Rileggendo la Lumen Gentium…

Il 21 novembre del 1964, giorno della Presentazione di Maria al Tempio, veniva pubblicata la Costituzione dogmatica “Lumen Gentium” sulla Chiesa. La Costituzione prende il nome dalle prime parole in latino del documento “Cristo è la luce delle genti”. Il tema trattato è la Chiesa e la sua origine, la sua strutturazione, la sua vocazione alla santità, la sua indole escatologica pur vivendo essa nella storia e la sua intima unione con la Chiesa Celeste con la quale costituisce una unica indivisibile realtà. Il tutto nei primi sette capitoli.  Nell’ottavo capitolo i Padri Conciliari hanno desiderato riflettere più approfonditamente sulla figura della Vergine Maria, Madre di Dio inserita ed unita profondamente nel mistero di Cristo  e della Chiesa stessa.In questo mese di maggio, dedicato proprio alla celebrazione della Madre del Redentore, è bene fermarci a riprendere, anche se in piccola parte, quanto scritto in questo documento conciliare. Innanzitutto ecco l’invito alla meraviglia! “Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine”. Concetti che ripetiamo ogni domenica fermandoci molto poco sulla portata di queste parole. Il Redentore ha scelto di rendersi “carne come noi” scegliendo l’Immacolata, la giovane di Nazareth. L’Eterno è entrato nella storia assumendo carne umana grazie a Maria. Tra tutte le possibilità per entrare nella nostra storia ha scelto “la nostra via”, quella propria di tutti noi: quella di nascere… da donna. Divino mistero lo definisce la Lumen Gentium.In questo tempo mariano l’invito è proprio quello di renderci capaci di stupore per la via scelta dal Signore. Inoltre la L.G. ci aiuta a riconsiderare la presenza di Maria nei tre anni della vita pubblica del Maestro fermandosi, quasi in punta di piedi, di fronte alla sua presenza sotto la Croce. Leggiamo dalla Costituzione: “…Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione con Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr Gv. 19,25), soffrendo profondamente con suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrificio, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio (cfr. Gv.19, 26-27)”.Proprio ai piedi della Croce nasce la Chiesa in quell’affido divino della Madre a Giovanni e di Giovanni alla Madre. Sono parole coinvolgenti e stupende che evidenziano la nostra origine come Chiesa nelle Persone di Gesù e di Maria. Il Redentore, da vero uomo, aveva sperimentato l’enorme importanza della maternità umana nella sua vita e ha compreso l’importanza della presenza della “maternità” anche nella generazione della Chiesa. Siamo affidati a Maria e contemporaneamente a noi è affidata Maria… e su questa ultima affermazione siamo invitati e rileggerci, come Chiesa e come Unitalsi, in questo mese di maggio.