Regina Coeli, laetare, Alleluia!

Nei racconti evangelici, nel libro degli Atti degli Apostoli e nella letteratura paolina ci sono riferiti diversi incontri di Gesù Risorto. In questo tempo di Pasqua questi “incontri” sono posti particolarmente alla nostra attenzione a partire da quell’incontro formidabile e illuminante che ci riferisce Luca nell’episodio dei due di Emmaus (Lc 24,13-35).Mi sono sempre chiesto la ragione per la quale i racconti evangelici non ci riferiscano di un incontro “speciale”, ovvero dell’incontro di Gesù Risorto con sua madre Maria. È possibile che il Signore non sia apparso anche a Maria sua madre, per consolarla, per sollevarla dal dolore del Venerdì Santo, per asciugare le sue lacrime di madre? Come intendere allora questo “silenzio”?. La Vergine, presente nella prima comunità dei discepoli (At 1,14), come potrebbe essere stata esclusa dal numero di coloro che hanno incontrato Gesù risuscitato dai morti? Se gli autori del Nuovo Testamento non parlano dell’incontro della Madre con il Figlio Risorto, ciò è forse attribuibile al fatto che una simile testimonianza avrebbe potuto essere considerata, da parte di coloro che negavano la resurrezione del Signore, troppo interessata, e quindi non degna di fede.Nella catechesi mariana di mercoledì 21 maggio 1997, l’allora Pontefice San Giovanni Paolo II affermava: “È […] legittimo pensare che verosimilmente la Madre sia stata la prima persona a cui Gesù risorto è apparso”. Non solo allora il Signore sarebbe apparso a Maria, ma quella alla madre sarebbe stata la prima apparizione.Spiegava il Pontefice che l’assenza di Maria dal gruppo delle donne che all’alba si reca al sepolcro (Mc 16,1; Mt 28,1), potrebbe forse costituire un indizio del fatto che Maria aveva già incontrato Gesù. In effetti, questa ipotesi troverebbe conferma anche nel dato che le prime testimonianze della risurrezione, per volere di Gesù, sono state le donne, le quali erano rimaste fedeli ai piedi della Croce, e quindi più salde nella fede. Che l’eventuale apparizione del Risorto alla madre non venga registrata nei Vangeli, viene spiegato col fatto che si tratterebbe di una testimonianza “superflua” (nel senso di ovvia). Il benedettino inglese, Eadmero di Canterbury (secolo XI), a questo proposito, afferma: “Se vi fosse scritto (nei Vangeli) che alla Madre del Signore, alla Regina del mondo, lo stesso Figlio suo, risorgendo dai morti, è apparso come ad uno qualsiasi e l’ha in questo modo informata della sua risurrezione, chi non giudicherebbe superflua questa testimonianza scritta? È come se mettesse la Regina del cielo e della terra e di ogni creatura sullo stesso piano del tale o talaltro, uomo o donna che sia, ai quali Gesù apparve”.In realtà, Gesù Risorto che appare per primo a sua Madre è un tema caro alla pietà sia occidentale che orientale. Abbiamo testimonianze di ciò fin dal primo millennio dell’era cristiana.Il poeta latino Sedulio (secolo V), nel suo Carme pasquale, riporta la prima apparizione di Gesù Risorto a Maria: “Il Signore si mostrò innanzitutto al suo sguardo [di Maria] quando si presentò apertamente nella luce, affinché la buona madre, divulgando i grandiosi miracoli, essendo stata un giorno la via per la sua prima venuta, diventasse anche il segno del suo ritorno”.Nel secolo VI, il vescovo Cesario di Arles, in uno dei suoi sermoni, paragonando Maria alla luna e San Giuseppe e gli undici apostoli al sole e alle undici stelle del sogno di Giuseppe dell’A.T. (Gn 37,9-13), afferma che questo sogno si è realizzato nella risurrezione di Gesù: “Questo sogno non si adempì per quel Giuseppe, mentre i misteri di quel sogno si sono adempiuti nel nostro Giuseppe, cioè nel Signore nostro Gesù Cristo. Infatti il sole, la luna e le undici stelle lo hanno adorato quando dopo la risurrezione la santa Madre, come luna, e il beato Giuseppe, quasi come il sole insieme alle undici stelle, cioè i beati Apostoli, si sono curvati e prostrati davanti a lui, portando a compimento la profezia che aveva detto: “Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle” (Sal 148,3)”.Anche il vangelo apocrifo di Gamaliele (sec. VI), racconta con un linguaggio figurato e poetico che Maria non trovò il corpo di Gesù nel sepolcro, “ma poi apparve la luce e, mentre ella nel suo cuore era afflitta e addolorata, un forte profumo di aromi si effuse dal lato destro dell’ingresso del sepolcro. Sembrava che si sprigionasse il profumo dell’albero della vita. La Vergine si voltò, guardò al lato destro della tomba presso una spirale d’incenso e vide il buon Dio, là, in piedi, con un abito molto bello di porpora celeste”.Giorgio di Nicomedia (sec. IX) loda Maria, come colei che fu la prima a vedere il Figlio risorto e a provare la gioia della risurrezione vivificatrice. Così scrive in un componimento poetico questo vescovo dell’Asia Minore: “Mentre la Vergine esperta di Dio così inneggia e implora, il Figlio le svela lo splendore della risurrezione; e poiché è dovere onorare la Madre, l’onora con la sua prima apparizione. Era giusto infatti che per prima accogliesse la gioia del mondo colei che a noi fu causa della pienezza del gaudio: lei, cui vennero affidati i misteri celesti; lei, che nella passione di Cristo fu trapassata da innumerevoli spade. Era giusto che, come ebbe parte ai patimenti del Figlio, ne pregustasse la gioia divina”.Nella nostra tradizione latina, l’incontro fra il Risorto e la madre viene riferito nel libro degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, che nella prima meditazione della quarta settimana che pone la contemplazione su “Come Cristo nostro Signore apparve alla Madonna” (EE.SS. n. 299). Anche la pietà popolare di tante parti del mondo, in particolare nell’Italia centro-meridionale, nella nota processione dell’Incontro del Risorto con la Madre, celebra questo momento così speciale del Risorto e della Madre all’alba della domenica di Pasqua.Il significato di questo straordinario mistero glorioso viene spiegato sempre da San Giovanni Paolo II nella catechesi mariana del 21 maggio 1997, con queste parole: “Presente sul Calvario durante il Venerdì Santo (Gv 19,25) e nel cenacolo a Pentecoste (At 1,14), la Vergine Santissima è probabilmente stata testimone privilegiata anche della risurrezione di Cristo, completando in tal modo la sua partecipazione a tutti i momenti essenziali del Mistero pasquale. Accogliendo Gesù Risorto, Maria è inoltre segno di anticipazione dell’umanità che spera nel raggiungimento della sua piena realizzazione mediante la risurrezione dai morti”. Gioia e speranza sono esperienze vissute da Maria, che, come madre, modello e maestra della Chiesa, insegna a tutti i suoi figli. Donna del terzo giorno per Tonino Bello: “Non c’era bisogno, cioè, che Gesù apparisse a Maria, perché lei, l’unica fu presente alla Risurrezione.I teologi, per la verità, ci dicono che questo evento fu sottratto agli occhi di tutti, si svolse nelle insondabili profondità del mistero, e, nel suo attuarsi storico, non ebbe alcun testimone. Io penso, però, che un’eccezione ci fu: Maria, l’unica, dovette essere presente a questa peripezia suprema della storia. Come fu presente, l’unica, al momento dell’incarnazione del Verbo.Come fu presente, l’unica, all’uscita di lui dal suo grembo verginale di carne. E divenne la donna del primo sguardo su Dio fatto uomo. Così dovette essere presente, l’unica, all’uscita di lui dal grembo verginale di pietra: il sepolcro nel quale nessuno era stato ancora deposto. E divenne la donna del primo sguardo dell’uomo fatto Dio. Gli altri furono testimoni del Risorto. Lei, della Risurrezione”.Nel tempo pasquale e in questo mese di maggio in modo particolare, la comunità cristiana, rivolgendosi alla Madre del Signore, la invita a gioire: Regina Coeli, laetare, Alleluia!, “Regina dei cieli, rallegrati, Alleluia!”. Ricorda così la gioia di Maria per la risurrezione di Gesù, prolungando nel tempo il “rallegrati” che l’Angelo le rivolse all’annunciazione, perché divenisse “causa di gioia” per l’intera umanità.