Quelle ordinazioni di 50 anni fa…

Nel 1965 la diocesi goriziana partecipava nella basilica diu Aquileia a due momenti per le ordinazioni sacerdotali: il 29 giugno, l’arcivescovo Andrea Pangraziopresiedeva la solenne liturgia nel corso della quale consacrava sacerdoti per il servizio diocesano don Giuseppe Baldas, don Umberto Bottacin e don Valerio Gregori. Il 15 agosto, festa della Assunzione della BV Maria, sempre ad Aquileia lo stesso arcivescovo goriziano celebrava la Messa durante la quale partecipava il sacramento dell’ordine sacro a don Ettore Rizzatti (1939-2010).Due solenni liturgie eucaristiche per la partecipazione degli ordini sacri furono vissute in una stagione di attese e speranze per la chiesa diocesana che nel corso dell’episcopato di mons. Andrea Pangrazio e di mons. Pietro Cocolin registrava un notevole numero di vocazioni e di disponibilità per il servizio pastorale della chiesa diocesana. Nel periodo 1962-1972, infatti, sono oltre una quarantina i sacerdoti che si inseriscono in un presbiterio che nel tempo conservava un numero consistente non solo alle necessità della chiesa del tempo ma anche con una piena rispondenza alla vita diocesana.Bisogna tornare al periodo fra la fine degli anni trenta e la fine degli anni quaranta per registrare numeri così significativi di nuove ordinazioni presbiterali. Tempi diversi ma ugualmente da ricordare. Tempi di grazia ai quali non sempre ha fatto seguito altrettanta abbandona. Un motivo in più per non perdere la fiducia e, per fare anche qualcosa di veramente innovativo, per assicurare alla chiesa diocesana nuove vocazioni presbiterali.Su queste colonne sono state ricordati gli anniversari giubilari di don Baldas e di don Bottacin ed, insieme, anche la loro testimonianza presbiterale. Vogliamo insieme ricordare la vita sacerdotale di don Valerio Gregori, da tanti anni ospite della casa del clero diocesano: egli è stato cooperatore a S.Giuseppe, S.Ignazio, al S.Cuore a Goirizia; è stato parroco di Tapogliano e, poi, ha svolto un servizio presso l’archivio e la cancelleria della curia, continuando a collaborare nelle parrocchie prima di S. Giusto a Gorizia e poi di S.Ambrogio a Monfalcone. E’ stato anche insegnante nelle scuole elementari fino a quando la salute lo ha sorretto.Don Ettore Rizzatti, invece, ebbe la gioia di essere consacrato ad Aquileia nella festa della Madonna di agosto: attorno a lui, come un mese e mezzo prima, si raccolse la diocesi ed in modo particolare il paese di Fiumicello da dove aveva origine. Le due liturgie, almeno da quanto si può ricordare, sono state intensamente partecipate e condivise dalla chiesa diocesana. Don Ettore, subito dopo la festa in paese per la prima Messa, unitamente ai confratelli prese servizio nelle comunità parrocchiali: a lui toccò essere cooperatore a Staranzano, sostituendo nell’incarico il campaesano don Silvano Pozzar. Le altre tappe del servizio pastorale don Ettore sono state a Monfalcone (S.Nicolò); svolse il mandato di parroco a Dolegna, Crauglio e Villa Vicentina, comunità nella quale concluse la sua vita cinque anni fa (20 aprile 2010).Don Ettore Rizzatti, oltre che per la sua disponibilità, è  ricordato dalla gente dove ha operato ed in particolare dai suo amici sacerdoti, per il carattere e per la libertà di parola. Innanzitutto sapeva cogliere la dimensione giocosa della vita e degli ambienti. Così è stato in Seminario dove aveva modo non solo di intrattenere rapporti amichevoli ma anche di essere interprete, specialmente in occasioni delle diverse rappresentazioni teatrali, di personaggi bonaccioni, arguti e sempre pronti a mettere in dubbio ogni eccesso di ordine  e di disciplina. Tale ruolo era diventato un po’ anche un modo di essere e di presentarsi che non ha mai smesso: oltre a manifestare se stesso, gli serviva spesso per anticipare qualche critica e per rendere meno ufficiale un compito o una responsabilità. Sinistro naturale anche sul campo di calcio, amava il palleggio e il passaggio smarcante.La semplicità d’animo e la generosità di don Ettore hanno altrettanto contraddistinto la sua esistenza sacerdotale che è stata lineare rispetto alle sue qualità e che ha lasciato un buon ricordo, fra i giovani quando è stato cooperatore e, nelle comunità, dove la sua semplicità era utile per superare ogni confine e per andare al cuore dei problemi e delle persone. Unitamente al senso di amicizia sono stati il modo di essere con tutti. Nella ricorrenza cinquantennale della sua ordinazione presbiterale lo ricordiamo unitamente ai suoi compagni di classe, nella convinzione che insieme continuano a celebrare le lodi del Signore e servire il suo popolo.