Ricordi ed emozioni dalla Terra Santa

Ho pensato ad una parola che nel suo significato riassumesse l’impatto che fa Israele, ma non sono riuscita a trovarla.Certamente anche se non lo vuoi le aspettative ci sono: sei nella terra che ha visto nascere, vivere e morire Gesù, il luogo in cui si è adempiuta la promessa.La piccola parte del paese che abbiamo visto è incredibile: si passa dal deserto di sabbia e pietra, a zone verdi, coltivate, dagli insediamenti nascosti tra le colline dei beduini, pastori per la maggior parte, alle cittadine, che mescolano antico e nuovo.Un paese appena nato, ma antico nella sua storia, dove non si trova pace e la convivenza vive su un filo molto sottile.Per tutti i cristiani la Terra di Gesù non è solo un luogo geografico biblicamente importante,  ma è soprattutto un luogo interiore e spirituale che tutti vorrebbero abitare.Cristiani, ebrei, musulmani; cattolici, ortodossi, protestanti, armeni, copti; cattolici di rito latino, greco, armeno, provenienti dall’ebraismo: tutte le distinzioni religiose e anche le sfumature sono presenti in Terra Santa e si urtano tra loro e cercano in  modi diversi una strada per convivere, come ha testimoniato anche il recente Sinodo per il Medio Oriente.Due sono gli incontri particolarmente significativi: il primo a Betlemme, appena arrivati, il 31 dicembre, e dopo aver passato il muro che divide questa cittadina, e non solo questa, ci siamo fermati al Caritas Baby Hospital, e Suor Donatella ci ha raccontato questa realtà. Questo ospedale pediatrico costituisce l’unico riferimento medico in questi territori. Quello che è significativo è che vi lavora personale senza distinzione di religione, ma unito dallo stesso scopo: curare i bambini affidati. Vi è attenzione anche per le mamme che  rimangono ad assistere i bambini, con una struttura dove possono riposarsi, e la struttura stessa in alcuni reparti è pensata perché anche i famigliari possano vedere i bambini ricoverati senza entrare direttamente nei reparti. Nella sua opera è sostenuto esclusivamente da donazioni .Il secondo è stato a Nazareth, in un sabato sera piovoso e freddo, abbiamo partecipato ad un incontro di preghiera organizzato nella Basilica della Natività: l’incontro si tiene ogni settimana, ed è organizzato da alcuni giovani cattolici. Abbiamo pregato in italiano , palestinese, e portoghese, ma di tante voci se ne sentiva una sola,  unica.Due incontri , le “pietre vive” di una comunità cristiana che in modo particolare – negli ultimi tempi – chiede la vicinanza spirituale e fisica dei fratelli di fede.Ecco forse la parola che cercavo all’inizio è proprio incontro: di persone, con cui ho vissuto quest’esperienza, e di parole, quelle di don Giorgio, che mi hanno fatto ricordare la concretezza del credere nel Padre che  ha lasciato anche in me un seme di santità. Sta a me scoprirlo ogni giorno.