammino, in base agli stimoli ricevuti dalla lettura della nostra sintesi diocesana, dichiarando di essere rimasto impressionato soprattutto dalle osservazioni dei ragazzi, che sono il presente e il futuro di questa Chiesa. Il primo invito, sfondo integratore di tutta la riflessione, è stato quello di riprendere l’Evangelii Gaudium, con particolare riguardo ai punti 82, 84, 85, 86 (No al pessimismo sterile): anche nelle situazioni di “desertificazione spirituale… sono innumerevoli i segni, spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita… in quelle circostanze siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri”. Noi cristiani saremo credibili nella misura in cui saremo capaci di umanità, senza cedere al senso di sconfitta, al grigio pragmatismo dell’abitudine, a un eccesso di attività, vissute senza motivazioni e obiettivi.  Poi una serie di efficaci flash sugli aspetti più dibattuti di questo cambiamento d’epoca:- Incertezza… o precarietà? Il mondo reale è fatto di precarietà, accentuata dalla pandemia e dalla guerra. Non possiamo nutrire nostalgie per un mondo di presunte certezze, quando le chiese erano piene, si tratta piuttosto di recuperare la precarietà in un’ottica di fede.- La sfida: non stiamo peggio rispetto al passato, ma siamo più soli. Il compito è quello di costruire reti di relazioni e solidarietà per affrontare insieme l’incertezza. Serve offrire alle persone una casa dove trovare ascolto, cura, pace. Siamo disponibili a “perdere tempo” gratuitamente?- Cercatori di Dio: aldilà delle pratiche religiose, c’è un grande bisogno di senso, una ricerca di spiritualità da intercettare. Non basta il linguaggio classico della liturgia e della catechesi, serve una pedagogia dell’ascolto e del “colloquio spirituale” (Theobald).- Le interruzioni della vita: le crisi legate alla fragilità del corpo o dei nostri progetti possono diventare aperture a nuovi orizzonti, interrompendo routine che spesso ci fossilizzano. Dobbiamo imparare ad abitare le domande, senza la fretta di darci risposte rassicuranti.- Mondi da abitare… la nuova Nazareth: come Gesù, che ha vissuto per 30 anni in modo nascosto imparando il linguaggio della vita, anche noi siamo chiamati a immergerci nei mondi che ci interpellano, l’ambiente (Laudato si’), le dimensioni del corpo (solo business o logica dell’incarnazione?), delle emozioni e delle relazioni (anche virtuali), della pace…- Essere attrattivi: isole di dialogo e spiritualità, adulti capaci di integrare i diversi aspetti della vita.- Insieme… protagonisti: tenere insieme le polarità, dando spazio nella relazione comunitaria anche al bisogno di protagonismo delle persone.- Formazione generativa: non semplice trasmissione di contenuti, ma ricerca e condivisione di nuovi significati tramite apprendimento cooperativo e riflessione sulle pratiche.- Progettazione partecipata: condivisione di informazioni, negoziazione dei significati e costruzione collettiva dei progetti permettono decisioni consensuali senza vincitori e vinti.In conclusione don Nicola invita ai prossimi incontri dell’assemblea diocesana, il secondo a livello decanale, il terzo di nuovo a Monfalcone il 27 giugno, con gli obiettivi di dare operatività agli spunti proposti e di individuare il quarto “cantiere” diocesano da aprire.