Quel luogo dove si formano coscienze…

Recentemente eletto alla guida dell’Azione Cattolica diocesana, Paolo Cappelli si trova a vivere questo passaggio di consegne in un momento storico davvero particolare. Come ha saputo “ripensarsi” l’Azione Cattolica nel tempo del Covid – 19? Quali i progetti per pensare al domani?Cappelli ci ha presentato un’associazione che non si ferma e che, nonostante il momento non favorevole, è ricca di idee per il suo prossimo futuro.

L’Azione Cattolica sviluppa oggi un ruolo indubbiamente diverso da quello che aveva negli anni ’80 e ’90. Ovviamente sconta quella che è una certa disaffezione nei riguardi dei percorsi associativi ma deve saper cogliere proprio in queste criticità delle opportunità.Credo che possa davvero essere ancora un riferimento per quella che è la dimensione formativa, intesa sia come formazione personale, del proprio percorso di fede, ma soprattutto come interpretazione di quello che un po’ sempre stato il ruolo dell’Azione Cattolica, ovvero formare e dare alla comunità dei laici che non solo operino all’interno del mondo ecclesiale ma siano anche testimoni in alcuni “mondi” dove oggi la presenza dei cattolici un po’ manca – penso alla politica, al sindacato, al mondo del lavoro… -.La vedo come un luogo dove si formano le coscienze.

Cosa raccoglie in eredità e quali obiettivi si pone?Raccolgo un ottimo lavoro svolto dal mio predecessore, Luisa Giusti, che lascia un’associazione con delle realtà locali piuttosto consolidate.L’obiettivo che ci proponiamo come gruppo di lavoro è sicuramente quello di andare a rafforzare quella che è la dimensione diocesana, soprattutto nell’ottica delle Unità pastorali, cercando in qualche modo di creare una rete.L’idea è inoltre assolutamente quella di continuare nella collaborazione che abbiamo avuto con l’arcivescovo, che ci è sempre vicino in quello che facciamo.Sicuramente guarderemo ad una dimensione un po’ più grande, che tocchi sì le Unità pastorali ma anche la dimensione diocesana, che è una dimensione propria dell’Azione Cattolica; non che quella parrocchiale non lo sia, ma quella diocesana può diventare un’opportunità che dà delle occasioni in più, dei momenti in più, una formazione in più che magari l’associato non trova nella propria parrocchia, ma può trovare a livello diocesano.Un lavoro che ci siamo ripromessi di fare, è quello di implementare ciò che già era stato fatto, andando a rafforzare l’Azione Cattolica dove già presente – in questo momento lo è in 7 parrocchie ma ci è stato anche chiesto di provare a riaprire dove, per vari motivi, era stata chiusa -.Con la passata presidenza avevamo inoltre modificato lo statuto, per cui abbiamo costruito – sempre nell’ottica delle Unità pastorali – delle associazioni interparrocchiali, con l’obiettivo di rendere più aderente alla realtà ecclesiale di oggi anche l’Azione Cattolica diocesana.

Quali i progetti in campo per il futuro dell’AC diocesana – Covid – 19 permettendo -?Prima dei blocchi dovuti alla pandemia, siamo riusciti a completare il percorso dei rinnovi, per cui in questo momento l’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Gorizia è a tutti gli effetti operativa con un presidente, un consiglio e con tutti i vari presidenti parrocchiali.Stiamo procedendo nel preparare un calendario di incontri di formazione rivolti agli educatori ACR e alcuni dedicati al settore Adulti: una delle mission che ci siamo dati è proprio quella di rilanciare l’aspetto legato al tema degli adulti, anche con un’attività di monitoraggio dei gruppi associativi, proponendo loro delle opportunità di incontro.Nel più prossimo futuro, tramite una piattaforma di video conferenze, abbiamo in programma due momenti formativi, il 30 aprile e il 7 maggio, con don Federico Grosso sul tema “Cristiani cercasi – Giorgio La Pira e don Milani testimoni del nostro tempo e della nostra società”.Un occhio di riguardo verrà dato anche alle famiglie e con loro, a cascata, al settore Giovani e Giovanissimi: ritengo che non possa esistere una comunità che non sia formata innanzitutto da adulti, consapevoli e coscienti del loro percorso. Se ci sono questi, è di conseguenza normale e spontaneo ci siano anche i ragazzi.In questo triennio gli Adulti saranno per noi un importante aspetto da sviluppare.

Poco fa parlava di incontri su piattaforme multimediali. Come vi siete organizzati per proseguire le attività in questo momento complicato?Questa situazione è certamente molto particolare e anomala però, dopo alcune settimane di disorientamento, ci ha messo anche nella condizione di utilizzare alcuni strumenti offerti dalla tecnologia e che hanno comunque permesso, nonostante tutto e tutti i limiti, di continuare le nostre attività. Abbiamo svolto alcuni consigli di presidenza, siamo riusciti a svolgere un consiglio diocesano a cui ha preso parte anche l’arcivescovo. I gruppi continuano con videoconferenze e messaggi Whatsapp a “incontrarsi”.La risposta devo dire è stata buona; certo sono per tutti strumenti nuovi e come tali vanno testati e verificati. Abbiamo anche avviato l’esperienza di un “foglio di collegamento”, per venire incontro a chi non può accedere agli strumenti multimediali: un foglio bimensile che abbiamo chiamato “Incontriamoci”, nel quale l’associazione si racconterà e condividerà ciò che sta facendo.

Volendo descriverla, riassumerla a parole, che tipo di associazione è secondo lei nei nostri tempi l’Azione Cattolica?L’Azione Cattolica è in linea con il pensiero del Papa, con il concetto della “Chiesa in uscita”: bisogna saper leggere i segni dei tempi e cogliere quelle che sono le sfide che oggi società e mondo ci propongono, nell’ottica di quella che è l’attenzione all’uomo e alla persona.Chi oggi fa Azione Cattolica lo fa con una maggiore consapevolezza, nel senso che è una scelta di responsabilità; credo che l’associazione abbia oggi molto da dire in quello che la Chiesa ma anche la società italiana faranno. Abbiamo una grande responsabilità che, come dicevo, è quella di “formare coscienze” attraverso un progetto che va da 0 a 99 anni, un progetto globale per la persona.Lo sbocco per una persona che compie un percorso formativo all’interno dell’Azione Cattolica non può e non deve essere solamente pensato come quello di fare l’educatore o di proseguire il proprio servizio all’interno della Chiesa, ma deve anche essere un fare e un essere cristiano nella società: nel lavoro, nella politica, nel sindacato… in tutti quei luoghi dove c’è assolutamente bisogno di portare un messaggio cristiano e positivo.Selina Trevisan