Quella carezza di Giovanni Paolo II alla statua della Madonna del Preval

Sono questi i giorni di ricordo di una visita illustre, unica per la sua articolazione e lunga attesa, dopo quattordici anni di pontificato, di Giovanni Paolo II alla nostra regione e diocesi di Gorizia. Era la fine di aprile – inizio di maggio del 1992.Solo un discorso il Santo Padre non pronunciò, quello dopo la recita del Santo Rosario in Cattedrale, tanto atteso perché era un incontro con le famiglie e “di famiglia” per poter godere della vicinanza fisica con il Papa. Il Papa avrebbe parlato della devozione mariana nella nostra terra, comunicata alla Santa Sede con una dettagliata scheda che partiva dalle radici di Aquileia, prima basilica episcopale dell’Occidente consacrata alla Madre di Dio. Avrebbe detto che “Ancor prima, infatti, della solenne proclamazione ad Efeso di “Maria Madre di Dio”, ad Aquileia, San Cromazio (388-408) scriveva:”Non si può parlare di Chiesa se Maria, la Madre del Signore, non è lì con i suoi fratelli: ivi è la Chiesa di Cristo, dove si predica l’Incarnazione di Cristo dalla Vergine” (Sermone 30)”. Avrebbe elencato nominalmente i santuari presenti in diocesi. Avrebbe richiamato alcune urgenze con queste parole: “Sono molteplici e complesse le sfide che stanno dinanzi a voi, molti sono pure i problemi che segnano la vita delle famiglie. Avvertite come priorità pastorale una rinnovata evangelizzazione del nucleo familiare e una opportuna catechesi che si rivolga agli adulti e alla famiglia nel suo insieme. Vi aiuti in tale impegno la Madonna, da voi filialmente venerata. A Lei affido la vostra cara Arcidiocesi e tutta la terra del Friuli-Venezia Giulia, che ho la gioia di visitare”. Ma questo discorso non lo pronunciò perché ebbe un attacco del tumore benigno che lo costrinse al terzo ricovero al gemelli di Roma nel luglio 1992, che lo fece precipitosamente abbandonare la Cattedrale. Nel tragitto in automobile, mi confidò l’arcivescovo Bommarco, si vedeva sul suo volto il grande dolore, ma volle ugualmente fermarsi nella cappella di santo Croce in arcivescovado per un saluto ai familiari che nulla sapevano dell’accaduto. Entrando, il suo guardo andò subito sulla statua lignea della Madonna del Preval che fu portata in arcivescovado per la sua benedizione: Giovanni Paolo II si appoggiò ad essa con la mano, ascolto alcune parole dell’arcivescovo che gli parlò della ricostruzione del santuario che sarebbe stato il ricordo visibile della sua visita alla diocesi, la benedisse e poi si voltò verso i familiari lì presenti. Un po’ per l’emozione e per ciò che era capitato improvvisamente prima in duomo, nessuno di noi si accorse del suo repentino cambio di umore, sorrideva, anzi è stato scherzoso, mentre l’arcivescovo presentava uno ad uno i presenti. Solo qualche mese più tardi a Roma venni a sapere dal suo segretario, l’attuale cardinal Stanislaw Jan Dziwisz, che dopo aver toccato la Madonna il dolore gli scomparve immediatamente. Ricordo ancora queste sue precise parole: “Nella sua vita quando ha incrociato una grande sofferenza, ha trovato sempre sulla sua strada la Madonna”. Anche per questo don Stanislao si fece tramite con prodigalità nel donare al santuario l’indulgenza, il nuovo titolo e nell’acconsentire alla benedizione, da parte del Papa in san Pietro a Roma, delle corone d’oro per l’incoronazione della Madonna. Quante grazie però in cinque secoli avrà elargito Maria, tramite quella sua immagine! Ora le chiediamo una sopra tutte, il dono della pace a questa martoriata Europa in terra ucraina.