Omosessualità e unioni civili: la voce del Magistero

Il tema dell’omosessualità è stato oggetto di molte riflessioni e dibattiti all’interno della Chiesa in modo particolare dagli anni ’90 in poi. Non solo con dichiarazioni del Magistero ma anche con eventi di studio e confronto con il mondo delle scienze umane, filosofiche e teologiche.Ricordando che documenti come questo sono il frutto di riflessione e studio in linea con la Scrittura, la Tradizione e la loro attualizzazione, presentiamo in sintesi l’istruzione “Considerazione circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali” della Congregazione per la Dottrina della Fede del 3 giugno 2003, tutt’ora riferimento valido e sicuro e ultimo pronunciamento ufficiale sul tema in oggetto.    Il documento presenta anzitutto la natura e le caratteristiche irrinunciabili del matrimonio, ricordando che “non e? una qualsiasi unione tra persone umane. Esso e? stato fondato dal Creatore, con una sua natura, proprietà essenziali e finalità. Nessuna ideologia può cancellare dallo spirito umano la certezza secondo la quale esiste matrimonio soltanto tra due persone di sesso diverso, che per mezzo della reciproca donazione personale (…) si perfezionano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite”.Per cui, come verrà poi ripreso da Amoris Laetitia al n. 251, “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale”. Gli atti omosessuali, infatti, “precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono essere approvati”. (CCC n. 2357).Certamente, secondo l’insegnamento della Chiesa “gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. (CCC n. 2358). Tali persone sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità (…) poiché “le pratiche omosessuali sono peccati gravemente contrari alla castità”. (CCC n. 2396).  Insegnamento questo in linea con la Sacra Scrittura, la morale di molti scrittori ecclesiastici dei primi secoli e da sempre “unanimemente accettato dalla Tradizione cattolica”.Riguardo alle diverse proposte di Unioni civili, le indicazioni del documento sono chiare: “In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, e? doveroso opporsi in forma chiara e incisiva”. Di questa affermazione si danno argomentazioni razionali di vario tipo. Di ordine relativo alla retta ragione: ogni legislazione non è mai neutra ma ha sempre una portata educativa e culturale. “Le leggi civili infatti “svolgono un ruolo molto importante e talvolta determinante nel promuovere una mentalità e un costume”. (Evangelium vitae n. 90.) Le forme di vita e i modelli in esse espresse non solo configurano esternamente la vita sociale, bensì tendono a modificare nelle nuove generazioni la comprensione e la valutazione dei comportamenti. La legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata perciò a causare l’oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell’istituzione matrimoniale”.Argomentazione di ordine biologico e antropologico: il riconoscimento legale delle relazioni omosessuali di fatto apre la porta alle adozioni o peggio alla pratica del cosiddetto “utero in affitto” (o come elegantemente viene adesso definita: “gestazione altra”). Ma a tale pretesa di genitorialità “manca l’esperienza della maternità? o della paternità?. Inserire dei bambini nelle unioni omosessuali per mezzo dell’adozione significa di fatto fare violenza a questi bambini nel senso che ci si approfitta del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano. Certamente una tale pratica sarebbe gravemente immorale e si porrebbe in aperta contraddizione con il principio, riconosciuto anche dalla Convenzione internazionale dell’ONU sui diritti dei bambini” che sono sempre la parte più debole e vulnerabile. Con che idea di madre cresce un bambino che viene a sapere di essere stato concepito da una donna che ha semplicemente “prestato il suo grembo”, che lui non conoscerà mai e che lo ha fatto a pagamento?Argomentazioni di ordine sociale e giuridico: “La società deve la sua sopravvivenza alla famiglia fondata sul matrimonio” (come anche la nostra Costituzione Italiana afferma all’Art. 29). Riconoscere legalmente le unioni omosessuali porterebbe inevitabilmente, con il tempo, ad una nuova definizione di matrimonio e dei suoi fondamenti quali l’eterosessualità e il compito procreativo ed educativo. Se una coppia omosessuale ha bisogno di una tutela giuridica può benissimo farlo ricorrendo ad una forma legale a livello privato: “In realtà, essi possono sempre ricorrere – come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata – al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse. Costituisce invece una grave ingiustizia sacrificare il bene comune e il retto diritto di famiglia allo scopo di ottenere dei beni che possono e debbono essere garantiti per vie non nocive per la generalità del corpo sociale”.Dopo aver indicato in modo concreto ai politici cattolici il comportamento da adottare nei confronti delle diverse legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali, il documento conclude: “La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società”.