“Piccolo Principe”: un centro a misura di ragazzo

Tutti noi sappiamo quanto, negli anni dell’adolescenza, sia quanto mai importante seguire i ragazzi, dar loro delle basi e dei luoghi di ritrovo “sani”, per non farli cadere in compagnie e pericoli che, nel breve o lungo termine, potrebbero essere oltre che dannosi, anche rischiosi.Nel corso del viaggio in Armenia accanto a FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici e Conferenza Episcopale Italiana – 8xmille, abbiamo visitato un luogo speciale, non solo per l’allegria che lo pervade, ma anche e soprattutto per la finalità con le quali è sorto.Il Centro sociale per bambini “Piccolo Principe”, questo il suo nome, si trova nella piccola cittadina di Artashat, a circa 30 chilometri dalla capitale Yerevan. Il centro, che si sviluppa in orario pomeridiano come doposcuola, accoglie più di 40 bambini e ragazzi dai 10 (ma alcuni sono anche più piccoli) ai 17 anni. “Provengono tutti da situazioni particolari – ha raccontato il vescovo di Yerevan, Raphaël François Minassian – con famiglie in difficoltà perché senza lavoro, ma anche figli di brutte separazioni, o ancora orfani, bambini affidati ai nonni perché i genitori sono lontani, altri hanno alle spalle storie di disagio mentale. Qui gli si offre la possibilità di essere bambini e ragazzi come tutti gli altri, di stare insieme, di sviluppare i propri talenti, di giocare e ridere”.Al “Piccolo Principe” – centro sociale realizzato da Caritas Armenia e sostenuto dai fondi 8xmille della CEI – i ragazzi trovano attività che si distinguono da quelle del mondo scolastico: qui infatti possono praticare sport – ci hanno dato un’energica dimostrazione di karate -, la danza e il canto o ancora gli scacchi, la pittura e il disegno, la musica. Qui imparano anche l’arte del cucito e della cucina; non mancano infine momenti di gioco e relax insieme in uno spazio accogliente. Già alla vista infatti il “Piccolo Principe” scalda il cuore: le stanze sono tutte dipinte con colori sgargianti, dal soffitto della sala d’ingresso scendono delle decorazioni realizzate dai giovani utenti e alle pareti sfilano decine e decine di disegni.”Qui accogliamo ragazzi fino ai 17 anni – ha aggiunto Minassian – innanzitutto perché nel nostro Paese l’obbligo scolastico arriva a quell’età, ma soprattutto perché il nostro obiettivo è dare loro un futuro, fargli scoprire qui i propri talenti, le proprie capacità, non lasciandoli soli e insegnando loro il valore della laboriosità. Inoltre si ha la possibilità di formarli come educatori, trasmettendo a quelli più piccoli ciò che loro stessi qui hanno appreso”.Da qualche tempo inoltre sta prendendo vita un progetto – collegato al Centro “Piccolo Principe” – rivolto ai genitori dei bambini che frequentano il doposcuola. Tra le cose più belle del “Piccolo Principe”, ci sono poi i sorrisi di questi bambini e ragazzi: emozionati per un applauso dopo la loro performance, contenti di vederci entusiasti delle loro attività, felici di avere degli ospiti. Sorrisi che si formano con la bocca e con gli occhi. Sorrisi che, con il cuore, gli auguriamo di avere sempre stampati sul viso.