Quando la Pastorale è a distanza

Si sono conclusi la scorsa settimana gli incontri annuali di formazione per gli operatori pastorali della diocesi. Quest’anno l’impossibilità di svolgere le serate “in presenza” ha portato ad una proposta diversa: i tre relatori si sono alternati in altrettanti incontri in novembre, gennaio e aprile avendo dinanzi gli operatori suddivisi per decanati (Gorizia, S. Andrea e Cormons-Gradisca; Duino-Monfalcone-Ronchi; Cormons-Gradisca, Aquileia-Cervignano-Visco).Andrea Barachino, direttore della Caritas della diocesi di Concordia-Pordenone, ha aiutato a riflettere su cosa significa per le nostre comunità vivere la carità e la ministerialità.Don Lorenzo Magarelli, sacerdote della diocesi di Trieste, docente presso lo Studio Teologico Interdiocesano del seminario, incaricato per la pastorale universitaria e responsabile del servizio diocesano Scienza e Fede, ha dialogato sulla catechesi e l’ascolto della Parola.Don Loris Della Pietra, rettore del Seminario Interdiocesano, e docente di liturgia, è intervenuto sul tema della liturgia e della valorizzazione della III^ edizione italiana del messale romano.A loro abbiamo chiesto un commento su questa esperienza: questa settimana ospitiamo gli interventi di Andrea e don Loris. Sul prossimo numero daremo spazio a don Lorenzo.

Lo schermo comunque “scherma”

Don Loris Della Pietra, rettore del seminario interdiocesano di CastellerioLa pandemia ci ha quasi “obbligati” ad apprendere e frequentare modalità nuove di comunicare e di lavorare. Così anche molte delle nostre attività pastorali in questi lunghi mesi si sono svolte on line. Si è trattato di un guadagno o di una perdita? Impostare la questione così semplicemente non porta molto lontano. Un dato di fatto è che i nuovi mezzi effettivamente stabiliscono una forma particolare di relazione che non può essere semplicemente ricondotta alla “virtualità”. E’ una particolare esperienza della realtà per molti di noi, fino ad ora, ignota. D’altra parte, non va dimenticato che lo schermo “scherma” e, anziché permettere una presenza, ribadisce una distanza. Da qui una nostalgia che non può venire meno per gli incontri “in presenza” dove non è soltanto la parola e i concetti a determinare la relazione, ma anche gli sguardi, la prossemica (pensiamo a quanto ci pesa il distanziamento, per quanto necessario!), il contatto, lo spazio con i suoi condizionamenti.Certamente la modalità on line ci ha fatto risparmiare tempo e ha permesso a molti di aderire agli incontri formativi senza muoversi da casa. Forse potrà essere un’opportunità da non scartare in futuro per alcune tipologie di riunione, magari a carattere più tecnico e dunque più rapide, oppure per incontri di formazione pastorale non troppo impegnativi. Rimarrà senza dubbio uno stile più dinamico e incisivo nel modo di svolgere i nostri incontri, più attento al ricevente, meno cattedratico e più dialogico.La possibilità offerta ai consigli pastorali della Diocesi di fare un percorso a distanza e di non perdere un’occasione di cammino nonostante le restrizioni della pandemia è certamente un’opportunità da sfruttare ancora purché non si smarrisca la via della comunione che è sempre fatta di presenze e di contatto, di un uscire da se stessi e anche dalle proprie abitazioni e andare dove stanno gli altri. In fondo, formare e formarsi è sempre questione di una forma da assumere e non semplicemente di nozioni da apprendere e le forme si assumono con i corpi che si incontrano.

 

L’importanza di vedersi  a volto scoperto

Andrea Barachino, direttore della Caritas diocesana di Concordia – PordenoneAnche a lui abbiamo chiesto un commento sui tre incontri di aggiornamento proposti agli operatori pastorali della nostra diocesl.Dottor Barachino, questo momento formativo, che si è svolto in modalità online, ha permesso ai gruppi coinvolti, ma non solo, anche alla comunità “da casa” di prendere parte ad una formazione e a un dialogo. Che importanza assume a suo vedere, proprio in questo momento, un’esperienza di questo tipo e appunto il mantenimento di un dialogo? Spesso si vedono solo i “contro” della modalità online, lei cosa ci trova di “pro”?E’ importante per mantenere legami e per darsi tempo per riflettere in una modalità si nuova, ma mi sembra gestita in una dimensione che ha comunque consentito il dialogo e un senso di presenza, facilitato forse anche da una conoscenza dei partecipanti. Poi c’è la possibilità di ampliare attraverso la rete la platea anche dei semplici interessati e potenziali curiosi. Dal punto di vista del relatore significa ripensare un po’ le modalità di esposizione, ma qui si tratta di fare un po’ di palestra e di trovare la forma migliore (nel caso specifico penso che la forma a “intervista” abbia agevolato la sostenibilità dell’incontro). C’è poi un aspetto in questo tempo che reputo non di poco conto: il fatto di potersi vedere a volto scoperto. Una sfida, quando ci sarà consentito di incontrarci in presenza, sarà capire quando questi eventi hanno rappresentato una “surroga” di un incontro che in presenza avrebbe reso meglio, e quando invece è possibile sostituire la modalità in presenza.Come Le è sembrata quest’esperienza vissuta con gli operapori della nostra diocesi? Qualcosa l’ha colpita in maniera particolare e la considera uno spunto, magari anche da proporre in altre esperienze simili?Parlando della Carità ho sentito considerazioni puntuali e sfidanti anche da persone che non mi sembravano volontari Caritas, e mi pare di aver percepito anche una buona predisposizione alla collaborazione. La possibilità di avere un moderatore competente ha anche consentito di favorire la partecipazione a chi seguiva la diretta. Credo poi sia stato positivo mantenere la divisione per territori: il piccolo gruppo facilita l’interazione a prescindere più di una dimensione assembleare. Questo ha facilitato però anche la proposta nella sua dimensione on line, consentendo una presenza a video di persone che desse l’idea di una chiacchierata.