Pellegrini nella Terra di Gesù

Dal 21 al 28 agosto si è svolto il pellegrinaggio di un gruppo di fedeli prevalentemente delle parrocchie di Gorizia, accompagnati da don Francesco Fragiacomo e don Nicola Ban. La guida locale Ornat, ebrea con la famiglia con radici in Italia, ha guidato con competenza, gentilezza ed entusiasmo il gruppo nella geografia e nella storia di Israele. L’itinerario ha permesso ai partecipanti di ripercorrere la storia della salvezza nelle sue tappe principali. In ogni luogo è stata letta la Parola di Dio condensata nella Scrittura, ma anche la Parola di Dio scritta nella geografia della Terra Santa. Si è partiti dal deserto del Neghev con le visite a Bersheeva, Arad, Ein Avdat, Mitzpe Ramon dove le guide sono state Abramo e Mosè. Ad Ein Geddi è stata data attenzione al Cantico dei Cantici e alla storia di Davide. Nei primi giorni anche le celebrazioni dell’eucarestia si sono svolte sullo sfondo suggestivo dei tramonti desertici caratterizzati da soffi di vento che hanno accompagnato e accarezzato i cuori dei pellegrini nella preghiera. A Betlemme è stato contemplato il mistero dell’Incarnazione nel campo dei Pastori e nella restaurata Basilica della Natività. Un momento toccante per molti è stato l’invito personalizzato a vivere il proprio battesimo con più intensità vissuto sul fiume Giordano nella depressione del Mar Morto, lì dove Giovanni Battista aveva battezzato Gesù. In Galilea una giornata è stata dedicata ai luoghi del ministero pubblico di Gesù: Cafarnao, dove è statao letta la “giornata tipo” di Gesù, come raccontata nel vangelo secondo Marco, il monte delle Beatitudini, il sito del primato di Pietro, Tabga, l’”eremos topos”, posto alto e solitario dove Gesù si ritirava, e poi ancora le rive e la navigazione sul lago Tiberiade. A Nazareth è stata ascoltata la testimonianza di Violette Khoury, cristiana araba israeliana, che con il racconto della sua storia ha fatto comprendere meglio la complessità della tensione che anima le relazioni tra le varie popolazioni che abitano la Terra Santa oggi. Questo incontro, insieme alla presentazione dell’opera del Caritas Baby Hospital a Betlemme, ha permesso di conoscere la concretezza della vita nella Palestina oggi. La visita a Nazareth con il suo santuario sulla casa di Maria ha permesso di meditare ancora sull’incarnazione e sulla scelta di Dio di condividere la nostra quotidianità. Salendo sul monte Tabor si è respirata l’aria della trasfigurazione e si è potuto godere la dolcezza del panorama della Galilea. Nuovamente in Giudea gli ultimi giorni sono stati dedicati alla vicenda pasquale di Gesù concentrata a Gerusalemme: i santuari del monte degli Ulivi, la messa nella grotta dell’arresto, la paura nel Getsemani, la chiesa di S. Anna, il quartiere ebraico, il cenacolo e il luogo del rinnegamento di Pietro, la via Dolorosa percorsa in modo orante con la preghiera della Via Crucis, fino ad arrivare al S. Sepolcro. L’ultima tappa è stata ad Emmaus-Nicopolis dove è stata celebrata l’eucarestia finale. Andare in Terra Santa permette di leggere la Parola di Dio in 3D, dando concretezza al Vangelo, che viene percepito davvero come una buona notizia per sé. Andare in Terra Santa è anche una forma molto concreta di aiuto ai cristiani che da sempre abitano quella terra e custodiscono i luoghi della memoria di Gesù. Queste alcune voci dei pellegrini.

Simone: “È un’esperienza che mi ha arricchito: entrare in contatto con culture diverse, modi di vivere differente, mi ha aperto lo sguardo. È stato anche il primo viaggio di gruppo che facevo e mi sono trovato bene con tutti. Ho appreso non solo dai luoghi che ho visitato ma anche dalle persone con cui sono stato. Mi è piaciuta molto la camminata nel deserto… Ma un momento molto importante è stato vedere due bambini che giocavano a calcio sulla piazza a Gerusalemme; quando la palla è arrivata da me mi hanno invitato a vedere il loro negozio di famiglia: mi ha colpito la responsabilità verso la propria famiglia che hanno dimostrato. Ho poi comperato qualcosa e sono felice di averli fatti felici”.

Daniela e Fabio: “Leggere la Parola di Dio nei luoghi dove si svolgono i fatti raccontati aggiunge qualcosa al nostro modo di leggere la Scrittura. Da ora in poi ogni volta che sentiremo il Vangelo ripenseremo i posti. Sentire dove Gesù ha imparato ad affidarsi e a donarsi sicuramente ha arricchito la nostra fede. Nelle riflessioni proposte ci sono stati stimoli per tutti: tutti in qualche momento ci siamo sentiti toccati. Abbiamo vissuto una fede più essenziale che ci invita a curare le relazioni. L’esperienza di gruppo ci fa riscoprire maggiormente i fratelli: ognuno vive la sua storia, porta il suo vissuto e accentua aspetti diversi del pellegrinaggio… ma così è anche la Parola: ogni volta che la leggi scopri qualche lato… anche i luoghi della Terra Santa probabilmente funziona così. Anche le testimonianze (Violette Khoury e Caritas Baby Hospital) ascoltate hanno toccato il cuore: il bene che si riesce a fare in una terra così complicata è molto prezioso. Anche la guida (di origine ebraica) si è aperta con noi e ci ha fatto intuire la vita quotidiana nella terra di Gesù”.

Alessandra: “Mi porto a casa un sacco di emozioni. Ho vissuto dal vivo quello che è la Parola che sento ogni domenica a messa. Ho immaginato Gesù mentre cammina su quel lago, mentre chiama anche me se voglio seguirlo o meno… mi ha fatto vivere dipiù e più concretamente quel momento in cui ha chiamato i suoi discepoli. Mi ha fatto percepire un senso di libertà: siamo liberi di scegliere se seguirlo o meno. Io ho scelto di seguirlo… fino a Gerusalemme, fino al dono di sé. È stato molto toccante nella confusione della città fare la Via Crucis. La risurrezione come segno di speranza per tutti noi è fonte di gioia. È stata una bella esperienza anche perché fatta insieme come gruppo. Da sola non avrei sentito queste emozioni. Ringrazio tutti i compagni di pellegrinaggio per questa prima esperienza di Terra Santa. Adesso vorrei ritornarci per approfondire”.

Leonardo: “Questo pellegrinaggio è stata una bella occasione per riflettere su me stesso alla luce del Vangelo. Mi ha colpito maggiormente il deserto come luogo che porta alla riflessione.”.

Elisabetta e Marco: “È emozionante leggere la Parola nella Terra di Gesù. Alla Via Crucis mi sono sentito molto orientale. Mi sono “riconciliato” con molti luoghi. Mi ha fatto venir voglia di rileggere i Vangeli e l’Antico Testamento. Mi ha fatto riflettere sulle parole delle preghiere che prima dicevo in modo automatico. Ho capito le radici comuni della Terra Santa. Gesù è stato un vero rivoluzionario, contro tutto e contro tutti, senza nessun interesse personale… l’ho sentito molto forte. Il gruppo è stato molto bello: non ci conoscevamo, ma alla fine è come se ci conoscessimo da sempre. La guida è riuscita a comunicare in modo molto coinvolgente”.

Benedetta: “Questo pellegrinaggio mi ha ricordato che ognuno, nel proprio piccolo, può far sentire la propria voce affinché la pace vinca contro la violenza, il debole contro il potente, la bontà contro l’egoismo, il coraggio contro la rassegnazione e l’amore contro l’indifferenza.Sono immensamente grata”.

Paolo ed Elisa: “Mi porto a casa il deserto come luogo di cura, di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Siamo bombardati da tanti stimoli: lì c’è un luogo fisico che ti permette di cogliere il centro. Ho visto che gli scenari che vedeva Lui: le Parole sono strettamente legate ai luoghi… vedere i luoghi mi ha permesso di ascoltare più profondamente. Ad esempio: il valore dell’acqua si capisce quando sei lì… lì capisci quanto sia preziosa. Anche il S. Sepolcro mi ha dato un’emozione incredibile e potente… c’era confusione, ma ha risvegliato tante cose che erano sopite… ora bisogna avere cura della fiamma che si è riaccesa. Non avevo aspettative di carattere “fisico”, di vedere e toccare con mano delle cose per capire che sono vere… ma vivere fuori dal contesto normale il Natale, la Pasqua, astrarli dalla festa tradizionale che ci distrae, mi ha permesso di andare al fulcro dei misteri della vita di Gesù… questo aiuterà a viverli a casa in modo più consapevole. Tutte le esperienze e i luoghi visitati mi riportavano a casa, a come vivere nel quotidiano le intuizioni di questi giorni. Quest’anno facciamo 50 anni… volevamo un ’viaggio dell’anima’: è stato il viaggio che speravamo. Tanto l’ha fatto il gruppo e il modo in cui il pellegrinaggio viene proposto e accompagnato”.

Gabriele: “Mi hanno toccato in particolare il S. Sepolcro e il Campo dei Pastori. Nel S. Sepolcro l’impatto di entrare, sentire gli odori, vedere cristiani di diverse confessioni… mi ha fatto sentire vicino a Dio. Il Campo dei Pastori a Betlemme mi ha colpito per l’ambiente e per il messaggio: è come se ciascuno di noi venisse chiamato a vedere ciò che è accaduto. A volte sono le costruzioni più semplici che lasciano un segno più vivido”.

Domenica: “Ho avvertito che Gerusalemme è una città particolare fisicamente e spiritualmente. Si comprende che c’è qualcosa che attira le diverse religioni a concentrarsi lì. La nostra storia è nata là. Si coglie che le nostre radici sono lì. Rattrista molto vedere i contrasti tra le varie religioni e tra le varie confessioni cristiane”.

Claudia: “Del pellegrinaggio in Terra Santa metto in luce tre aspetti per me preziosi che così sintetizzo:il contatto con un ambiente naturale sorprendente, di una bellezza al dì là di ogni immaginazione, ambiente in cui da subito mi sono sentita inclusa;i momenti di riflessione personale che mi hanno consentito una profonda introspezione, proficua e liberatoria;l’incontro con le tante persone belle con cui ho condiviso il viaggio, dalle quali ho molto da imparare e che sento di dover ringraziare con tutto il cuore”.

Erika: “Dall’immaginario al reale…la terra arida, il mare salato, il lago, gli ulivi, la pietra bianca e le salite assolate, e ancora, i tanti santuari dei segni e la croce della morte tra le vie di Gerusalemme, intrise di ogni odore ma soprattutto di vita, il sepolcro buio e vuoto …e dopo…, lo spiazzante autore della Vita, mi stupisce con la meraviglia del Cielo…queste le tappe del mio pellegrinaggio, semplici tappe di un cammino di confidenza con Dio che non ha un arrivo, anzi, da Gerusalemme si riparte, si apre la porta per entrare nel quotidiano scorgendo il Suo volto negli altri e amando senza misura, fino al dono di sé”.

Chiara: “Il pellegrinaggio, per definizione, è un viaggio in un luogo sacro a scopo votivo, penitenziale o di preghiera. Per me è stato un viaggio alla ricerca di Dio. Un viaggio per chiedere quella fede che riesca a vincere il silenzio di Dio. Come credere che la fede non sia solo suggestione? Eppure, nella mia vita ho bisogno di pregare, ho bisogno di sentire la presenza di Dio, ma da anni avanzo nella nebbia.A differenza di alcuni altri compagni di viaggio, non ho avuto dei momenti di commozione, anche se, in qualche sito come il monte Tabor e il lago di Tiberiade, mi è parso quasi di arrivarci, ma era uno sforzo razionale e non un’esperienza emozionale. Ma, come spesso mi è stato detto, Dio ha i suoi tempi e, allora, mi piace pensare che i semi lanciati in questo viaggio da chi ci ha guidati possano davvero germogliare nel mio cuore”.

Flavio: “Il pellegrinaggio in Terra Santa un’esperienza totalizzante. In pochi giorni, aiutati dalla Scrittura, abbiamo rivissuto gli episodi dell’esistenza terrena di Nostro Signore Gesù nei luoghi in cui sono avvenuti. Sia quelli gioiosi, sia quelli tristi e dolorosi. Dalla nascita a Betlemme al battesimo presso il fiume Giordano; dalla predicazione in Galilea alla salita con la Croce sul Calvario; dalla sua morte alla sua Risurrezione e infine all’apparizione ai due discepoli di Emmaus. Abbiamo avuto modo anche di meditare a pensare alle relazioni con i nostri fratelli in cui Gesù si identifica”.